“I due gentiluomini di Verona” al Globe

Affonda le mani nella terra, ne sposta le zolle per seppellirvi il cuore: trasversale nel corso della commedia Eglamour (Federico Fiocchetti) ne preannuncia le trame complesse, profilando nella solennità rituale del gesto le estreme conseguenze dell’Eros.

Ad abitare il palco del Silvano Toti Globe Theatre di Roma a partire dal 27 Agosto, “I due gentiluomini di Verona” di William Shakespeare per la regia di Andrea Baracco.È a partire dall’idea del direttore artistico Gigi Proietti che lo spettacolo si costituisce e si sviluppa sulla partecipazione e collaborazione nato con gli allievi (attori e registi) del III anno dell’Accademia D’Arte Drammatica Silvio D’Amico e con la sua direttrice Daniela Bortignoni, presente fin dalla conferenza stampa d’esordio.

E’ entrando nella tomba che il personaggio sprofonda nell’immobilità e cede la scena al concitato dialogo d’esordio; la cerimonia d’addio tra due amici si tramuta in un’irriducibile diatriba intorno alla follia dell’amore, sulla passione in grado di incatenate la “verde età della giovinezza”

Laddove Valentino (Vincenzo Grassi) annuncia la sua partenza per Milano  apprestandosi a scoprire le “meraviglie del del vasto mondo”, Proteo (Lorenzo Cuambrelli) s’arresta, invischiato dalla donna che lo ha “metamorfosato” in veglie e struggimenti. 
Una lettera fatta in pezzi, poi ricomposta con veemenza nei suoi minuscoli frammenti, una poesia scritta con riluttanza che assume le sembianze di un sigillo d’amore: è il congedo tra gli amanti a rappresentare lo snodo cruciale per un cambio di rotta articolatosi nel moltiplicarsi di nuovi fili e trame.

Nel corso di un’azione che oscilla vertiginosa tra passione e lealtà amicale, i personaggi volteggiano in balìa degli eventi: annichiliti e stravolti dal corrosivo slancio per l’altezzosa Silvia (Adele Cammarata) si pongono essi stessi innesto dell’altrui gelosia e di reciproco dolore.
Sebbene la narrazione assuma tratti di discontinuità tanto nella divergenza tra il primo e il secondo atto, quanto in alcuni tratti, nel posizionamento di alcuni intermezzi cantati; coinvolgente risulta l’esito della composizione entro la quale ogni interprete arriva a fondersi con il suo personaggio e con lo spazio in cui si muove.

Nell’inganno, nel travestimento, nel ricorso ad oggetti simbolici adibiti a smascherarlo; la verità si sfalda concretizzando nella crudeltà della scena finale il suo sostrato grottesco: un cast vasto ed eterogeneo (Bisciari Anna, Cammarata Adele, Ciambrelli Lorenzo, Fanizzi Marco, Fiocchetti Federico, Gamba Carlotta, Grassi Vincenzo, Lucchetta Andrea, Montesano Michele Enrico, Nencetti Luca, Parlanti Diego, Pascale Eros, Scanu Giovanni) che rende ancor più vivido questo adattamento di Vincenzo Cerami costruito sulle musiche di Nicola Piovani e sulle scene di Marta Crisolini Malatesta