Uscito in anteprima a Venezia 82 , il film di Andrea Di Stefano e Pierfrancesco Favino usa il tennis come contesto ma parla di tanto altro.
Se pensiamo alla moda attuale del tennis e il Challengers ( 2024 ) di Luca Guadagnino che ben lo enfatizza non possiamo immaginarci qualcosa di diverso da Il maestro di Andrea Di Stefano, che invece mostra tutt’altro.

Italia, anni Ottanta. Raul Gatti ( Pierfrancesco Favino) è l’ex campione di tennis, dal passato segnato dai successi. Successo che ha però abbandonato per via di una vita troppo disordinata e una forte depressione. Una volta dimesso da un ospedale psichiatrico si offre come maestro per giovani talenti, in questo caso per il giovane Felice Milella (Tiziano Menichelli), giovane campione a livello regionale sul quale il padre ed ingegnere Pietro Milella (Giovanni Ludeno) nutre grandi ambizioni.
L’obiettivo è quello di preparare il tredicenne Felice ai tornei a livello nazionale, tuttavia l’estate sembra non andare secondo i piani, Felice dimostra di non essere il talento su cui tanto sperava il padre venendo sempre eliminato al primo turno e Raul non è di certo l’insegnante disciplinato dedito allo scopo.
Ecco che ha allora inizio, all’insaputa del padre Pietro, un viaggio fatto di esperienze e confronto dove Raul cercherà di far capire a Felice di non essere il talento che si aspettava e dove lo stesso Felice aiuterà Raul ad affrontare grandi difficoltà della sua vita.
Dopo il suo L’ultima notte d’amore (2023) con protagonista sempre Pierfrancesco Favino, Andrea Di Stefano si sperimenta qui nel genere della commedia, una commedia in questo caso dal sapore agro dolce che ben si condensa nel genere, facendo si divertire il suo pubblico ma anche riflettere.
Il maestro mette quindi a confronto due mondi, quello dell’irresponsabile ex campione che mai è riuscito a crearsi una vita dopo gli anni d’oro, mondo per cui si è dimostrato troppo fragile e quello del giovane e fin troppo responsabile Felice, vittima di una iper proiezione da parte degli altri gettata su di lui, una responsabilità che fa fatica a gestire e che gli impedisce la spontaneità tipica della sua età.
Dall’unione di questi due mondi così distanti ma vicini i due protagonisti capiscono che l’unico modo per uscirne è sostenersi a vicenda, fregandosene di schemi e opinioni altrui. Dai reciproci fallimenti e dalle reciproche fragilità ecco che l’accettazione di questi è il primo passo per andare avanti.
Di Stefano gioca benissimo con ritmo e movimenti di macchina facendo scorrere i 125 minuti della pellicola, la sceneggiatura, qui curata da Andrea Di Stefano e Ludovica Rampoldi è snella, ritmata, fatta di battute e ottimi tempi comici.
Pierfrancesco Favino è perfetto nel ruolo dell’ex campione delirante ed estremizza con equilibrio sfiorendo il macchiettistico ma non arrivandoci; Tiziano Menichelli è un’autentica rivelazione che dona perfetta sintonia tra rigidità e spontaneità al piccolo tennista.
La fotografia curata da Matteo Cocco è calda ed avvolgente quasi a richiamo del nuovo rapporto di amicizia tra i due; la musica di Bartosz Szpak ben si sposa con il contesto sportivo, irriverente e “giocoso” del film.

In un’epoca dove competizione e successo sembra l’unica deriva raggiungibile Il maestro insegna come sia saper perdere la vera ed unica soluzione per poter davvero vincere, non nello sport, ma nella vita.
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Il maestro – Regia di Andrea Di Stefano. Sceneggiatura di Andrea Di Stefano e Ludovica Rampoldi. Con Pierfrancesco Favino, Tiziano Menichelli, Giovanni Ludeno, Valentina Bellè. Fotografia di Matteo Cocco; musica di Bartosz Szpak. Casa di produzione Indiana Production, Indigo Film, Vision Distribution – Nelle sale dal 13 novembre 2025
Foto e copertina: Vision Distribution.





