Raiplay omaggia il pubblico con una collezione di grandi classici da (ri)scoprire durante le feste
A Natale, si sa, siamo tutti più buoni; e, forse, anche un po’ più liberi. E allora perché non approfittarne e cogliere l’opportunità di godersi (gratuitamente) alcuni grandi classici del passato? A partire dal 20 dicembre, e per tutto il periodo delle feste, Raiplay ha reso fruibili alcune pellicole cult della cinematografia mondiale. Attenzione: alcuni titoli potrebbero risultare “inediti” per i cinefili meno esperti. Dunque, è ora di recuperare! Di seguito, l’elenco dettagliato dei film proposti. Buona visione!

Glenn Ford e Rita Hayworth in Gilda
Capelli rosso fuoco, fisico scultoreo, occhi di velluto: la conturbante Rita Hayworth è la protagonista indiscussa della celeberrima pellicola noir Gilda, diretta da Charles Vidor nel 1946. E’ impossibile dimenticare l’erotismo che trasuda dal corpo della latina Hayworth quando esegue un (misurato) spogliarello sulle note di Put The Blame on Mame, mostrando come si possa eccitare il pubblico anche solo sfilandosi un lungo guanto di seta nera.
Rita Hayworth accettò di interpretare questo ruolo di dark lady irrequieta e fragile dopo due anni di assenza dallo schermo per via della maternità. Fu un ritorno glorioso, attesissimo; ventottenne, era nel massimo del suo splendore fisico. Suo partner, l’amico di una vita Glenn Ford, con cui ebbe anche una lunghissima storia d’amore. Di scene celebri in questo film ce ne sono diverse; tra tutte, la prima apparizione di Gilda sullo schermo, un primo piano che è uno dei più conturbanti della storia del cinema. Gilda è un noir da manuale: procede per frammenti, lascia allo spettatore la scoperta di alcuni dettagli, ne preclude alcuni, fa incursioni nel mondo onirico. Sensuale e disinibito, Gilda è un film avvolgente a cui bisogna abbandonarsi lentamente.
Lo scaltro giocatore Johnny Farrell (Glenn Ford) viene assunto dal ricchissimo Ballin Mundson (George Macready), proprietario di una bisca di lusso e ne diventa il braccio destro. Poco tempo dopo, l’uomo gli presenta colei che ha sposato, Gilda (Rita Hayworth) e Johnny rimane esterrefatto; quella donna è stata un suo grande amore. Inizia un rapporto a tre fatto di tensioni e pulsioni sessuali. E quando Ballin si trova costretto a inscenare la sua morte, all’insaputa anche di Gilda e Johnny, i due ex amanti si trovano a dover fare i conti con il reciproco, devastante desiderio
Frizzante esempio di scatenata screwball comedy, La signora del venerdì (His Girl Friday) è un film diretto da Howard Hawks nel 1940. Per “screwball comedy” si intende “commedia svitata“, un genere diffusissimo nella cinematografia statunitense tra gli anni Trenta e i primi anni Quaranta. Prettamente incentrate sulla guerra dei sessi, queste commedie si articolavano attorno a storie i cui protagonisti erano uomini e donne di classi sociali differenti che finivano per innamorarsi. Potevano essere anche storie di “ri-matrimonio” ossia coppie sposate che alla fine tornavano insieme. Cifra caratteristica era il ritmo incalzante di battute dotate di un umorismo raffinato e molto allusivo.
Il film di Hawks appare come un’iperbole del genere: conta 240 parole al minuto (in genere ce ne sono massimo 150). Uno scambio di battute frenetico, che richiese una ripresa della fonia in diretta molto sofisticata. E’ stato il primo film a utilizzare la tecnica dell’overlapping, ossia una conversazione in cui le parole di un attore si sovrappongono a quelle del suo interlocutore. Tratto dal testo teatrale The front page, scritto da Ben Hecht e Charles MacArthur, è uno dei film più brillanti di Hawks, qui alla terza collaborazione con il divo Cary Grant.
Hildy Johnson (Rosalind Russell), giornalista di successo, vuole abbandonare la carriera per dedicarsi al suo nuovo amore Bruce (Ralph Bellamy). Ma Walter Burns (Cary Grant) ex marito della donna nonché editore del giornale per cui Hildy lavora, decide di impedirglielo.
Da qui all’eternità (From Here to Eternity) non ha, forse, bisogno di presentazioni: è una pellicola famosissima, vincitrice di ben 8 premi Oscar tra cui Miglior Film e Miglior Regia. , diretto da Fred Zinnemann nel 1953, è tratto dall’omonimo romanzo di James Jones. Il film modifica diversi aspetti del romanzo originale per rientrare negli stretti parametri del codice di censura cinematografica (codice Hays) allora in vigore. Emblematica è la scena del bacio appassionato che Burt Lancaster e Deborah Kerr, qui nel ruolo di due amanti, si scambiano sulla spiaggia.
Alla vigilia dell’attacco di Pearl Harbor, le passioni e i conflitti di alcuni soldati in una base militare alle Hawaii si intrecciano drammaticamente. Il soldato Prewitt (Montgomery Clift) subisce vessazioni dai superiori perché rifiuta di boxare per la squadra del reggimento. Il sergente Warden (Burt Lancaster) intraprende una relazione clandestina e rischiosa con Karen (Deborah Kerr), la moglie insoddisfatta del suo capitano. Il brutale attacco giapponese del 7 dicembre 1941 sconvolgerà bruscamente le vite di tutti, portando il dramma privato a scontrarsi con la tragedia della storia
.Funny Girl (William Wyler, 1968) è uno dei musical più celebri della storia del cinema. Nel 1969 valse a Barbra Streisand — qui alla sua prima apparizione cinematografica — l’Oscar come Migliore attrice, ex aequo con Katharine Hepburn. Il film si ispira alla biografia di Fanny Brice (1891–1951), attrice e cantante statunitense.
Piccola curiosità: durante le riprese scoppiò la Guerra dei Sei Giorni tra Israele ed Egitto. Poiché la Streisand è ebrea e l’attore protagonista Omar Sharif era egiziano, l’Egitto tentò di boicottare il film a causa delle loro scene d’amore; alcuni connazionali arrivarono persino a chiedere la revoca della cittadinanza a Sharif. A queste polemiche, l’attore rispose con grande eleganza: «Non chiedo mai il passaporto a una donna prima di baciarla».
Il film (raccontato come un lungo flashback) segue l’ascesa di Fanny Brice (Barbara Streisand), una ragazza talentuosa ma dall’aspetto non convenzionale, che dalle strade di New York diventa una stella delle Ziegfeld Follies. Mentre la sua carriera decolla, la sua vita privata è segnata dalla tormentata storia d’amore con l’affascinante e sfortunato giocatore d’azzardo Nicky Arnstein (Omar Sharif).
Si ritorna al fascino degli anni Trenta con Incantesimo (Holiday), pellicola diretta da George Cukor nel 1938, remake di un lavoro firmato da Edward H. Griffith solo 8 anni prima. La storia originale è tratta dall’omonima commedia teatrale di Philip Barry Il film segna la terza delle quattro collaborazioni tra Cary Grant e Katharine Hepburn; la loro intesa è considerata una delle vette del cinema dell’Età dell’Oro di Hollywood. Nel cast figura anche un giovane Lew Ayres, nel ruolo di un giovane dall’animo tormentato. Nonostante sia una commedia, affronta temi profondi come il conflitto tra il materialismo della classe alta americana e il desiderio di libertà individuale e felicità spirituale.
Johnny Case (Cary Grant), un giovane di umili origini che si è fatto da solo, si fidanza con la ricca Julia Seton (Doris Nolan). Quando però scopre che la famiglia di lei pretende di pianificare la sua intera carriera nel mondo della finanza, Johnny si ribella: il suo sogno è smettere di lavorare per un periodo e “godersi la vita” finché è giovane. In questa battaglia troverà un’alleata inaspettata in Linda (Katharine Hepburn), la sorella anticonformista di Julia, l’unica capace di capire il suo spirito libero.
Avventurieri dell’aria (Only Angels Have Wings) venne diretto nel 1939 diretto da Howard Hawks. È considerato uno dei film d’aviazione più iconici della storia del cinema, nonché uno dei più realistici, soprattutto considerando l’anno di realizzazione. Infatti, nonostante le scene di volo siano state girate con modellini e in studio, l’atmosfera e i gerghi tecnici erano così accurati che molti piloti reali dell’epoca lodarono il film per la sua precisione.
Il film segna il primo ruolo importante di Rita Hayworth. Howard Hawks la scelse personalmente, trasformandola da ballerina di origini spagnole (Rita Cansino) nella “femme fatale” dai capelli rossi che sarebbe diventata, con il citato Gilda, un mito. In questo lavoro, Cary Grant si allontana dai ruoli della commedia sofisticata per interpretare Geoff Carter, un capo burbero, cinico e con la barba perennemente incolta, dimostrando la sua notevole versatilità drammatica.
In un nebbioso porto del Sud America, Geoff Carter (Cary Grant) dirige una compagnia aerea che consegna la posta sorvolando le pericolose vette delle Ande. La sua vita e quella dei suoi piloti, segnate da un pericolo costante, vengono scosse dall’arrivo di Bonnie (Jean Arthur), una showgirl che si innamora di Geoff e di un nuovo pilota dal passato oscuro in cerca di redenzione.
La ragazza del secolo (It Should Happen to You, 1954) segna il debutto cinematografico di un quasi trentenne Jack Lemmon ed è una brillante commedia satirica diretta dal grande George Cukor.
Film sorprendentemente moderno, anticipa di decenni l’ossessione contemporanea per la fama e per i social media. La protagonista, infatti, non possiede alcun talento particolare, ma diventa una celebrità semplicemente rendendo il proprio nome onnipresente nello spazio pubblico. Una riflessione ironica e lucidissima su visibilità, notorietà e costruzione dell’immagine, ancora oggi incredibilmente attuale.
La pellicola rappresenta uno dei vertici della collaborazione tra il regista e Judy Holliday, attrice specializzata in ruoli di “bionda svampita” ma in realtà intelligentissima, che qui dà una delle sue prove più umane e sfaccettate.
Gladys Glover (Judy Holliday) è una modella disoccupata di New York, stanca di essere una “nessuno”. Decide quindi di investire i suoi pochi risparmi per affittare un enorme cartellone pubblicitario a Columbus Circle con sopra scritto semplicemente il suo nome. In breve tempo, il mistero intorno a lei scatena un interesse mediatico senza precedenti, trasformandola in una celebrità nazionale. Mentre Gladys si gode la fama e le attenzioni di un ricco playboy (Peter Lawford), deve però fare i conti con Pete (Jack Lemmon), un giovane filmaker che la ama per chi è veramente e che cerca di convincerla della vacuità del successo senza merito.
Chiude la raccolta il dramma bellico L’ammutinamento del Caine (The Caine Mutiny) diretto da Edward Dmytryk nel 1954 e tratto dall’omonimo romanzo di Herman Wouk. La pellicola segnò una delle migliori interpretazioni di Humphrey Bogart che, difatti, ricevette la nomination agli Oscar quale Miglior Attore. Il leggendario attore britannico Michael Caine ha scelto in seguito il suo nome d’arte suggestionato dalla locandina di questo film. Prima di allora si faceva chiamare Michael White.

Humprhey Bogart
Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’equipaggio del vecchio dragamine Caine accoglie il nuovo comandante, il rigoroso e inflessibile Philip Francis Queeg (Humphrey Bogart). Ben presto, però, il suo comportamento diventa paranoico e irrazionale, mettendo a rischio la sicurezza della nave durante un terribile tifone. Il secondo in comando, Maryk (Van Johnson), decide di destituirlo per incapacità mentale, ma una volta a terra dovrà affrontare un drammatico processo davanti alla corte marziale per ammutinamento.
Foto di copertina: Omar Sharif e Barbara Streisand in Funny Girl




