Che a teatro l’effetto suspense prodotto dal genere thriller non funzioni è un luogo comune piuttosto diffuso: a smentirlo basterebbe la visione di questa riduzione del famosissimo romanzo del Maestro del genere. Il presente allestimento – di cui Filippo Dini, oltre che interprete, cura la regia- va sul sicuro, basandosi sulla sceneggiatura di William Goldman, elaborata per la celeberrima versione cinematografica del 1990.
Ma lo strascico di quella versione non è solo rappresentato dalla fedeltà al trattamento cinematografico, essendo evidente anche nelle scelte scenografiche. Una pedana girevole, sulla quale sono montati spicchi dell’appartamento della squilibrata Annie (l’infermiera ammiratrice della produzione letteraria dello scrittore Paul),riproduce alla perfezione l’ambientazione claustrofobica e scura del racconto, sostituendo perfettamente il linguaggio cinematografico che telecamera e montaggio riescono a fare con maggiore facilità. Il pubblico in sala non perde niente del racconto (sicuramente noto ai più) e la platea è molto spesso percorsa da brividi e sussulti, segno evidente che il racconto si snoda senza nessuna di quelle ellissi rappresentative che a teatro si è spesso costretti a fare.
Il racconto sacrifica –senza troppo ripianto- la premessa: l’imbattersi della folle Annie nel suo amato scrittore Paul Sheldon, vittima di un incidente sulle strade del Colorado, in mezzo a una tormenta di neve che blocca tutti i collegamenti. Annie lo riconosce e lo trasporta nella sua casa. Il racconto teatrale comincia proprio da qui: Paul Sheldon si trova ingessato sommariamente agli arti nella camera da letto di Anna “la pazza” (incarnata magistralmente dalla bravissima Arianna Scommegna che molto spesso lascia percorrere la sua interpretazione da regressioni infantili del personaggio, in un tutto tondo che sostiene il profilo paranoico dell’insieme). Sostanzialmente un prigioniero, il povero Paul Sheldon (cui dà corpo appunto Filippo Dini, con grande efficacia e credibilità) attiva tutte le poche risorse difensive che la situazione offre per contrastare la progressione maniaca della sua carceriera, sempre più impantanata nell’identificazione malata con il personaggio letterario della Misery, della quale si è messa in testa di riscattare il destino incautamente deciso dal suo creatore, pretendendo dal povero Paul Sheldon una riscrittura dell’epilogo.
Il racconto procede includendo tutti i passaggi di quella vicenda visionaria ideata da Stephen King, comprese le incursioni, sempre più sospettose dello sceriffo della contea (Carlo Orlando) e non manca anche una riflessione sul ruolo stregante della scrittura (e sulla correlativa urgenza di incantamento del pubblico) e sul destino degli autori letterari.
MISERY dalla sceneggiatura di William Goldman, traduzione Francesco Bianchi, scene e costumi Laura Benzi (scene e costumi realizzati rispettivamente dall’Atelier di scenografia e dall’Atelier costumi di Teatro Due), musiche Arturo Annecchino. Produzione: Fondazione Teatro Due, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino- Teatro Nazionale.