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“The Smashing Machine” – Quando anche gli dèi cadono

Dwayne Johnson sorprende alla Mostra del Cinema di Venezia con il ritratto di un campione costretto a fare i conti con sé stesso, oltre il ring e la gloria.

Presentato in concorso all’82 mostra del cinema di Venezia e premiato per la miglior regia The smashing machine di Benny Safdie, al suo primo lungometraggio senza il fratello Josh, con cui aveva attirato l’attenzione del grande pubblico firmando opere come Good Time e Diamanti grezzi, racconta l’avvincente parabola di Mark Kerr, leggenda statunitense di arti marziali miste. 

Dwayne Johnson

Il film segue tre anni della vita del lottatore e si focalizza sulla sua dimensione personale ed intima: dalla dipendenza da oppiacei assunti per lenire i dolori causati durante incontri, alla passionale e tortuosa relazione con Dawn Staples, fino alle proprie difficoltà nell’elaborare ed accettare le sconfitte, sul ring così come nella vita. Kerr non sa cosa significa perdere, perché lui non perde mai. Anche gli dèi però, prima o poi, cadono ed è giunto anche il suo momento. La prima sconfitta sportiva sancisce un momento di non ritorno per il protagonista: uno spartiacque che obbliga Kerr a fare definitivamente i conti con sé stesso e con i suoi demoni interiori. Tutto ciò si riversa sul suo già instabile rapporto con Dawn. La loro incomunicabilità, sospesa da momenti di sincero affetto, provoca litigi che il regista filma come fossero veri e propri scontri all’ultimo sangue sul ring.

Dwayne Johnson ed Emily Blunt sorreggono l’intero film con invidiabile maestria che suggella la loro caratura interpretativa. Johnson è la vera rivelazione del film: abbandona i blockbuster action, che lo hanno fatto assurgere ad indiscussa star del genere, e si consacra così come attore drammatico, capace di far emozionare per la sua vulnerabilità ed umanità. La coraggiosa scelta di uscire da una comfort zone a cui ci aveva da sempre abituati è stata ripagata. “The rock” infatti, affidandosi completamente alla sapiente mano di Safdie, plasma un Mark Kerr sfaccettato e ambivalente: un uomo all’apparenza indistruttibile, una “smashing machine” appunto, che nasconde un animo fragile e una genuina dolcezza. L’attore californiano riesce così a far trasparire la contraddittoria dicotomia del personaggio. Non può essere esente da un plauso anche Emily Blunt, congeniale spalla di Johnson, nei panni di Dawn Staples. Anche lei fragile e dolente e alla continua ricerca d’affetto e approvazione da parte del fidanzato. Peccato solo per come il suo arco narrativo giunga al termine: con una laconica didascalia finale che banalizza e riduce ad un solo verso l’epilogo di un personaggio, fino a quel momento sfaccettato e tridimensionale, il quale risulta essere, a fine visione, irrisolto e mutilato.

Sebbene l’impalcatura narrativa sia piuttosto classica e convenzionale (segue i canoni del biopic sportivo) l’opera attrae per la cura formale ed estetica. Il film, girato in formato 16 mm risente dell’influsso documentaristico che permette di entrare nella quotidianità domestica di Kerr sfruttando a pieno il concetto di “immagini rubate”, che ammicca all’arthouse, come se la telecamera si stesse nascondendo per catturare di sfuggita o alla lontana, con pudore e distacco, momenti di reale intimità tra la coppia. In tutte le sequenze più spiccatamente sportive il ritmo del montaggio si fa adrenalinico e incalzante. 

Emily Blunt e Dwayne Johnson

The smashing machine non è solo una storia di sport ma un viaggio dentro la psiche di un uomo che deve imparare ad accettarsi, nella vittoria come nella sconfitta. Il sorriso trattenuto di Mark Kerr sotto la doccia, nella scena conclusiva, è emblematico: Kerr ha fatto pace con sé stesso ed ha imparato ad accettare la sconfitta. 

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The Smashing machine – Regia, soggetto e sceneggiatura: Benny Safdie – Con: Dwayne Johnson, Emily Blunt, Ryan Bader, Bad Rutten, Oleksandr Usyk, Satoshi Ishii, Lyndsey Gavin, James Moontasri, Yoko Hamamura – Musiche: Nala Sinphro – Scenografia: James Chinlund – Costumi: Hedi Bivens – Montaggio: Bennie Safdie – Fotografia: Maceo Bishop – Produzione: A24, Magnetic Fields Entertainment, Seven Bucks Production, Out for the Count Productions – Uscita nei cinema 18 novembre 2025

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