Il 12 luglio il Quirino è stato il primo teatro romano a presentare la nuova stagione per l’anno 2021/2022, con una protagonista d’eccezione: la grande drammaturgia internazionale da Euripide a Molière, passando per Miller e Pirandello, fino alla ricerca contemporanea.
Si dice che la crisi dia luogo a possibilità prima d’ora insperate, un vuoto infernale in cui la normalità è ridotta e minacciata. Ma è bene ricordare che, affinché possa esserci speranza, si deve varcare la soglia del proprio oblio individuale e collettivo a testa alta. La consapevolezza e la cruda verità di ciò che la crisi ha lasciato dietro di sé, ci rende oggi timorosi e incapaci di vivere e sviluppare fino in fondo la progettualità.
Che si tratti del Quirino o di piccole sale, la sfera dell’intrattenimento minaccia fin troppo spesso di oscurare la serietà del risvolto sociale e finanziario, che contraddistingue il lavoro dei teatri. Indubbiamente, Gleijeses e Coppolino tengono molto a sottolineare questo aspetto, che è più volte ribadito durante la conferenza stampa. Al centro del discorso inaugurale, oltre alla gioia per la riapertura, stanno priorità di tipo economico ed etico, in cui non mancano gli attacchi frontali, in materia di antitrust, a uno dei maggiori competitors del Quirino, ovvero il Teatro Eliseo.
Lo slogan scelto per la stagione 2021/2022, in occasione del travagliato 150esimo anniversario – su cui Solfrizzi, in uno dei suoi interventi, non manca di ironizzare – dalla fondazione dello storico teatro romano, è “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.
Un messaggio interessante non semplicemente per l’evidente rimando alla situazione pandemica e di fermo subita dal teatro italiano, ma soprattutto per il richiamo alla struttura interna del poema dantesco. La nostra capacità di programmazione è oggi, in ogni ambito, minacciata dalla paura di un ulteriore ribaltamento della situazione, che oggi parrebbe proiettata verso una ripresa.
Nella scelta di pianificare una stagione teatrale divisa in due momenti, ovvero con un Prologo previsto fino alla fine di ottobre e una stagione vera e propria, che si svolgerà dal 2 novembre fino alla metà di maggio del prossimo anno, c’è realismo pratico. E, nondimeno, si sente l’urgenza di rischiare, di compiere un tentativo che, dantescamente, si proietti potentemente in direzione del futuro, ma accogliendo su di sé, allo stesso tempo, tutta la gravosità, tutto l’orrore a cui abbiamo assistito. La poesia di Dante è una parabola di unione dei corpi e delle sorti, che difficilmente lascia impuniti e che, nella drammaticità del presente, rende effettivo il ruolo sociale del teatro, di un ritorno alla ribalta della cultura, in questo mare sconfinato di relativismo.
Veniamo, dunque, alla presentazione della primissima parte della stagione, ovvero il Prologo, inaugurato da una collaborazione straordinaria e ispirata a uno dei testi più conosciuti ed emblematici della letteratura occidentale, ovvero “UNA GIORNATA QUALUNQUE DEL DANZATORE GREGORIO SAMSA”, regia e drammaturgia di Eugenio Barba, Lorenzo Gleijeses e Julia Varley, con Lorenzo Gleijeses, in scena dal 24 settembre al 3 ottobre.
A seguire dal 5 al 10 ottobre, “TUTTO SUA MADRE” con Gianluca Ferrato, regia di Roberto Piana, tratto da “Les garçons et Guillaume, à table!” di Guillaume Gallienne, noto attore e regista della Comédie Française, che racconta in questa comica autobiografica dei paradossali fraintendimenti sulle sue preferenze sessuali e del complesso rapporto con la madre.
Protagonisti di “LETIZIA VA ALLA GUERRA. La suora, la sposa e la puttana” di Agnese Fallongo, ideazione e regia Adriano Evangelisti, sono la stessa Fallongo e Tiziano Caputo, in un susseguirsi tragicomico di personaggi coraggiosi e impunemente votati all’amore, in scena il 12-13-14 ottobre.
A seguire, il 15-16-17 ottobre “Un’opera-concerto, discreta e innamorata, dedicata a una delle più grandi emozioni del Novecento: Diego Armando Maradona” con Claudio di Palma e Danilo Rea (al pianoforte) in “MARADONA IN CONCERTO”. Il 19-20-21 ottobre un altro spettacolo dedicato all’emozione suscitata dallo sport, con toni ora più esistenziali e stranianti, in cui il pubblico è colpito (più o meno metaforicamente) dal tennista Max, interpretato da Paolo Valerio in “IL MURO TRASPARENTE. Delirio di un tennista sentimentale” a cura di Monica Codena, Marco Ongaro e Paolo Valerio.
Il 22 e 23 ottobre vediamo Lucia Poli in “LA PIANESSA. Omaggio ad Alberto Savinio”, con l’accompagnamento al piano di Marco Scolastra, tra cuccioli di pianoforte, il profilo biografico di una tra le danzatrici più celebri di sempre e, naturalmente, le creazioni eclettiche del fratello di Giorgio de Chirico.
A conclusione di questo prologo, il 24 e 25 ottobre “COPPIE E DOPPI” traduzione, adattamento e regia di Anna Galiena e dal 28 al 31 ottobre Laura Marinino e Stefano Santospago in “LA DIVINA SARAH”, da Memoir di John Murrel, testo di Eric-Emmanuel Schmitt, per la regia di Daniele Salvo.
La Stagione ufficiale avrà inizio dal 2 al 14 novembre con un testo intrigante e sui generis dall’omonimo romanzo di Jean Teulé “LE LEGGI DELLA GRAVITÀ” con Gabriele Lavia, Federica di Martino ed Enrico Torzillo , in cui il regista Lavia ci invita a riflettere sul peso di quelle azioni che nella vita, come la gravità, risultano ineludibili, in cui “L’uomo cade nella vita”, perdendosi nei suoi stessi fallimenti, ma prendendo coscienza di quanto essi siano, nonostante tutto, vitali.
Dal 16 al 21 novembre “IL TARTUFO” adattamento e regia di Roberto Valerio. Protagonisti di questo primo appuntamento con Molière sono Elisabetta Piccolomini, Roberto Valerio, Vanessa Gravina, Luca Tanganelli, Paola De Crescenzo, Massimo Grigò, Roberta Rosignoli, Giuseppe Cederna e Massimo Grigò.
A seguire dal 23 al 5 novembre un esempio di drammaturgia contemporanea legato al genere, ormai tradizionale, del giallo, scritto, diretto e interpretato da Carlo Buccirosso e dal titolo esplicativo “COLPO DI SCENA” con Gino Monteleone, Gennaro Silvestro, Peppe Miale, Monica Assante di Tatisso, Elvira Zingone, Fiorella Zullo, Giordano Bassetti, Matteo Tugnoli.
Dal 14 al 19 dicembre il Quirino ospita anche l’operetta con “LA VEDOVA ALLEGRA” di Franz Lehar, regia e con Umberto Scida dal 14 al 19 dicembre, per poi ospitare durante il periodo natalizio il suo secondo appuntamento con Molière, che vede protagonista Emilio Solfrizzi, insieme a Rosario Coppolino e Antonella Piccolo, de “IL MALATO IMMAGINARIO” dal 21 dicembre al 9 gennaio, regia di Guglielmo Ferro.
Un altro classico intramontabile, questa volta tratto dalla letteratura russa, vede protagonista Enrico Guarnieri, dal 11 al 16 gennaio, ne “L’ISPETTORE GENERALE” di Nikolaj Vasil’evič Gogol’. Mentre dal 18 al 23 gennaio saranno in scena per la regia di Andrea Chiodi, le “TROIANE” di Euripide, la tragedia che più di tutte, forse, ci instrada nel pensiero greco, nel suo profondo senso identitario e nell’ineluttabilità del fato, non senza richiami al nostro presente, in questo adattamento di Angela Demattè, con Elisabetta Pozzi, Graziano Piazza, Federica Fracassi, Alessia Spinelli.
“UNO, NESSUNO, CENTOMILA” di Luigi Pirandello sarà in scena dal 25 al 30 gennaio con Pippo Pittavina, Marianella Bargilli, Rosario Minardi, Maria Opinato e Gianpaolo Romania, con la regia di Antonello Capodici. Mentre ritorna, a quasi due anni dalla chiusura dei teatri, “UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO” di Tennessee Williams, dal 1 al 6 febbraio, regia e scene di Pier Luigi Pizzi, con Mariangela D’Abbraccio, Daniele Pecci, Angela Ciaburri, Stefano Scandaletti, Erika Puddu, Massimo Odierna, Giorgio Sales, Francesco Tavassi, Stefania Bassino.
Dal 8 al 20 febbraio un omaggio a Turi Ferro nel centenario della nascita con “SERVO DI SCENA” di Ronald Harwood con Geppy Gleijeses, Maurizio Micheli, Lucia Poli, Roberta Lucca, Elisabetta Mirra, Agostino Pannone, regia di Guglielmo Ferro. Ci spostiamo oltreoceano con l’intramontabile “MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE” di Arthur Miller con Alessandro Haber, Alvia Reale, Michele Venitucci, Fabio Mascagni e la partecipazione di Duccio Camerini, regia Leo Muscato, in scena dal 22 febbraio al 6 marzo.
Ancora per la regia di Guglielmo Ferro un allestimento impressionante, con un cast di quasi venti attori, che mette in scena uno dei simboli per eccellenza del verismo, in cui “Verga punta a violare ogni speranza di emancipazione dei suoi personaggi, ovvero “MALAVOGLIA”, con protagonista Enrico Guarnieri, in scena dal 8 al 13 marzo.
A seguire torna in scena dal 15 al 27 marzo il“Cavallo di battaglia della Ditta Dorelli, Quattrini, Guida, dopo 30 anni dalla prima rappresentazione del 1986”, “SE DEVI DIRE UNA BUGIA DILLA GROSSA” di Ray Cooney, con Antonio Catania, Gianluca Ramazzotti e Paolo Quattrini.
Operazione interessante quella di Leo Gullotta, che ispirandosi al racconto di Herman Melville, insieme all’autore Francesco Niccolini e con la regia di Emanuele Gamba, porta in scena dal 29 marzo al 3 aprile “BARTLEBY LO SCRIVANO”. A seguire, dal 5 al 10 aprile, un altro testo di Niccolini, scritto a quattro mani con Marco Paolini, quest’ultimo in scena al fianco di Saba Anglana e Lorenzo Monguzzi in “ULISSE Filò”, una riscrittura in chiave contemporanea e una demitizzazione del poema classico, in cui a emergere è il lato più oscuro e carnale dell’eroe greco.
Il Quirino ci offre una pasqua d’eccezione, a tratti kafkiana, riportando in scena un testo “di strabiliante attualità”come “PROCESSO A GESÙ” di Daniele Fabbri, dal 12 al 17 aprile, con un cast e un allestimento imponenti, per la regia di Geppy Gleijeses e con, tra gli altri, Paolo Bonacelli, Marilù Prati, Marco Cavalcoli e Daniela Giovanetti.
A seguire un altro testo incentrato sull’attualità, “LA CLASSE” di Vincenzo Manna, che trae anch’esso spunto dalle tematiche interne all’Olocausto, per riflettere sul ruolo straordinariamente salvifico degli educatori, anche nei contesti sociali apparentemente più drammatici. La regia è di Giuseppe Marini con Claudio Casadio, Andrea Paolotti, Carmine Fabbricatore, Edoardo Frullini, Valentina Carli, Andrea Monno, Cecilia d’Amico, Giulia Paoletti, in scena dal 19 al 24 aprile.
In conclusione, dal 26 aprile al 1 maggio, Mario Incudine sarà “MIMÌ DA SUD A SUD”, un viaggio “sulle note di Domenico Modugno”, regia di Moni Ovadia e Giuseppe Cutino e “BUONI DA MORIRE”, in cui Emilio Solfrizzi debutta da regista dal 3 al 15 maggio, accompagnato da un cast d’eccezione che vede protagonisti Debora Caprioglio, Pino Quartullo e Gianluca Ramazzotti, il testo è di Gianni Clementi.