FUGA DAL FUTURO andato in scena al Barnum: La recensione

 

di Laura Dotta Rosso

 

La famiglia del mulino bianco a cui tutti aspiriamo molto spesso non è così facile da ottenere;  “ci ritroviamo imboscati tra l’ufficio e il bagno”, in una routine spietata, senza neanche essercene resi conto. E allora ci inventiamo un lavoro, crediamo di essere noi quelli sbagliati e tentiamo ogni soluzione. Finalmente arriva un’ occupazione  retribuita a tempo indeterminato: partire per una missione dell’ente bonifica spaziale della durata di 20 anni, in un pianeta sconosciuto, per scoprire altre possibili forme di vita. Quando si terminerà il lavoro sulla terra saranno passati solo sette anni e in banca il conto sarà decisamente lievitato.  Ovviamente esistono anche degli inconvenienti: solo un terzo delle missioni fa ritorno. Alla fine, il protagonista maschile di questo spettacolo ci vuole credere:ogni sogno, anche il più nascosto, può diventare realtà, soprattutto per lui a cui tutto, fino a quel momento, è andato male.

Cambiare il proprio destino, il proprio fato, la propria esistenza, le scelte sbagliate solo con un click, solo grazie alla meccanica quantistica temporale, solo grazie al l’invenzione della macchina del tempo. Il denominatore comune è la voglia di non avere più rimpianti, di poter spazzare via quello che ci fa sentire incompleti.
La protagonista femminile si sente vuota, perchè crede di aver sbagliato a vivere gli ultimi dieci anni della sua vita; è convinta di aver dato priorità  ad una professione che non la fa sentire realizzata in campo sentimentale. Facebook, una foto del suo grande amore Stefano con un’altra donna, la manderanno in crisi profonda, dando vita ad una serie di interrogativi sul passato, sul presente e su quello che desidera per il futuro.

Basterà un  click della macchina del tempo per riordinare gli avvenimenti della sua vita?
Fuga dal futuro spettacolo scritto, diretto e interpretato da Melania Fiore e Aldo Emanuele Castellani, andato in scena il 14 dicembre, fa da specchio allo spettatore, gli dà l’opportunità di scavarsi dentro e chiedersi quali scelte avrebbe sostituito, mutato o addirittura rimosso nel suo arco vitale. Attraverso battute moderne e una recitazione consapevole si alleggeriscono dissapori esistenziali. Quante volte abbiamo voluto scappare dal futuro e rituffarci in un passato che, con il tempo, ci sembra migliore di quello che effettivamente è stato?