Quest’anno, di consueto per celebrare il 1° maggio, non solo come giorno di festa ma anche come occasione di riflessione sul lavoro e gli obiettivi da maturare il prima possibile, è andato in onda il concertone, in diretta su Rai 3 dalla cavea dell’Auditorium Parco della Musica. A presentarlo Ambra Angiolini e Stefano Fresi, con la partecipazione di Lillo Petrolo.
La musica, ovviamente al centro dell’evento, si è riconfermata un potentissimo veicolo per trasmettere quei messaggi di speranza volti a restituire concrete tutele a coloro che da tempo si ritrovano a fare i conti con una realtà disagevole.
Durante la prima parte del concerto si sono alternate sugli schermi televisivi alcune cifre sulle questioni attuali più rilevanti. Numeri che non possono continuare a riproporsi, ma che vanno indagati per far sì che assumano un valore equo.
Di grande impatto significativo è stata la performance di due gruppi salentini, i Sud Sound System, complesso raggamuffin / dancehall reggae, e gli Après La Classe, band dalle sonorità ska-punk. Insieme hanno cantato “Infiniti lamenti” e “Casa mia”, pezzi nati dalle amare opportunità che la loro terra d’appartenenza offre permettendo di coltivare dei sogni che con alte probabilità si realizzeranno altrove. L’intento dell’esibizione, registrata davanti ai cancelli dell’ex Ilva di Taranto, era quello di portare alla luce la crisi legata allo spegnimento dell’area a caldo, che va avanti dal 2012. Una grave situazione che rappresenta un grosso rischio per la salute di circa 10.000 persone e di oltre 5.000 lavoratori dell’indotto.
Successivamente si è dato spazio alla condizione lavorativa delle donne che ancora non si concilia con la parità di genere. Il tasso di occupazione femminile è sceso al 47,5%; 444 mila licenziamenti effettuati dall’inizio del lockdown il 71% le riguarda. A riscattarne le ambizioni più ardite è stata Margherita Vicario che, assieme all’orchestra multietnica di Arezzo, in collegamento dal teatro Petrarca, ha trasformato la sua canzone ABAUE’ in un inno corale, accompagnandola al canto arabo Telaat Ya Mahla Nourha, “Il sole sorge”. I brani eseguiti all’unisono hanno scavalcato momentaneamente la barriera inerte di circostanze retrograde poco egualitarie che troppo spesso caratterizza la nostra realtà. L’artista, subito dopo, ha restituito il coraggio necessario per contribuire al raggiungimento di cambiamenti decisivi, evitando di perdere gli stimoli ma anzi ricercandone di nuovi anche attraverso le storie di brillanti personalità del passato. Per farlo ha ricordato la scienziata Polacca Marie Curie, colei che rese pubblici, gratuitamente, i frutti della sua ricerca.
Nella seconda parte si è continuato con altri preoccupanti interrogativi relativi ai lavoratori del mondo dello spettacolo, frenati nella produttività creativa da labili prospettive dovute ai mancati aiuti finanziari. Per dare voce a tutti coloro che lavorano dietro le quinte senza essere visti, ma non di conseguenza invisibili, gli attori Vinicio Marchioni e Giacomo Ferrara hanno recitato un dialogo molto suggestivo. Quest’ultimo si è immedesimato nel suo sé del passato, chiedendosi cosa stesse succedendo nel presente. Se a oggi gli artisti sembrano far fatica a raggiungere una stabilità economica, vale ancora la pena continuare a sognare di vivere “d’arte”? L’altro, che lo impersona nel futuro, l’odierno 2021, gli confessa: Sì, l’inavvertibile limbo fra la precarietà e la disoccupazione non limiterà l’arricchimento del nostro incommensurabile patrimonio culturale.
Fra le seguenti ospitate musicali si sono susseguiti: Fabrizio Moro con “Libero”, il cui ritornello è sacrosanto, soprattutto se ascoltato in un contesto mosso da interessi collettivi come questo. Antonello Venditti e il suo omaggio a Enrico Berlinguer davanti a una Piazza San Giovanni semivuota causa pandemia. Edoardo Bennato ela classica “Capitan Uncino”. Gianna Nannini e la fisarmonica francese di Claudio Capéo, che hanno interpretato sotto vesti nuove ”Nel blu dipinto di blu” e “Ciao bella mia”. Colapesce e Dimartino reduci dal successo sanremese “Musica leggerissima”. Noemi, che salita sul palco dopo un lungo periodo lontana dai live, attraverso la sua carica coinvolgente, ha mostrato un’energia inarrestabile nonostante l’assenza di un numeroso pubblico, filo conduttore di emozioni che, in quanto tali, si apprestano a essere condivise.
Il momento più discusso della serata, lecito data l’importanza civile dei temi tirati in ballo, è stato l’acceso appello di Fedez a sostegno della legge Zan sull’omotransfobia: decreto volto a eliminare ogni forma di discriminazione che sfocia in violenza fisica o verbale. Egli si è esposto in modo giustamente amareggiato e volutamente diretto, elencando nomi e cognomi di deputati che in precedenza si sono pronunciati con frasi agghiaccianti che, al di là di quello che può essere l’orientamento politico di ognuno, non fanno certo onore alla Costituzione, fondata sull’uguaglianza e la libertà, valori che non possono diventare un privilegio soltanto di alcuni.