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Gilberto Govi: il maestro del teatro dialettale genovese

La straordinaria “maschera” del teatro genovese

Ci sono stati comici immediatamente riconoscibili per certi tratti fisici o per alcuni atteggiamenti spontanei ed efficaci; questo perché il comico, in quanto servitore di un solo padrone (ossia il pubblico), è sempre stato lo specchio di una società, capace di mettere in luce pregi e difetti dell’uomo comune. Gilberto Govi ne fu un simbolo vivente. Nume tutelare della scena genovese, la sua arte non si limitava alla recitazione, ma si manifestava nella creazione di una “maschera” indelebile, un archetipo della semplicità umana. La sua maschera era il risultato di una fusione perfetta tra la sua persona, una caratterizzazione fisica e di costume meticolosa e l’uso sapiente del dialetto, che insieme davano vita a personaggi a tratti burberi ma fondamentalmente bonari. In questo 2025, che segna i centoquaranta anni dalla sua nascita (e in vista del sessantesimo anniversario della sua scomparsa il prossimo anno), ricordiamo Govi come un artista illustre che ha saputo trasformare il vernacolo in un’arte universale.

Gilberto Govi

La sua vis comica, leggera e frizzante, si basava sull’osservazione acuta della realtà e sulla capacità di restituirla con un’ironia sottile e pungente, idonea a parlare direttamente al cuore del pubblico ligure, e non solo. Inoltre, la sua cifra stilistica risiedeva anche in una mimica facciale e corporea di rara efficacia, sufficiente a strappare risate copiose anche in assenza di dialoghi. Nel panorama del teatro in dialetto genovese, Govi ha giocato sicuramente un ruolo fondativo. Infatti, non si limitò a interpretare testi esistenti, ma contribuì a plasmare un intero genere, portando sul palco dinamiche familiari e sociali che risuonavano profondamente con la vita della gente comune. Diverse commedie, come Maneggi per maritare una figlia (Niccolò Bacigalupo, 1880) o Pignasecca e Pignaverde (Emerico Valentinetti, 1927), diventarono capisaldi del suo repertorio, pietre miliari di un teatro in grado di divertire e, al contempo, offrire uno spaccato autentico della società italiana dell’epoca.

Tullio Solenghi in “Pignasecca e Pignaverde

L’eredità di Govi è tutt’oggi viva, come dimostrano le riproposizioni delle sue opere. Tra gli eredi spirituali, merita una menzione particolare Tullio Solenghi, che con grande rispetto ha saputo reinterpretare il repertorio goviano. Solenghi, con la sua sensibilità e il suo talento, ha offerto una lettura fresca e vibrante dei suoi personaggi, dimostrando la perenne attualità e la forza universale della maschera creata da Gilberto Govi. In questo modo, il “signore del teatro genovese” continua a vivere, a far ridere e a emozionare, confermando il suo status di artista immortale.

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