Dal cuore delle Giornate Professionali del Cinema alle voci del teatro civile, fino ai festival della pace e al nuovo film di Vicari: un mosaico di storie che racconta luci e contraddizioni della nostra cultura
Si è chiusa a Sorrento la 48ª edizione delle Giornate Professionali del Cinema, organizzate dall’Anec – Associazione Nazionale degli Esercenti delle Sale Cinematografiche – insieme ad Agis e Anica. Quattro giorni di proiezioni in anteprima, trailer della stagione 2026, incontri e seminari che hanno animato l’Hilton Sorrento Palace e il Cinema Teatro Tasso, nel principale appuntamento annuale dell’industria cinematografica italiana, realizzato con la partecipazione di Acec e il sostegno del Mic – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo – e della Siae.
Tra gli ospiti molti volti noti: Antonio Albanese, Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Fabio De Luigi, Christian De Sica, Anna Ferzetti, Elodie, Rocco Papaleo, e numerosi registi fra cui Massimiliano Bruno, Leonardo Di Costanzo, Paolo Genovese, Gabriele Muccino, Gennaro Nunziante e Ferzan Ozpetek. Oltre mille gli accreditati tra esercenti, distributori e produttori, riuniti per scoprire le novità della prossima stagione e per l’assegnazione delle tradizionali Chiavi d’oro e Biglietti d’oro del cinema italiano.
Tra i premiati, il Biglietto d’oro per i maggiori successi al botteghino è andato a Follemente di Paolo Genovese e al film Lilo & Stitch, risultato il più visto in assoluto. Sul podio anche Diamanti di Ozpetek, Io sono la fine del mondo di Nunziante e Mufasa – Il Re Leone della Walt Disney.
Warner Bros ha ricevuto il Biglietto d’oro come distributrice del film spagnolo di Pedro Almodóvar La stanza accanto. Il premio Anec “Claudio Zanchi” per i talenti emergenti è stato assegnato a Elodie ed Enrico Borello; il premio Led Anec è andato ad Anna Ferzetti. I premi Cinecittà hanno premiato Le città di pianura di Francesco Sossai, mentre il premio “Cinema è immagini” è stato attribuito a La vita da grandi, esordio alla regia di Greta Scarano. Il premio Siae è stato conferito alla regista Francesca Comencini.
Tra i film presentati in anteprima spicca Il bene comune, ritorno alla regia di Rocco Papaleo, anche autore della sceneggiatura insieme a Valter Lupo. Nel cast Vanessa Scalera, Teresa Saponangelo – in scena in questi giorni al Teatro Argentina di Roma con Sabato, domenica e lunedì di Eduardo – e Claudia Pandolfi. La pellicola è una commedia on the road ambientata in un paesino lucano caro a Papaleo, lo stesso scenario di Basilicata Coast to Coast, ai margini del Parco Nazionale del Pollino, la più grande area protetta italiana con i suoi duecentomila ettari tra Basilicata e Calabria. Papaleo ha definito il film «un percorso umano divertente», che esplora la natura, le avventure di una guida incaricata di seguire quattro detenute in libertà vigilata e il cammino di un giovane atleta in cerca della propria strada. Una commedia sociale, ironica, con l’ambizione di far ridere ma anche di commuovere e far riflettere.
Intanto, il mondo dello spettacolo guarda al futuro tra progetti, speranze e l’urgenza di norme adeguate, mentre si parla dei nuovi scandali resi noti dall’Anac: sarebbero stati giudicati illegittimi alcuni finanziamenti di Cinecittà alla società dell’ex presidente Cacciamani, One More Pictures, con presunte violazioni del codice degli appalti ora al vaglio della Corte dei Conti.
In attesa del “nuovo cinema che verrà”, Quarta Parete rende omaggio al teatro civile, quello che arricchisce le coscienze e invita alla riflessione: un teatro che forse non arricchisce i gestori, ma arricchisce senz’altro il pubblico. Al Teatro Vittoria di Roma, diretto da Viviana Toniolo nel cuore del Testaccio, è andato in scena la scorsa settimana Matteotti. Anatomia di un fascismo di Stefano Massini, con la straordinaria Ottavia Piccolo e i solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo diretti da Sandra Mangini. Uno spettacolo come un grido di libertà e memoria, dedicato alla voce coraggiosa di Giacomo Matteotti, assassinato nel 1924 dalle squadracce fasciste.
Fino al 7 dicembre il teatro ospita Per questo mi chiamo Giovanni, con la regia di Stefano Messina, dedicato al giudice Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia il 23 maggio 1992. Gianni Clementi firma un testo che mette in scena le “due Italie”: quella che lotta per la legalità e quella che, come scrive Katia Ippaso su Il Messaggero, «si dedica sistematicamente alla distruzione e all’odio». Per la prima volta insieme sul palco, Stefano e Giacomo Messina – padre e figlio – interpretano una pièce ispirata al romanzo omonimo di Luigi Garlando.
Tra speranze e conferme, dal 6 al 13 dicembre prenderà vita tra Castel Gandolfo e Albano Laziale con la benedizione di papa Leone, l’Alleluja Film Festival, rassegna internazionale ideata da Pascal Vicedomini per una settima arte al servizio della pace e dell’incontro. In programma classici e nuove opere dai sentimenti pacificatori, da Mission di Roland Joffé a La vita è bella di Roberto Benigni, fino a La casa di Ninetta con Lina Sastri, tratto dal suo libro. Tra gli ospiti attesi Liliana Cavani, Noa, Cristiana Capotondi e Andrea Morricone.
Di certo non avrebbe trovato posto in un festival “in odore di santità” il nuovo, disturbante film di Daniele Vicari, Ammazzare stanca, da oggi nelle sale. Tratto dall’autobiografia di Antonio Zagari, figlio di un boss calabrese trapiantato in Lombardia, racconta il tentativo del protagonista di affrancarsi dalla criminalità negli anni Settanta. Come ricorda Federico Pontiggia sul Fatto Quotidiano, “è un film che colpisce per la singolare introspezione di un assassino che interroga se stesso sulla necessità di uccidere”. Come accadde con Diaz, anche questo lavoro lascerà il segno.




