“DIAMOCI DEL TU” al Teatro Roma: la recensione

 di Andrea Cavazzini

David Killbride è un ricco romanziere di grande successo, uno scrittore di thriller diventati dei film. Lucy Hopperstaad di origini norvegesi è la di lui governante da 28 anni con un segreto che ha paura di ammettere.

Mentre Lucy si prepara a terminare il suo turno, David la invita a restare a bere qualcosa, incuriosito dalla donna che si è occupata della sua casa in tutti questi anni, perché si rende conto di non sapere assolutamente nulla di questa donna, nemmeno il suo nome. Lei al contrario, conosce tutti i dettagli della sua vita, le sue tre mogli, lo stato in cui versa il libro al quale David sta lavorando. Dopotutto lei riordina quotidianamente la sua scrivania dove fa sempre bella mostra una bottiglia di wisky.

Disgustato dalla sua stessa superficialità David propone di abbandonare la proprietà “padrone-servitore“per alcune ore e di iniziare finalmente a conoscersi. La signorina Hopperstaad è estremamente riluttante, mentre Kilbride insiste. Con l’aiuto di qualche bicchiere (di troppo), le loro lunghe vite personali – e i loro sentimenti – iniziano a emergere e nel bene e nel male i segreti si rivelano. ll dialogo scorre veloce, divertente, le emozioni sono palpabili e il pubblico si ritrova a preoccuparsi di queste due anime che emergono da dietro il muro trasparente della loro esistenza condivisa.

Man mano che veniamo attratti dalle loro storie, tutto il resto svanisce. I titoli dei giornali, la stranezza iniziale di trovarsi in questo grande teatro con così poche persone a causa del distanziamento, tutto scivola via mentre veniamo assorbiti dal mondo che si sta svolgendo davanti a noi.

Sotto la patina di questa divertente commedia c’è un grande pathos, un desiderio di connessione, riconciliazione e accettazione che diventano temi forti, mentre l’estate della mezza età lascia il posto all’autunno degli anni della pensione.

Apparentemente freddo, ignaro ed egoista, David forse come molti uomini della sua generazione, è un fiume di sentimenti più profondo di quanto non appaia.  “Abbiamo tutti bisogno di raccontare la nostra storia a qualcuno quando sentiamo che stiamo per andarcene”. Seppur egocentrico e pomposo, il David di Pietro Longhi che riesce a ben tratteggiare, prende gradualmente consapevolezza come un uomo che emerge da un sonno estremamente profondo.

Gaia De Laurentiis è particolarmente efficace quando esprime l’esasperazione del suo personaggio, facendo esplodere tutta la sua frustrazione di fronte all’ottusità di  Killbride; sembra disegnare intere linee con entrambi i piedi sollevati dal pavimento. La sua presentazione spigolosa è esilarante e contrasta magnificamente con il lento risveglio che Longhi porta sul palco. “Sono soltanto sincera, signore. La paura di essere licenziata non può certo impedirmi di dire la verità.  Suppongo che se lei avesse voluto come governante una ragazza pon-pon, lei mi avrebbe già da tempo buttata fuori a calci in culo!”

Il successo di questa commedia affonda le sue radici su tre elementi: una sceneggiatura eccezionale, un senso del tempismo acutamente sviluppato e una chimica naturale tra i due attori.

La capacità di Norm Foster di integrare sentimenti autentici e fragilità umana in questa commedia intima, coinvolgente, dai dialoghi arguti, affidata ad attori che riescono ad imprimere tempi comici da garantire vivacità alle loro schermaglie, come per esempio alcune efficaci ripetizioni quando David rammenta continuamente a Lucy i suoi 97 mila dollari di stipendio annui, è qualcosa di cui abbiamo disperatamente bisogno dopo il buio in cui il teatro ha versato in più di un anno.  In conclusione una commedia intelligente dove le espressioni vengono esplorate e “Morto prematuramente” si trasforma in una discussione sul “morire nei tempi previsti” e “l’ho visto con i miei occhi” … beh, quali altri occhi avresti?“, senza trascurare alcune questioni filosofiche che sorgono come:”Chi sarà al tuo fianco quando morirai?”. Una storia con personaggi reali, comuni, come quelli seduti in platea, che potrebbero ritrovarsi sul palco e che ben si presta  ad una lettura teatrale con poca azione e dove la maggior parte del focus rimane sulla pungente conversazione tra David e Lucy.

Al Teatro Roma fino a mercoledì 12 maggio.

Traduzione: Danilo Rana – Adattamento: Pieno Tierno – Aiuto Regia: Augusto Casella

Regia: Enrico Maria Lamanna

Musiche originali: Elisabetta Viola – Tecnico Luci Carlo Di Fabio – Voce del padre: Augusto Casella

Fotografia: Laura Sabatino – Grafica: Mauro Calderone

Una produzione CENTRO TEATRALE ARTIGIANO