18 Dicembre @ 20:00 – 21 Dicembre @ 18:00 CET
Elena Arvigo continua a confrontarsi con la riscrittura dei miti classici nell’opera di Ghiannis Ritsos e torna in scena al Teatro Torlonia, dal 18 al 21 dicembre con Ismene, un poemetto, ispirato al personaggio mitico di Ismene, sorella di Antigone, facente parte della raccolta “Quarta dimensione” dell’autore greco.
Lo spettacolo prosegue la Trilogia delle Stanze – un progetto dedicato alle figure femminili della “Quarta dimensione” di Ghiannis Ritsos, uno dei massimi poeti del 900. La trilogia comprende: Elena, Ismene e Crisotemi. Elena: il primo passo, la donna dietro il mito, il corpo del desiderio e della disillusione. Ismene: il secondo passo: la custode, la cura, la forza silenziosa che tenta di rimettere ordine tra le macerie. Crisotemi: il terzo passo: la figlia che rimane nella casa degli Atridi, sospesa tra obbedienza, desiderio e attesa Tre stanze, tre femminilità̀, tre modalità̀ di resistere alla violenza della storia. Un’unica domanda che le attraversa: che cosa resta, quando tutto intorno crolla?
Ismene è una voce disarmata e immensa. Ismene è custode: della casa, dei morti, della storia. Nelle sue parole la memoria non è solo ricordo, ma una forma di resistenza. Ricordare è il suo modo di resistere. Ismene non racconta soltanto, si dà forma, si crea, si ricrea. Ritsos porta la tragedia dentro l’intimità̀ e da mito collettivo diventa biografia. Il monologo si colloca dopo gli eventi tragici, dopo Edipo, dopo la guerra, dopo le morti. Ismene parla quando non c’è più̀ nulla da salvare, e proprio per questo può̀ finalmente raccontare. Ritsos le dà una voce che rifiuta l’eccezionalità̀, che rivendica il diritto alla normalità̀, alla paura, al dubbio. In un mondo che celebra gli eroi, lei celebra ciò̀ che è fragile, imperfetto, ordinario. L’elogio della sua mediocrità̀ è un atto politico.
“In tutta Quarta Dimensione, Ritsos inserisce dettagli domestici, oggetti minimi: una sedia, un bicchiere, una finestra, un filo di luce. Ismene è forse la voce che più̀ di tutte vive in questo spazio: parla mentre piega un panno, mentre guarda il cortile, mentre ascolta passi lontani. Lo spazio scenico è una stanza interiore, non un luogo storico: una soglia tra passato e presente, tra ricordo e visione. Gli oggetti sono risonatori emotivi” _ dichiara Elena Arvigo.
“È un mondo, il suo, fatto di gesti minimi, che diventano epifanie. La sua voce è un filo che si tende e si ritrae, una parola che nasce dal respiro delle cose quotidiane. La sua fragilità̀ le permette di vedere ciò̀ che la tragedia, nella sua grandezza, aveva nascosto. Ismene è una figura che parla potentemente al nostro tempo: non risponde ai modelli dominanti dell’eroismo. La sua voce viene da un luogo di esitazione, di cura, di piccoli gesti: uno spazio che oggi, paradossalmente, è diventato radicale. Incarna l’esperienza di chi vive in un mondo attraversato da rotture improvvise, da crolli che non abbiamo scelto. Non è la protagonista che guida gli eventi: è la persona comune che li attraversa, che li subisce, ma che prova comunque a dar loro un senso. Abita quella zona grigia dove non ci sono risposte definitive, ma solo tentativi: tentativi di continuare, di ricordare, di non farsi travolgere. Questa condizione “ordinaria”, è la condizione di ognuno di noi. E ci ricorda che esiste un eroismo invisibile fatto di cura e misura. E che dare voce a ciò che non fa rumore è una pratica necessaria del nostro tempo. La sua genialità̀ è di assumersi il peso del quotidiano mentre il mondo chiede spettacolo. Non offre soluzioni, non indica salvezze. La sua forza è un’altra: una voce che non si impone, ma persiste; che non trionfa, ma resiste. Una voce che appartiene a chi, oggi più̀ che mai, cerca di rimanere umano in mezzo al rumore. È il mito visto dal punto di vista degli invisibili cioè di tutti noi.
“Ci troviamo a Tebe – continua la Arvigo – e il modello è chiaramente la tragedia di Sofocle, Antigone, che mette in scena la disperata opposizione fra le leggi della città, rappresentate da Creonte e quelle morali difese da Antigone. Ismene passa alla storia senza sforzo: non compie alcuna azione straordinaria, ma funge da contraltare drammaturgico alle azioni eroiche della tragedia sofoclea in cui è suo malgrado coinvolta dalla sorella. La sua figura sembra in qualche modo debitrice del rovesciamento operato da Anouilh, smascherando fino in fondo la natura egoistica dell’eroicità del gesto della sorella. La nobiltà d’animo di Antigone si trasforma per Ritsos in calcolato desiderio di riscattare il proprio destino mortale. La realtà svelata da Ismene è quella di una giovane donna talmente impaurita dalle gioie della vita da anticiparne la fine, mascherandosi dietro un atto di altruistica misericordia e diventando eroina degli oppressi. L’Ismene di Ritsos cerca l’opposto, l’indeterminatezza, l’oblio. Non comprende più il valore della resistenza, della memoria, dell’immolarsi per una causa. L’arrivo del figlio di un vecchio servitore innesca il momento della confessione della propria versione della storia. Ci racconta cosa sia immergersi nella quarta dimensione”.
Un viaggio oltre un fossato di silenzio dove rari eventi accadono e dove finalmente si può sentire il suono rovesciato della verità. È il mito visto dal punto di vista degli invisibili, cioè di tutti noi.
Biglietteria: tel. +39 06 44230693– biglietteria@teatrodiroma.net
Biglietti: 15€ intero – 10€ ridotto
Orari spettacolo: tutte le sere ore 20 | domenica ore 18
Teatro di Villa Torlonia
Roma, ITA 00161 Italia 06 440 4768
