di Riccardo Bramante
Proprio vicino a Piazza Navona, nel rione Ponte a Roma, sorge la Chiesa di Santa Maria della Pace, edificata alla fine del ‘400 per volontà del Papa Sisto IV della Rovere su una precedente chiesa del XIII secolo dedicata a S. Andrea “de Aquariciariis”, i portatori di acqua che allora approvvigionavano Roma essendo crollati gli antichi acquedotti.
Tradizione vuole che l’immagine della Madonna che si trovava sotto il portico della vecchia chiesa venisse profanata a colpi di pietra dai giocatori di carte che si riunivano lì vicino iniziando a sanguinare e divenendo luogo di pellegrinaggio da parte dei fedeli.
Fu allora che Sisto IV cambiò il nome della chiesa chiamandola Santa Maria della Vista e subito dopo, per celebrare un suo successo politico, fece erigere sullo stesso luogo l’attuale Santa Maria della Pace. L’opera fu completata dal successivo Papa Innocenzo VIII con l’altare maggiore dove fu collocata definitivamente l’immagine miracolosa della Madonna.
Terminata all’inizio del ‘500 la struttura non subì rilevanti trasformazioni fino a quando, nel 1657, Pietro da Cortona eresse una nuova facciata in forma di pronao classico convesso in puro stile barocco-rinascimentale romano. Inoltre, anche per facilitare il traffico circostante, l’architetto demolì parte degli edifici circostanti creando una piccola piazza di forma irregolare da cui la vista della facciata appare quasi una sorta di palcoscenico teatrale.
All’interno si possono ammirare numerose cappelle nelle navate laterali, tra cui la bellissima Cappella Chigi eretta da Pietro da Cortona su disegno di Raffaello che realizzò anche l’affresco raffigurante le “Quattro Sibille e Angeli”, nonché nella parte superiore i quattro Profeti eseguiti successivamente dal suo allievo Timoteo Viti. Degne di nota sono anche la Cappella Cesi, opera di Antonio da Sangallo il Giovane, la Cappella Mignanelli, con marmi provenienti dal Tempio di Giove Capitolino e la Cappella Ponzetti, con notevoli affreschi rinascimentali di Baldassarre Peruzzi.
Attiguo alla chiesa ma perno centrale dell’intero complesso conventuale si erge il magnifico Chiostro costruito da Donato Bramante agli inizi del ‘500 per il Cardinale Oliviero Carafa; fu il primo lavoro eseguito dal Bramante a Roma ed ebbe tanto successo che il Re di Spagna gli commissionò subito l’esecuzione del famoso Tempietto di San Pietro in Montorio terminato nel 1502.
Del Chiostro colpisce la raffinata linearità e la rigorosa eleganza che richiama le antiche regole classiche vitruviane sottolineate anche dalla mancanza di ogni decorazione superflua, a differenza delle opere realizzate in precedenza dal Bramante nel periodo milanese.
La costruzione è perfettamente quadrata, circondata da un portico con archi a tutto sesto sostenuti da pilastri dorici su cui si erge un secondo piano anch’esso con arcate su pilastri e colonne che formano un corridoio coperto su cui si aprono le porte delle celle e degli uffici conventuali. Il tutto, dalla pietra molto chiara utilizzata al susseguirsi di pieni e di vuoti crea un mirabile gioco di luci e ombre che danno all’ambiente tutto una sensazione di calma e serena armonia.
Per la penuria di monaci ivi residenti, oggi il Chiostro è diventato un ambito spazio espositivo dove si tengono mostre di artisti contemporanei e del passato.