Una strofa di una famosa canzone dell’amatissimo gruppo musicale i Pooh dice: “chi fermerà la musica?”. Coniando questa frase nella realtà teatrale e supponendo una risposta, senza dubbio potrebbe essere: non di certo Marco Andreoli, che con il testo dello spettacolo “La consuetudine frastagliata dell’averti accanto”ha portato in scena in live streaming Daniele Pilli, talentuoso attore della provincia di Catania, e Claudia Vismara, attrice milanese che si sveste dalla divisa di Caterina Rispoli della serie tv Rocco Schiavone, per vestire i panni di compagna di vita (e nella vita) del protagonista maschile.
Il testo si ispira alle teorie del fisico americano Hugh Everett, nelle quali si sostiene la veridicità delle dimensioni parallele. Claudia Vismara, regista insieme a Daniele Pilli, ha messo in scena una coppia e le varie sfaccettature che fanno parte della loro realtà; l’apparente amore diventato abitudine, quell’abitudine che si ostina a primeggiare sui sentimenti e sull’amor proprio, la convivenza che diventa sopravvivenza.
La scenografia, tra il minimalismo pucciniano e il contemporaneo pinteriano, consente allo spettatore di seguire una narrazione che gioca con il tempo, intervallata anche dagli eventi di cronaca del televisore che funge da “macchina del tempo”, mettendo alla prova le scelte mai fatte, esaminandole, vivendole, ma senza successo alcuno perché ormai fanno già parte della loro vita.
Lo spettatore è in continua proiezione tra “ciò che sarebbe stato se…” e “ciò che ormai non potrà essere”. Gli attimi perduti, la conferma del “carpe diem”, citando le “Odi” del poeta latino Orazio.
Gli attori hanno interpretato in maniera divertente e brillante il testo. Daniele Pilli, vista la sua peculiare e puntuale formazione teatrale, probabilmente è quello che ha subito di più l’assenza momentanea di quel pubblico che accalora e appassiona chi è sul palco. Tuttavia il suo personaggio invita lo spettatore, seppur virtuale, a interrogarsi sulle proprie esperienze, cercando di ponderare quelle future. Claudia Vismara invece, forse gestendo meglio la “Quarta Parete” 2.0, arriva in modo diretto allo spettatore femminile, invitandolo a non subire scelte di coppia non condivise, a opporsi ed eventualmente a imporsi, non abiurando completamente al “Noi” partecipato, vissuto, condiviso, evitando cosi di cercarlo e trovarlo altrove.
Questa sagace iniziativa del Teatro Vascello, che ha permesso comunque la completa realizzazione di questo spettacolo, si è rivelata sì geniale e funzionale, ma la speranza è che non duri,affinchè la platea non sia virtuale ma presente, che consegni il biglietto al botteghino e che venga accompagnata dalla maschera, quel gesto di antico garbo che si anticipa alla poltrona rossa.