Difficile comprendere la scelta de Il Quirino di aprire la stagione con questo adattamento del celebre scrittore francese Eric Emmanuel Schmitt (autore peraltro di pièce di successo tra cuiIl Visitatore): il tema non si segnala tra i più nuovi, nessuna concessione all’originalità o cedimenti a modelli espressivi particolarmente arditi.
Siamo dalle parti della deriva coniugale di una coppia di lungo corso: Gilles e Lisa rientrano nel loro splendido appartamento borghese dopo una lunga assenza dell’uomo, costretto in ospedale a causa di un incidente domestico non del tutto chiarito. Gilles è un affermato scrittore di romanzi polizieschi, ma sembra aver perso la memoria e la moglie si incarica di tentarne il recupero guidandolo attraverso l’esplorazione del suo quotidiano, fatto di abitudini, e di assuefazioni a pratiche, gesti e oggetti per lui familiari. Ma l’esperimento solleva anche la polvere nascosta sotto il tappeto di una consuetudine coniugale che si svela lentamente, rivelando il narcisismo impenitente dell’uomo, la propensione alcoolica della donna, la gabbia soffocante di un rapporto che si dibatte nell’inconsistenza di una passione sfinita.
Una tematica che il teatro ha affrontato con metodica applicazione -da Chi ha paura di Virginia Woolfalle tante riflessioni di Bergman sul senso del matrimonio- e sulla quale forse non sembra esserci più niente di nuovo da dire: se non fosse che ancora questi nostri tempi continuano a puntare sui rapporti coniugali solo per affrancarsi dalla paura della solitudine e non per dare prospettiva duale agli interrogativi sul senso della vita, riempiendo l’esperienza di sentimenti e contenuti autentici e duraturi.
Solo sotto questa luce troviamo il senso riposto di questo spettacolo, emancipandolo dal semplice e asfittico apprezzamento per la grande prova attoriale di Michele Placidoe Anna Bonaiuto, impeccabili protagonisti sulla scena. Teatro Quirino fino al 13 ottobre.
Piccoli crimini coniugali di Eric Emmanuel Schmitt
Adattamento e regia di Michele Placido