Il Caravaggio della macchina da presa: Omaggio a Vittorio Storaro

Le ultime volte che ci siamo incontrati e salutati è stato l’anno scorso, prima del Festival del Cinema dei ragazzi di Giffoni, quando invitato d’onore del Direttore Claudio Gubitosi, applaudito dai seimila giovani giurati, ha ricevuto la prestigiosa Targa Truffaut, poi al Festival Internazionale alla Mostra del Cinema di Venezia,  dove con lo storico del cinema Vittorio Giacci, ho potuto intervistarlo su un’importante progetto  dedicato a Parma, alla figura artistica e ai film  del grande regista  Bernardo Bertolucci con il quale  Vittorio Storaro ha girato tante pellicole come maestro della cinematografia. La Presidente del sindacato giornalisti cinematografici Laura Delli Colli ha annunciato,  che, in occasione  della 74° esima edizione dei prestigiosi Nastri d’Argento, in occasione dei cinquant’anni di cinema del maestro Storaro,  la sera del 6 Luglio  nei saloni del museo MAXXI di Roma, in diretta televisiva su Rai Movie, a Vittorio Storaro verrà consegnato il Nastro d’Oro alla carriera, anche nel segno di grandi registi con i quali Storaro ha  lavorato come Bertolucci, Francis Ford Coppola, Warren Beatty, Carlos Saura e Woody Allen di cui Storaro ha firmato anche l’ultimo film ”Un giorno di pioggia a New York”.

A Vittorio Storaro, tre volte premio Oscar, il sindacato giornalisti cinematografici ha voluto così sottolineare il primo mezzo secolo di grande cinema a qualche giorno da un compleanno particolarmente importante, un riconoscimento d’eccellenza, scrive una nota del SNGCI, attribuito all’autore numero uno della fotografia cinematografica italiana nel mondo, ricordando che nel palmarès dei Nastri che saranno consegnati  il 6 Luglio a Roma, il premio è andato solo a Michelangelo Antonioni, Alberto Sordi e Sofia Loren. Per i settant’anni del premio, il sindacato ha reso omaggio anche al maestro Ennio Morricone. “Cinematographer” come si dice ad Hollywood, Vittorio Storaro, studioso delle opere di Caravaggio, ha dipinto con i colori da lui creati per la pellicola prima e per l’elettronica digitale poi, tanti film, dopo l’esordio con “Giovinezza, giovinezza” unico film in bianco e nero diretto da Franco Rossi della sua carriera, poi i film di Bernardo Bertolucci come  ”L’ultimo imperatore”, ”Il tè nel deserto”, ”Novecento”, ”Ultimo tango a Parigi”. Un uso del colore, dissero i critici di Storaro, intenso e talvolta volutamente e fortemente, simbolico dal punto di vista narrativo, in un’eterna simbiosi conflittuale fra luce naturale e luce artificiale, con film come “La strategia del ragno” e “Il Conformista”, entrambi diretti dal regista Leone alla carriera nel 2011,  da ”L’Eneide” di Franco Rossi, ”Orlando Furioso” di Luca Ronconi, ”Ultimo Tango a Parigi”, dove Storaro accosta e integra le scale cromatiche del giorno e  della notte, su tonalità’ molto calde così come in “Novecento”, dove invece fa risaltare il virtuosismo dei movimenti della macchina da presa, come nel film “La luna” con coloriture simboliche, poi l’immenso affresco  di “Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola dove il maestro Storaro vince il suo primo Oscar. Tra i suoi capolavori meritano di essere ricordati,”Reds” di Warren Beatty,  che gli valse il suo secondo Oscar. ”Io parto da un punto di vista base” ha detto spesso Storaro ”per scrivere con la luce, una storia parallela a quella principale, facendo prevalere le emozioni, la dove la mia luce diventa anch’essa, se possibile, personaggio”.

Il terzo premio Oscar Vittorio Storaro lo conquista per “L’ultimo imperatore” ancora di Bertolucci. Tanti come dicevamo anche i film con Woody Allen, in un solido sodalizio personale ed artistico con opere come “Café Society” presentato al Festival di Cannes, girato con le moderne tecnologie del digitale a cui Storaro ha guardato  studiandone le  capacità  sin dall’inizio, ”La ruota delle meraviglie” e “Un giorno di pioggia a New York . Oltre al cinema, al teatro, alla televisione, Vittorio Storaro ha illuminato chiese, palazzi di Roma, per un’edizione televisiva della Tosca di Patroni Griffi che rimane nella storia. ”Non possiamo” ha detto Storaro, “restare ancorati ad un unico modo di lavorare, la tecnologia digitale è una realtà, è tempo di confrontarsi con il progresso”, diceva un grande regista come Jean Coctau. ll cinema è un sogno che viviamo insieme” Auguri Storaro.

* Critico cinematografico e letterario, giornalista, dal 1976 inviato speciale RAI (TG1, TG2, TG3, TG3 Regionale, Rete Uno, Rete Due, Rete Tre) per Cinema, Spettacolo, Costume

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