Quattro pazienti, qualcuno non sa di esserlo, un luogo virtuale, un terapeuta fantasma: nessuno è conscio di ciò che sta per accadere nel fantomatico spazio di una seduta di gruppo, dove nessuno sembra conoscersi abbastanza.
E’ dalla condizione di immobilità, da un lockdown tanto necessario, quanto talvolta insostenibile che nasce “Chat Therapy” di Tania Dimartino, diretta dal regista Marcantonio Graffeo dove la pandemia diviene lo spunto inedito per raccontare la quotidianità di nevrosi condivise.
Dal blocco dello scrittore, dal sesso, da una relazione sbagliata, dall’incapacità di comprendere il proprio malessere; vi è qualcosa da cui ognuno dei personaggi non riesce a liberarsi, qualcosa di diverso che ha bisogno di essere espresso, condiviso, discusso.
Nel richiamare in alcuni tratti la commedia teatrale di Laurent Baffie (“Toc toc”) la web serie perde parte della sua originalità, fattore che viene però compensato da uno sguardo registico che, nell’utilizzo della video chat come mezzo espressivo, si fa testimone di un disagio attuale riuscendo in taluni casi, a sdrammatizzarlo.
Puntate brevi, incisive; la prima trasmessa in streaming lo scorso 10 Maggio alle 18.00; si proponeva come presentazione delle circostanze e delle figure che avrebbero dato corpo alle dirette successive.
Di fronte all’impossibilità di un medico con cui parlare, i pazienti mettono in atto un’auto terapia di gruppo; dapprima spaesati, alternano riflessioni e paranoie, iniziano a sviscerare le proprie fobie affidandole all’altrui ascolto: nell’esporre le cause e gli effetti di piccole e grandi ossessioni, i personaggi evitano di vederle risuonare tra le pareti domestiche trovando nel contatto con gli altri un aiuto per la loro gestione.
Dallo spaesamento iniziale, per ciascuno derivante dal verificarsi di una circostanza fino ad allora inimmaginata, si avvertono i primi segnali d’una confidenza: il ghiaccio si è sciolto; a cosa condurrà tutto questo?
Interpretato da Stefania Barca, Sebastiano Colla, Marzia Fontana, David Pietroni e Annamaria Iacopini; la comedy si propone come una diretta dal vivo che, escludendo il ricorso ad un particolare montaggio, cerca la sua ispirazione nell’immediatezza del teatro.