In “Club 27 “, Elisa Di Eusanio, condividendo il proprio vissuto, omaggia attraverso la musica rock le anime fragili che hanno lasciato questa vita a 27 anni e con loro tutti coloro che combattono contro il buio per troppa sensibilità
Vengono i brividi pensando alla correlazione tra questo testo di Brunori Sas e lo spettacolo di Elisa Di Eusanio Club 27, dedicato alle anime fragili che si sono sentite sopraffatte da questo mondo e hanno trovato silenzio dal frastuono del dolore in una morte prematura a ventisette anni. Kurt Cobain, Amy Winehouse, Robert Johnson, Janis Joplin, Jimi Hendrix, Jim Morrison. Sono loro gli artisti omaggiati al Teatro Belli in questo spettacolo emozionante da Elisa Di Eusanio e dalla band sul palco: Joe Calabrò (chitarra e voce), Fabio Frombolini (basso e voce) e Stefano Costantini (batteria).

Un tributo live intenso e autobiografico, dove Elisa si espone, come cantante e come persona, e sceglie un approccio tutto suo per penetrare negli abissi di sofferenza e inadeguatezza che caratterizzano la vita di chi sente tutto sulla propria pelle: la strada di un’autoironia autentica, propedeutica al superamento delle tenebre e alla riconquista della vita, e quella di una ribellione catartica ai margini soffocanti della società e dell’esistenza.
L’immersione nei fondali della paura genera una rabbia che si riflette nella voce di Elisa, sia nel canto graffiante e basso, esplosivo e travolgente che nel parlato, accompagnato sempre da accenni di musica strumentale in sottofondo, nonché in una gestualità estremizzata, che invade lo spazio senza chiedere permesso, che rivendica il diritto a essere felici di tutte le anime fragili. Questa rabbia non è assolutamente fine a se stessa: è sfogo, urgenza, necessità. Nasce dall’esperienza vissuta, quella che Elisa porta coraggiosamente sul palco, con il conforto e l’ausilio della propria band. Una testimonianza personale che si fonde con i racconti biografici e gli aneddoti dei grandi nomi del passato e con sincere e intense riflessioni sullo stare al mondo e il significato della vita.
C’è musica, ma anche tanto teatro. Alla fin fine è un monologo musicato, cantato, degno dell’attrice che è Elisa Di Eusanio, che afferra le parole, le possiede e compone una propria partitura del suono e del senso. Club 27 è un momento di introspezione e leggerezza al contempo. Una miscela esplosiva di profondità, in cui si affronta la vulnerabilità umana con registri variegati, affondando il coltello nella ferita pulsante ma offrendo allo stesso tempo una visione nuova, una luce di speranza nel buio che più buio non potrebbe essere.
Questo anelito alla vita lo si rintraccia oltre che nella passionalità di Elisa, oltre che nella forza dirompente della musica, oltre che nella sensibilità dispiegata e condivisa, anche nell’elemento sempre presente sotto traccia dell’auto-umorismo, del mettersi in gioco e affondare senza peso, con leggerezza, consapevoli dell’oscurità ma con un nuovo sguardo. Di certo valore anche la condivisione appunto, la consapevolezza di non essere soli, di trovare conforto nella vicinanza di un estraneo. Il teatro è un luogo dove questa dimensione di collettività si amplifica, quindi quale posto migliore per creare un’ondata di empatia che abbatta i muri dell’indifferenza e risvegli una scintilla interiore di vita?
Elisa Di Eusanio è sfrenata, selvaggia, sfrontata e dionisiaca nel suo flusso di coscienza che investe musica e parole. Ancella dell’emozione, star a tutto tondo. Passa dal pubblico per salire sul palco: lei è parte di esso, sua rappresentante, medium tra il passato e il presente, tra gli artisti che celebra e chi invece la guarda. La sua voce sembra indomabile, possente e ribelle, ma poi nel parlato ci sono dei momenti in cui si fa bassa e profonda per raggiungere con delicatezza una dimensione interiore che richiede dolcezza e un’emotività più attenta. Negli occhi di Elisa e nel viso contrito a tratti si legge una commozione vicina al pianto di un’autenticità che travolge e sublima momenti di puro pathos comune.
Forte la condanna e la parodia delle sostanze stupefacenti, che lì per lì attenuano il dolore ma poi ti lasciano un vuoto dentro incolmabile, un’incapacità di vivere e accettare la vita ancora più disperata. Smettere di sentire non è la soluzione al troppo sentire, che è bellissimo e va accettato, facendosi aiutare a trovare l’incastro giusto per vivere in armonia con questo mondo, per farcela. La scenografia minimale punta a ricreare l’estetica di una stanza, con i poster degli artisti omaggiati, scritte, disegni sul fondale. Il caos della camera di un’adolescente ardente di sogni e fedele ai suoi miti: le leggende del Club 27. Durante lo spettacolo la voce registrata di Marco Rossetti legge la lettera d’addio di Kurt Cobain ed è gelo, struggimento, intimità, turbamento.
Club 27 ci lascia però con una speranza, forse un insegnamento: vivere davvero significa annusare anche il nostro dolore, vivere a pieno anche il buio e accettare di affrontarlo, senza fuggire, senza inventare forme di scappatoia. Solo in questa complessità, in questa pienezza del sentire è possibile accendere una nuova consapevolezza e toccare con mano la bellezza della vita, guardare di nuovo negli occhi la nostra parte bambina e dirgli che non deve avere paura perché siamo pronti a prenderci cura di lei.

Elisa di Eusanio ci dà un ulteriore suggerimento: non chiuderci in noi stessi e seguire degli ideali che aiutino il prossimo. Lei lo fa in prima persona e ci lascia con una supplica: aiutare chi non ha voce, i più inascoltati di tutti. Così nel finale indossa la maglietta “chiudete i mattatoi” per ricordare l’urgenza della situazione animale, lei che è fieramente vegana e antispecista, e invita il pubblico ad aiutare Medici Senza Frontiere, perché l’emergenza a Gaza non è finita.
Ma chiedilo a Kurt Cobain
come ci si sente a stare
sopra un piedistallo
e a non cadere.
Chiedilo a Marilyn
quanto l’apparenza inganna
e quanto ci si può sentire
soli
e non provare più niente
non provare più niente
e non avere più niente
da dire.
Vivere come sognare
ci si può riuscire
spegnendo la luce e tornando a dormire
(Brunori Sas, “Kurt Cobain”)
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Club 27, scritto e interpretato da Elisa Di Eusanio – chitarra e voce: Joe Calabrò – basso e voce: Fabio Frombolini – batteria: Stefano Costantini – voce Kurt Cobain: Marco Rossetti – disegno luci: Camilla Piccioni – foto di scena: Manuela Giusto- prodotto da Società per Attori – Teatro Belli, dal 4 al 30 novembre 2025





