Salvador Dalì: surrealista, genio visionario

Salvador Dalì nasce in Catalogna l’11 maggio del 1904 dal papà avvocato e notaio dal temperamento rigido, bilanciato dall’amorevole mamma Felipa. Considerato uno dei maggiori esponenti del surrealismo ed artisti del XX secolo non fu solo pittore ma anche scultore, fotografo, cineasta, scrittore e sceneggiatore, attraversando con una visione straordinaria, tutte le arti visive

Già dai primi anni di vita a Dalì è riservata una vita “singolare” i suoi genitori infatti credono che lui sia la reincarnazione del fratello maggiore, di cui porta il nome, morto di meningite nove mesi prima della sua nascita. Già da giovanissimo è instradato verso l’arte, con il sostegno del papà ed ai primi anni 20 già frequenta l’accademia di Belle Arti di Madrid. Gli anni all’Accademia non trascorro però sereni, infatti la personalità di Salvador Dalì in questo periodo enfatizza la sua eccentricità sia nel modo di vestire, ma soprattutto nei suoi dipinti che già si fanno strada nel mondo dell’arte. Poco prima di sostenere gli esami Dalì venne cacciato dall’Accademia poiché si rifiutò di sostenere l’esame finale dichiarando che nessuno era sufficientemente competente per esaminarlo. 

Si trasferì quindi a Parigi e li incontrò Picasso. Iniziò ad usare le tecniche classiche apprese nel periodo dell’accademia ma in chiave molto più moderna e fortemente influenzata da pittori quali Raffaello, Vermeer e Velázquez. Felice anche l’incontro con Luis Buñuel  con cui instaurò un’amicizia che lo porterà a collaborare a “Un Chien Andalou” un cortometraggio del 1929 scritto, prodotto ed interpretato da Luis Buñuel e Salvador Dalí, considerato il manifesto e film più significativo del periodo del cinema surrealista.

Conosce in quello stesso anno Gala Eluard, pseudonimo di Elena Ivanovna Diakonova un’espatriata russa modella, artista e mercante d’arte, che divenne sua musa, amante e poi moglie, sposandosi nel 1934.  Eccentrico e fuori dalle righe, l’immagine pubblica di Dalì va a braccetto con la sua arte surreale. Baffi lunghi e sottili, ispirati a quelli di Diego Velázquez, abiti dai ricami oro e colori sgargianti, raccontando già attraverso l’aspetto d’arte di Dalì, del suo mondo onirico e surreale attraverso il quale, esplorando il subconscio, raggiunge un più alto livello di creatività.

L’opera più significativa di Salvador Dalí e simbolo stesso dell’arte surrealista è “La persistenza della memoria”, del 1931. Un dipinto che raffigura degli orologi quasi liquefatti che rappresentano la memoria, che invecchiando perde di consistenza. Nel 1934 Salvador Dalì oramai famoso approda artisticamente negli States grazie Julian Levy un  mercante d’arte che organizza la sua esposizione a New York, che include l’opera “La persistenza della memoria”, che immediatamente suscita scalpore. Con lo scoppio della guerrà Dalì si trasferì negli Stati Uniti.

Dali sperimentò qualsiasi campo dell’arte e visse fino ai suoi 84 anni. Fu veramente innamorato di una sola donna: Gala, con la sua morte nel 1982 si spense anche Salvador Dalí che smise di mangiare e bere lasciandosi andare