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“Bel Ami” e “Il ritratto di Dorian Gray”, il lato oscuro della bellezza

Il volto angelico del fascino tra cinema e letteratura

L’esteta per eccellenza Oscar Wilde ha scolpito nell’immaginario letterario il ritratto della bellezza estetica nel personaggio immortale di Dorian Gray. Il Dandy è la rappresentazione dell’uomo elegante, che segue le ultime tendenze della moda e che ha un culto particolare per tutto ciò che è bello ed appariscente. Quest’ultimo ha un atteggiamento distaccato di fronte agli avvenimenti della vita e nelle relazioni con gli altri, sebbene abbia una forte coscienza di sé nel sentirsi pienamente affascinante agli occhi degli altri, coltivando un pensiero del tutto indipendente, individualista e libertino. Ad abbracciare questa filosofia è stato anche il poeta Gabriele D’Annunzio che ha perseguito la sua venerazione per la bellezza come nel romanzo Il Piacere e nella collezione ossessionata di vari oggetti preziosi che potessero esser messi in bella mostra nella sua villa lussuriosa Il Vittoriale degli Italiani al Gardone Riviera, in provincia di Brescia.

Ben Barnes ne “Dorian Gray” – © Web

Il Ritratto di Dorian Gray è il manifesto assoluto dell’Estetismo ottocentesco inglese: Dorian Gray è un giovanissimo ragazzo di campagna venuto a Londra dopo aver ereditato una grande villa nella capitale inglese. Dorian incontra il pittore ritrattista Basil Hallward, il quale gli propone di posare per lui in un ritratto che verrà appeso nell’appartamento di Gray per immortalare la sua giovane, fresca e innocente bellezza. Tramite Basil, Gray conosce il suo futuro amico e compagno di avventure mondane, Lord Henry Wotton, il quale rimane ammaliato dall’inusuale charme del giovane Dorian e gli ricorda che, col tempo, la giovinezza e la bellezza sono i due stadi che affievoliscono presto ed è giusto che vengano coltivati insieme all’appagamento sensuale. Temendo di veder svanire il suo fascino, Dorian decide dunque di stringere un patto col Diavolo affinché possa rimanere per sempre giovane. Di lì a poco, la metamorfosi di Dorian Gray prende un accelerato declino verso gli abissi: dopo la scomparsa prematura della sua fidanzata, Gray si lascia andare a tutti i piaceri lussuriosi di ogni genere, imparando a giocare d’azzardo, a fumare e a bere come un gentiluomo delle classi abbienti londinesi. Le stranezze cominciano a verificarsi nel momento in cui il ritratto assorbe tutte le nefandezze del ragazzo mentre il volto e il fisico di Gray restano intatti, puri e intrisi di bellezza. Sarà col passare degli anni che il suo amico di sempre Henry Wotton vorrà vederci chiaro e salverà sua figlia da Dorian Gray, il quale mostra ancora una immutata giovinezza.

La bellezza di Dorian Gray viene descritta, fin dalle prime pagine del romanzo, come quella di una persona che non ha l’abitudine a pensare e non mostra in volto le tipiche espressioni di chi è dedito ai ragionamenti più impegnativi. Il giovane Gray si lascia catturare dalla giungla londinese dei piaceri mondani per subire una trasformazione inevitabile, diventando agli occhi di tutti un uomo spietato, dedito ai vizi e irriconoscibile. Le macchie oscure vengono inflitte nel ritratto del ragazzo che verrà poi nascosto in soffitta dallo stesso Gray e che ritroverà la sua trasformazione una volta che Dorian Gray riprenderà le sembianze di un uomo segnato dal tempo e il ritratto acquisisce di nuovo bellezza.
Il Ritratto di Dorian Gray viene dapprima pubblicato come racconto sul numero di luglio 1890 del periodico statunitense Lippincott’s Monthly Magazine per poi esser pubblicato come romanzo nell’aprile 1891.
Il romanzo e l’ultimo film Dorian Gray del 2009 diretto da Oliver Parker assumono tutti i connotati dell’horror e del noir impregnati dalla filosofia dell’Estetismo con lo slogan L’art pour l’art, L’arte per l’arte, ovvero la bellezza vista come valore supremo e al tempo stresso la distruzione dell’uomo nell’inseguimento del piacere e della cura della propria apparenza. Nel film inizialmente i colori sono più tenui, lucenti fino a diventare più cupi, tetri e oscuri fino alla fine del film. Il cambiamento del protagonista, interpretato da Ben Barnes, delinea il personaggio fin dall’inizio, calcando in modo evidente i cambiamenti del suo carattere pur mantenendo intatta la sua giovinezza mentre gli altri attori attorno a lui, con l’evidente forzatura del trucco per render ben visibili i segni dell’invecchiamento, assumono tutte le posture delineate dall’età e dall’avanzare del tempo. Il risultato che si ha è di un gothic horror a tutti gli effetti con una suspense che tiene lo spettatore sul filo del rasoio. Da non tralasciare l’aspetto che il ritratto assume in tutta la sua mostruosità, trasferendo un senso di inquietudine e lascia inchiodato lo spettatore davanti all’orrore raffigurato.

Bel Ami invece ha altri delineamenti, pur essendo come Dorian Gray un giovane esteta dotato di grande fascino. L’eroe dello scrittore realista Guy De Maupassant ha altre ambizioni: usare la propria bellezza in suo favore per ascendere verso le classi sociali più elevate. Prima di diventare Bel Ami, Georges Duroy è un ragazzo semplice proveniente dalla campagna francese, con l’intenzione di entrare nel campo del giornalismo e della politica attraverso l’aiuto del suo amico Charles Forestier che lo introdurrà nel contesto mondano parigino. Ed è lì che avverrà l’incontro con quattro donne che influiranno sulla carriera del ragazzo a Parigi. Il resto è tutto in discesa, anzi in ascesa col soprannome di Bel Ami, letteralmente Bell’Amico, diventando un grande giornalista e politico coinvolto nei grandi affari di Stato. Una volta tradito dalle persone più vicine che lo considerano frivolo e privo di talento, Bel Ami gioca la carta della corruzione per smascherare tutti i suoi rivali ed arrivare a un matrimonio combinato che lo porta a un futuro sicuro e vincente.

Robert Pattinson ne “Bel Ami – Storia di un seduttore” – © Web

Guy De Maupassant nei suoi romanzi e nei racconti descrive con l’occhio realista e distaccato la realtà circostante di una Parigi vuota ed appariscente, frivola e viziosa di fine Ottocento come la Londra di Oscar Wilde. A differenza di Dorian Gray, il desiderio di apparire di Bel Ami è un piano ingegnoso ben architettato, spietato e molto coerente: l’arrivismo trionferà alla fine quando si mostrerà vittorioso davanti a tutti coloro che volevano accompagnarlo nel suo ultimo giro di giostra nella scintillante Parigi mondana. Attraverso gli occhi di Bel Ami, si intravede la critica sociale di Maupassant verso la corruzione, l’ipocrisia e la società della borghesia e della politica parigina. Il romanzo viene raccontato molto bene nel film del 2012 Bel Ami – Storia di un seduttore di Declan Donnellan e Nick Ormerod, con protagonista Robert Pattinson nei panni del seduttore francese, con un’interpretazione ammirevole e minuziosa di Pattinson nella costruzione di un personaggio che si avviluppa intorno alle situazioni circostanti che lo porteranno a un finale epico.

Se per Dorian Gray la bellezza è il suo strumento di distruzione e annientamento verso i piaceri più primordiali, per Bel Ami il fascino diventa un mezzo per raggiungere il paradiso borghese di Parigi.

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I film citati:

“Dorian Gray” – un film di Oliver Parker 2009

“Bel Ami – Storia di un seduttore” – un film di Declan Donnellan e Nick Ormerod – 2012

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