Il teatro come presidio civile: a Fortezza Est la periferia diventa rivoluzione con Flavia De Lipsis, Valentina Martino Ghiglia e Alessandro Blasioli
A Fortezza Est la sera del 13 novembre scorso è andato in scena Car(o)vita. Fatti la tua rapina prima che lo Stato finisca di fare la sua, una commedia tagliente che affonda i denti nella quotidiana ingiustizia sociale con feroce ironia. La drammaturgia di Roberto Simonte, raffinata e spiazzante, si intreccia con la regia scattante di Pietro Dattola in un affresco teatrale che unisce rabbia, poesia e un’irresistibile carica di dissenso.

Nel cuore della vicenda ci sono Vicky e Zaira, due donne che vivono al CEP, un quartiere popolare che un tempo era sinonimo di mutuo soccorso e oggi è ridotto a un mosaico di precarietà: turni spezzati, stipendi che evaporano, spese fatte a rate di fortuna, assegni che non arrivano e prezzi che lievitano senza vergogna. Dove un tempo ci si aiutava, ora regnano silenzio e rassegnazione. Chi è riuscito ad “andare su” è scomparso nel nulla, gli altri rimangono a galleggiare in un mare di problemi che non fanno più notizia.
Vicky e Zaira, però, non si piegano. Travestite, fradice di sudore e armate di finti mitra recuperati dai margini del loro passato di quartiere, decidono di ribaltare l’inerzia: mettere a segno quella che definiscono «la più bella rapina del mondo». Una rapina anomala, quasi poetica: svuotare un supermercato e riempire un furgone di beni essenziali per rivenderli nel palazzo a prezzi onesti, restituendo dignità a chi non può più permettersi neanche un carrello della spesa semi-vuoto!!. Un’azione sfrontata, disperata e lucidissima, un gesto di giustizia fai-da-te che suona come una sfida aperta all’indifferenza.
La forza dello spettacolo risiede proprio in questa ribellione “morale”, una sorta di Thelma & Louise cresciute tra le case popolari, attraversata dal fantasma di Antigone che si oppone alle leggi ingiuste. Simonte miscela riferimenti cinematografici e letterari con leggerezza, costruendo un racconto che ricorda Tarantino ma senza sangue, privilegiando invece l’umorismo tagliente, la parola rapida, il paradosso che mette a nudo la realtà.
A dare corpo a questa drammaturgia complessa contribuisce un cast di spessore. Flavia Germana De Lipsis e Valentina Martino Ghiglia interpretano Vicky e Zaira, sempre in equilibrio tra vulnerabilità, sarcasmo, rabbia e slancio emotivo. Sono magnetiche, vitali e tra di loro si percepisce la complicità di una coppia capace di trasformare ogni gesto in un frammento di verità autentica. Accanto a loro, Alessandro Blasioli porta sulla scena un caleidoscopio di voci, figure, ricordi e presenze che popolano il CEP: un’umanità variegata che emerge grazie alla sua abilità mimetica, alla sua duttilità attorale e alla sua capacità di riempire il palco senza mai ingombrarlo. È lui a dare consistenza a quel mondo collettivo fatto di “altri”, che spesso non vediamo ma che sono il cuore pulsante della narrazione.
La regia di Dattola accentua questa coralità invisibile: unisce realismo e surrealtà, alterna ritmi incalzanti a pause profonde, crea un linguaggio scenico dinamico che porta lo spettatore nel vivo della vicenda senza filtri. La scena diventa così luogo di resistenza, spazio dove la rabbia quotidiana viene sublimata in energia teatrale.
Car(o)vita si trasforma così in un grido. Non offre risposte facili, ma domande urgenti. Chi ruba davvero? Chi tenta di sopravvivere o chi, dall’alto, continua a sottrarre diritti e possibilità? La “rapina” delle protagoniste diventa metafora delle tante rapine che le istituzioni compiono ogni giorno ai danni di chi non ha voce. Lo spettatore è così spinto a non distogliere lo sguardo, a interrogarsi sul proprio ruolo, a immaginare un altro modo di stare al mondo.
La scelta di presentarlo a Fortezza Est, nel cuore di Tor Pignattara, non è secondaria: un luogo che incarna perfettamente la vitalità della cultura indipendente romana e le contraddizioni di una città che cambia in fretta. Un teatro che torna ad essere presidio politico, culturale e identitario, inserito nella stagione POETICA 2025/26 e da sempre attento alle narrazioni delle periferie.

Finalista a Drammi di Forza Maggiore 2021 e al Festival InDivenire 2024, Car(o)vita conferma così la sua potenza innovativa: un’opera che unisce ironia e denuncia, umorismo e profondità, trasformando il palcoscenico in un luogo di confronto e liberazione. Una storia che parla di chi è rimasto indietro, ma non ha smesso di lottare; una vicenda che appartiene a molte più persone di quanto vogliamo ammettere. E mentre Vicky e Zaira riempiono quel furgone immaginario di frutta, pasta, acqua e speranza, lo spettacolo – appluaditissimo dal pubblico presente in sala – ricorda che la vera rivoluzione può cominciare da un gesto folle, minimo, imperfetto. Basta decidere di non restare zitti. Basta iniziare a fare “la propria rapina”: quella contro l’ingiustizia del quotidiano.
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Car(o)vita. Fatti la tua rapina prima che lo Stato finisca di fare la sua – di Romerto Somonte, regia Pietro Dattola, con Flavia Germana De Lipsis, Valentina Martino Ghiglia, Alessandro Blasioli, Fortezza Est 13 novembre 2025
Foto ©Grazia Menna





