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Su quel ponte dell’Aniene, la Storia come non è mai stata raccontata

Stefano Reali affida a Laganà e Wertmuller il racconto umano della Resistenza romana.

La sera del 4 dicembre scorso, il Teatro 7 di Roma ha ospitato, come già avvenne nel 2019, la pièce Amici per la pelle, scritta e diretta da Stefano Reali; una rappresentazione che riconferma la sua potenza morale: un atto di memoria civile che, tra il comico e il tragico, rivela quanto anche “piccoli” gesti possano rappresentare atti di resistenza. La rappresentazione non si limita a ricostruire un momento storico –  l’immediata liberazione di Roma dopo la ritirata tedesca nell’estate 1944 –  ma sceglie la strada più rischiosa e più nobile: raccontare la storia di “uomini qualunque”, romani di borgata, la cui identità è fatta di dialetto, umanità, sogni spezzati e solidarietà spontanea. Reali non punta a un affresco eroico e distante, ma a una narrazione radicata, popolare, che restituisce la dignità di chi spesso resta nell’ombra dei grandi eventi.

Amici per la pelle – Rodolfo Laganà

Centrale sono le due figure in scena, interpretate da Rodolfo Laganà (Ottavio) e Massimo Wertmuller (Tazio). Laganà, con la sua romanità viscerale, l’uso autentico del dialetto, la gestualità popolare, incarna il carattere vivido, spigoloso, umoristico di un uomo abituato a levarsi i problemi con la battuta. Con lui il pubblico ride, si riconosce, si commuove. Wertmuller – per contrasto – offre un’interpretazione misurata, silenziosa, che si converte in una tensione sobria ma intensa. Il suo personaggio –  l’uomo comune che diventa “complice del destino” – emerge nella dimensione del dolore, ma anche della responsabilità, in una fragilità struggente: l’improbabile eroe che sa di non esserlo, ma che sceglie di esserlo comunque. Ed è emblematico il gesto del saluto militare con cui Tazio omaggia tutti i combattenti per la libertà.

Il rapporto tra Tazio ed Ottavio, inizialmente segnato da dissapori, gelosia e rancori, evolve, si ricuce, fino a frantumarsi e ricomporsi attraverso il gesto finale estremo.

Questa evoluzione psicologica resa con delicatezza e rigore, è forse l’aspetto più riuscito dello spettacolo. Non si assiste a una trasformazione eroica forzata, ma a una maturazione lenta, fatta di sentimenti scambiati, segreti svelati; una maturazione inevitabile, sospesa tra paura e idealismo, tra esigenza morale e tensione affettiva. E quando tutto precipita, la commedia lascia spazio all’umanità autentica, dolorosa e luminosa insieme.

La scrittura drammaturgica è ben calibrata: le parole dei personaggi – ricche di colore, ironia, ed uso del romano vernacolare – convivono con una struttura che gradualmente si addensa di tensione. Quando la commedia si fa dramma, lo fa senza retorica: non c’è enfasi forzata, ma quieta determinazione, paura e responsabilità. In questo passaggio sta la forza del testo: non nella teatralità dell’eroismo, ma nella scelta, sottile e concreta, di essere umani.

Il lavoro registico di Reali, supportato dalla grande prova attoriale di Laganà e Wertmuller, amplifica questa scelta. La scena, volutamente essenziale, lascia spazio all’immedesimazione, alle ombre, al silenzio. Non servono effetti spettacolari per rendere palpabile la precarietà di quei giorni: basta un gioco di luci ben riuscito, la musica scritta appositamente dallo stesso Reali, il rumore sommesso dell’acqua, la precarietà di un ponte, la voce imperfetta di due uomini che si trovano a dover decidere del proprio destino e di quello degli altri. La messa in scena, così orchestrata, costruisce un’atmosfera “di attesa”, la sospensione prima del salto e proprio in quella sospensione genera senso.

Il passaggio tra commedia e tragedia non è una cesura netta, ma un continuum: e in questo continuum risiede il valore di Amici per la pelle, che non si limita a ricordare: in qualche  modo, interroga il presente, fa domande alla nostra generazione: che cosa significa essere uomini, amici, cittadini, quando “essere normale” – con le sue miserie, le sue paure, le sue parole imperfette –  entra in collisione con la Storia?

Amici per la pelle – Massimo Wertmuller

Alla fine, l’applauso del pubblico – lungo, sincero, partecipato – non è mere forma di approvazione spettacolare. È riconoscenza: per aver visto su palco le vite di “nessuno” diventare esempio di coraggio; per aver vissuto un’esperienza che unisce risate e lacrime, ironia romana e tragedia civile. Amici per la pelle si fa dunque invito a non dimenticare mai che la Resistenza, la libertà, l’amicizia, possono nascere anche dall’impensabile, dall’imperfetto, dall’uomo comune. E perché questo accada, basta un ponte – fisico o metaforico – da attraversare insieme.

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Amici per la pelle scritto e diretto da Stefano Reali, con Rodolfo Laganà, Massimo Wertmuller, musica Steafo Reali, in copertina Rodolfo Laganà, Massimo Wertmuller, Teatro 7, 4 dicembre 2025

Foto ©Grazia Menna

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