La città’ di Berlino, capitale di una Germania che non dimentica i suoi popolarissimi film, a quindici anni dalla scomparsa gli dedica un museo con tante foto inedite, le locandine storiche dei suoi film più famosi, i costumi di scena, perfino la famosa Dune buggy rossa con cappottina “gialla” e una Ford Escort MK 1 restaurata, usata nel film “…altrimenti ci arrabbiamo!”.
QUARTA PARETE accende i riflettori su Bud Spencer a quasi cinque anni dalla sua scomparsa, centoventicinque chili per centonovantadue centimetri di simpatia napoletana, sensibilità musicale, condita sullo schermo da un tornado di cazzotti, pseudonimo nel cinema da box office dei suoi film di Carlo Pedersoli, campione mondiale dei cento metri stile libero, primo italiano ad infrangere la barriera del minuto netto con il tempo di 59.05 stabilito a Vienna nel 1950.
Fisico massiccio e imponente, il suo esordio nel cinema avvenne nel 1950 con il film di Camillo Mastrocinque “Quel fantasma di mio marito”, proprio nel ruolo di un nuotatore che salva la vita ad una bagnante in difficoltà. Ma il successo mondiale arrivò dopo le Olimpiadi di Melbourne e dopo aver conquistato il brevetto di pilota e portato al trionfo l’Alfa Romeo nella Caracas-Maracaibo; così’ durante le Olimpiadi di Roma nel 1960, sposa Maria Amato figlia del famoso produttore cinematografico de “La Dolce Vita”, Peppino Amato e Pedersoli, l’atleta che dava del tu alle piscine, si affermava anche come attore in coppia con Terence Hill, pseudonimo di Mario Girotti, ancorché compositore di canzoni portate al successo da Mina e Nico Fidenco. Il primo film che sbancò i botteghini fu “Dio perdona …io no!”. La coppia Bud Spencer e Terence Hill seppe conquistare sullo schermo non solo il successo ma i mercati internazionali. In Giappone ancora oggi sono così popolari che una sera a Tokyo per la settimana del cinema italiano, in un noto ristorante in omaggio ai nostri eroi si serviva solo vino italiano prodotto da Italo Zingarelli, il produttore dei film della premiata ditta Spencer-Hill.
Film indimenticabili come “I quattro dell’Ave Maria” di Giuseppe Colizzi, ”Got Mit Uns (Dio è con noi) diretto da Giuliano Montaldo, ”Lo chiamavano Trinità ”, “..continuavano a chiamarlo Trinità” e ”Anche gli angeli mangiano fagioli” tutti diretti da E. B. Clucher (il “nostrano” Enzo Barboni), ”…altrimenti ci arrabbiamo!” con la regia di Marcello Fondato, “Piedone lo Sbirro” e ”Piedone ad Hong Kong” diretti da Steno, fino all’affermazione di Bud Spencer alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2000 con “Cantando dietro i paraventi” diretto da Ermanno Olmi.
L’ultima volta che andai ad intervistarlo a casa sua a Roma per uno speciale televisivo a lui dedicato dal Tg1 della Rai, mi stupì con i ricordi e le avventure dei suoi viaggi, come pilota di aerei grandi e piccoli ancorché elicotteri e macchine da corsa. E poi i film miliardari, l’amicizia con Terence Hill e soprattutto il suo rapporto con la musica che da buon napoletano non aveva mai abbandonato, facendomi ascoltare le registrazioni ancora inedite cantate da lui, gigante buono di storie ed avventure per lo schermo diventate cult; melodie, cantate in napoletano, dedicate alla vita, all’amore ai sentimenti.
”Non temo la morte” diceva “, dalla vita non ne esci vivo: “Futtatenne”, come dice una di queste melodie, ovvero fregatene e ridici su. Rendendogli l’ultimo saluto, il Ministro della Giustizia tedesco, suo amico che venne a Roma per i funerali disse: ”Pugno duro, cuore grande, un eroe della mia infanzia, eternamente riconoscente, riposa in pace Carlo Pedersoli, Bud Spencer”
”Gli eroi buoni sullo schermo non muoiono mai”, lo diceva un’immortale come Totò’.