“Kyo” di Andrea Tomaselli: recensione del lungometraggio disponibile su Amazon Prime Video.

 di Miriam Bocchino

 

È disponibile su Amazon Prime Video il lungometraggio di fantascienza “Kyo”, scritto e diretto da Andrea Tomaselli, prodotto da Murcha Film e distribuito da Direct to Digital.

Alle 8.41 del 12 gennaio 2014 sopra il cielo di Copenaghen il sole manifesta per la prima volta il fenomeno dell’irradiazione luminosa, che in seguito verrà denominato D.U.A.L. L’origine dell’evento è sconosciuta ma chiunque si esponga alla sua luce diretta cade in uno stato di depressione che successivamente conduce al suicidio. In soli 5 anni si sono tolti la vita 51,8 milioni di persone, senza alcuna differenza di età e genere.

Il film narra un mondo alla deriva in cui l’evento traumatico è semplicemente la manifestazione dell’oblio umano. L’indifferenza e l’amoralità hanno reso le persone, apparentemente, prive di sentimenti. Il protagonista stesso è un uomo che sopravvive attraverso lo sciacallaggio: segue infatti gli irradiati per settimane finché, al loro suicidio, ruba loro ogni effetto personale.

La sceneggiatura originale unita a una fotografia “al neon” racconta una storia di fantascienza che tuttavia, soprattutto in questo periodo storico, provoca sgomento e un leggero timore.

Kyo è un’opera sperimentale ma specialmente un film sulle persone e sulla loro necessità di rimanere “umane”, pur se la loro umanità è celata dall’indifferenza.

Il protagonista della storia (Gianmaria Martini) è un uomo che, inizialmente, riesce ad assistere inerme non solo al suicidio altrui ma anche alle urla di una bambina che invoca l’aiuto della madre.

Appare totalmente assuefatto all’inerzia e alla violenza ma successivamente lo spettatore si interroga: i sensi di colpa sono vivi anche quando non sono immediatamente manifesti?

“Alcune cose le sappiamo in luoghi così profondi del nostro essere che non ne siamo consapevoli”.

Quando Kyo, questo il nome che verrà dato al protagonista dopo la morte e la successiva rinascita come Rivelatore, scoprirà che il suo compito è quello di salvare gli esseri umani, tenterà ogni azione per sottrarre alla morte Sara (Liliana Benini), la bambina che invocava aiuto nel parcheggio e che lui si è limitato a filmare con il telefonino. Salvarsi, tuttavia, è possibile solo se lo si vuole realmente.

Aiutare Sara diverrà per Kyo un’ossessione che lo condurrà all’estremo sacrificio. Un’immolazione necessaria per riscoprire la propria umanità?

La luce è il problema o lo svelamento?

“Io sono una cosa venduta per vivere ma una cosa non può vivere.”

Kyo, tra atmosfere mistiche e ambigue, narra una storia in grado di riflettere la paura più profonda di ogni essere umano: non avere più tempo per ricucire gli strappi e gli errori.