Al Teatro Golden, Riccardo Polizzy Carbonelli e Marina Lorenzi trasformano trentacinque anni d’amore in un viaggio emozionante e profondamente umano
Un letto per due, testo di Tato Russo con Riccardo Polizzy Carbonelli e Marina Lorenzi, diretto da Livio Galassi, si conferma una delle proposte più coinvolgenti e intime della stagione teatrale. Lo spettacolo, visto lo scorso 15 novembre al Teatro Golden di Roma, dove resterà in cartellone fino al 23 novembre, accompagna il pubblico in un viaggio lungo 35 anni all’interno della camera matrimoniale di una coppia che si ama, si scontra, si perde e (forse) si ritrova.

La drammaturgia di Russo, originariamente concepita come sceneggiatura cinematografica e poi felicemente adattata per la scena, si distingue per profondità emotiva e capacità di parlare a tutti. Le tappe fondamentali della vita coniugale diventano episodi teatrali densi di ironia, conflitto, speranza e rimpianto. È una “favola moderna”: non quella dell’amore perfetto, ma quella di due persone che cercano, con ostinazione e fragilità, di restare insieme nonostante tutto.
La scenografia, essenziale ma potentissima, ruota attorno a un unico elemento centrale: un grande letto matrimoniale. A completare lo spazio scenico, due appendiabiti – poi destinati a scomparire – che fungono anche da pratici separé per consentire i cambi d’abito in scena. Il letto, vero testimone silenzioso dei momenti cruciali della coppia, non è solo un oggetto fisico, ma un baricentro drammaturgico in cui si consumano le metamorfosi di Riccardo e Marina: dalla prima notte di nozze alla nascita dei figli, dal successo professionale al tradimento, fino alla convivenza con i fantasmi del passato.
La regia di Livio Galassi è misurata, raffinata, attentissima ai dettagli. Insieme alle coreografie di Aurelio Gatti e alla partecipazione dell’Incorporea Group, Galassi trasforma l’apparente staticità di una stanza in un palcoscenico vivo, capace di riflettere il fluire del tempo e delle emozioni. Le due performer in scena, con movimenti quasi “eterei” e funzionali anche ai cambi scenografici, evocano ricordi, paure e attese, arricchendo la narrazione con un linguaggio simbolico che non appesantisce mai l’azione.
Di alto spessore è l’interpretazione dei due protagonisti. Riccardo Polizzy Carbonelli, noto anche per il suo percorso televisivo, dà vita a un marito dolce ma disincantato, fragile e impulsivo, innamorato ma distante. La sua mimica – uno sguardo abbassato, una pausa calibrata, un sorriso velato di tristezza – rivela una sensibilità attoriale mai sopra le righe. Marina Lorenzi, al suo fianco, offre una prova intensa e sfumata: sa passare con naturalezza dalla tenerezza alla rabbia, dall’amarezza al ricordo dolce. Insieme, costruiscono una performance autentica: non interpretano solo due personaggi, ma due persone che hanno condiviso una vita, con le loro cicatrici e le loro speranze.
L’alchimia tra i due è evidente e non potrebbe essere altrimenti, essendo coppia anche nella vita reale. Questo legame autentico dona alla loro recitazione una complicità che supera la finzione scenica. Nei momenti più intimi, gli sguardi sembrano non essere scritti, le pause diventano significanti, un piccolo gesto racconta anni di relazione. Questo affiatamento è uno dei punti di forza dello spettacolo: rende la narrazione viva, vissuta, mai artificiale.
Dal punto di vista registico, Galassi utilizza la camera da letto non come semplice ambientazione, ma come una vera macchina del tempo. Ogni gesto, ingresso, cambio di luce scandisce una fase della vita della coppia. La regia predilige la misura: niente melodrammi gratuiti, ma un naturale scorrere degli eventi, in cui le parole di Russo si intrecciano a silenzi e movimenti coreografici per restituire un quadro completo della loro esistenza condivisa.
La trovata scenica del letto “rotante”, che ruota su diverse angolazioni per rappresentare il susseguirsi delle stagioni della vita, ha un forte valore simbolico. Il grande letto diventa così un orologio fisico e biologico, scandisce gli anni di Riccardo e Marina, i momenti sereni e quelli imprevisti. Usarlo come “macchina del tempo scenica” è una scelta registicamente potente: restituisce al pubblico il senso della ciclicità, delle trasformazioni interiori, della memoria che ritorna e muta.

Un letto per due è una perfetta alchimia tra testo, recitazione e regia. La scrittura di Russo è ironica, dolente, profonda; la regia di Galassi valorizza ogni sfumatura; Polizzy Carbonelli e Lorenzi offrono interpretazioni robuste, emozionanti, sincere. È una commedia che fa ridere e riflettere, che parla d’amore senza idealizzarlo e che lascia una traccia nel cuore di chi la guarda. Uno spettacolo da consigliare a chi ama il teatro intimo, le storie di coppia e quei racconti di vita che continuano a vivere anche dopo la chiusura del sipario. Il pubblico accoglie la commedia con grande calore: gli applausi finali, lunghi e sinceri, confermano che questa pièce non si esaurisce sul palcoscenico, ma accompagna gli spettatori ben oltre l’uscita dal teatro.
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Un letto per due – di Tato Russo, regia Livio Galassi, con Riccardo Polizzy Carbonelli, Marina Lorenzi, coreografie Aurelio Gatti,con la presenza degli Incorporea Group, produzione T.T.R. ILTeatro di Tato Russo coop a.r.l., in copertina Marina Lorenzi, Riccardo Polizzy Carbonelli, Teatro Golden 15 novembre 2025
Foto ©Grazia Menna





