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Mi manca Van Gogh: la società che “suicida”

Revenge porn e pazzia: Francesca Astrei dà voce a vittime e reietti di una società giudicante mettendo a confronto l’esperienza di Van Gogh con quella di una giovane donna dei nostri tempi

In un museo una guida turistica spiega con passione un quadro di Van Gogh indefinito, ma il chiacchiericcio e i rumori che vengono dal gruppo di uditori iniziano a disturbarla. Irritata li richiama all’attenzione più volte ma invano. Insiste nel parlare dell’artista e citare le lettere al fratello Theo, ma inizia a perdere il filo del discorso e nelle sue parole sbucano riferimenti a un’amica che chiama Michelina. Da qui prende il via un secondo racconto, quello che scuote ancora nel profondo la narratrice, che la porta a svegliarsi bruscamente da incubi inquietanti e che ha collegamenti atroci con la storia di Vincent van Gogh, tanto che lei ora sogna di notte di trovarsi nei suoi quadri. Un flusso di coscienza devastante, addolcito da un intelligente umorismo che mette a nudo fragilità e stati emotivi delicati.

Francesca Astrei

Il revenge porn consiste nella condivisione e diffusione di materiale sessuale senza il consenso della persona a cui si riferisce. Sono immagini e video che appartenevano a una sfera privata e vengono invece diffusi in rete per vendetta o per denigrare la persona e arrecarle danno. Mi manca Van Gogh instaura un collegamento tra due società diverse: quella ottocentesca e l’odierna. Può un individuo essere “suicidato” da una società, come direbbe Antonin Artaud in Van Gogh – Il suicidato della società? La risposta di Francesca Astrei, autrice e interprete di questo monologo, è sì. Due epoche, due sistemi sociali che annientano ed etichettano con la propria superficialità e facilità al giudizio.

Francesca rifugge dalla retorica e affronta questa tematica impegnativa con estrema cura e delicatezza, attingendo a fatti realmente accaduti ma partendo dal presupposto immaginario dello sfogo di una guida di un museo. Una rispettosa leggerezza permea il monologo, che si alimenta della delicata ironia dell’interprete-autrice e sfrutta giochi di parola e sorrisi per rendere più sopportabili e assimilabili gli strapiombi di oscurità su cui si affaccia. Ogni passaggio è calibrato alla perfezione, niente stona e tutto si compenetra a favore di un’intensità drammaturgica che scuote e lascia senza fiato, tra umorismo, tensione e dramma.

Francesca Astrei interpreta una testimone del dolore dei reietti di ogni tempo e di chi viene confinato ai margini della società, bullizzato o rifiutato. Attraverso di lei rivivono le storie delle vittime del revenge porn e le loro sensazioni. Parole come “irreparabilità” diventano macigni che soffocano, un errore una macchia indelebile che mette fine al futuro. L’accento sulle emozioni delle vittime porta a sentire sulla propria pelle quella vergogna immotivata che provano, quella devastante sensazione di aver commesso qualcosa di sbagliato ed essere colpevoli, così come l’invadenza morbosa dello sguardo altrui. Ci sono però delle seconde vittime, quelle meno dirette, a cui non si pensa spesso: amici e familiari.

Francesca Astrei

Sopportano il peso di una responsabilità lacerante, quella di sostenere la vittima, ma come si può essere abbastanza per chi ha assistito inerme alla distruzione della propria dignità ed è stato assorbito da un ciclone di crudeltà e insulti? Come senza addossarsi colpe che non si hanno e senza sentirsi del tutto inadeguati si può aiutare qualcuno a fronteggiare tanto male? Domande a cui Francesca Astrei non può dare risposte. Può solo dare voce a quel dolore, restituire dignità a ogni vittima per mezzo della sua arte e creare un collegamento tra un artista noto come Van Gogh, morto suicida ed etichettato dalla sua gente come pazzo, e una giovane donna umiliata e diffamata. Lo fa con consapevolezza, ardore e la dolcezza che le è propria, interpretando il proprio monologo, immergendosi in questo buio dell’anima e trasformando dipinti come “Campo di grano con volo di corvi” in scenografie psichiche dell’inconscio.

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Mi manca Van Gogh di e con Francesca Astrei – produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale – Teatro India, 20-30 novembre

foto di ©Francesca di Paola

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