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Lucca “Sottosopra”: arrivano le star di Stranger Things


I fratelli Duffer e i protagonisti di Stranger Things si raccontano a Lucca Comics & Games

Ci siamo. L’evento con la ‘e’ maiuscola di questa edizione di Lucca Comics & Games è arrivato. E’ il momento di entrare nel magico e spaventoso mondo del Sottosopra.

Venerdì 31 ottobre, i creatori della serie Netflix che ha intrattenuto e tenuto col fiato sospeso il pubblico di tutto il mondo per un intero decennio sono arrivati a Lucca insieme alle loro star per promuovere l’ultima attesissima stagione di Stranger Things e raccontare la loro esperienza girando la serie e la conclusione del viaggio intrapreso dieci anni fa, quando iniziarono le riprese della prima stagione.

Partendo proprio dalla conclusione, i fratelli Duffer hanno spiegato che per sei anni hanno saputo quale sarebbe stata la scena che avrebbe chiuso la serie, come sarebbero stati gli ultimi dieci minuti, ma quando hanno cominciato a lavorare alla quinta stagione la parte difficile è stata capire come realizzare gli ultimi quaranta minuti e a partire da essi costruire il resto della stagione in modo da non rovinare tutto quello che avevano costruito in quegli anni.

Per i Duffer la scena più significativa di Stranger Things resta la primissima che hanno girato in ordine cronologico, che coincide proprio con la prima scena del film (quella in cui i protagonisti giocano a Dungeons & Dragons nello scantinato) per la comprensibile ragione che non avendo mai realizzato niente di successo si sentivano nervosi. Ricordano però che nel momento in cui stavano girando, la scena ha fatto pensar loro alla propria infanzia e che forse questa volta avrebbe funzionato. L’ultimo episodio, invece, riflette il loro viaggio come creatori della serie e rappresenta il loro saluto di commiato allo show, agli attori e ai fan.

Gli interpreti del gruppo di amici protagonisti della serie hanno poi raccontato la loro esperienza e cosa ha significato giungere al termine.

Finn Wolfhard, interprete di Mike, ha spiegato che il suo personaggio è evoluto in molti aspetti come succede a tutte le persone nella vita, ma lo ha fatto in circostanze strane e inquietanti. Un’evoluzione che riflette le loro vite di attori, “costretti” a vivere una crescita insolita rispetto alle persone ordinarie. Ma essere insieme, vivere questa fase come un gruppo li ha aiutati. E a proposito di questo, rivela che nell’ultima stagione il suo personaggio sarà proprio più attivo nel tenere insieme quel gruppo di amici che ha affrontato avversità fuori dal comune.

L’attore afferma di avere un sacco di ricordi delle riprese, ma quella più speciale è l’ultima scena che hanno girato tutti insieme, che ricorderà per tutta la vita.

Anche per Gaten Matarazzo, l’amatissimo Dustin, come per i Duffer, il ricordo più bello è rappresentato dalla primissima scena che hanno girato, quando il loro temperamento di ragazzini poteva anche creare qualche difficoltà nel mettere insieme la sequenza, ma fu per loro ragione di molto divertimento.

Sostiene che il modo in cui i fratelli Duffer hanno scritto il suo personaggio ha rappresentato una sfida sempre più difficile interpretarlo, soprattutto nell’ultima stagione, in cui, come sappiamo, ha perso un amico importante, ma che è proprio nei momenti in cui si sente sotto pressione che dà il meglio come attore.

Caleb McLaughlin spiega che il suo personaggio, Lucas, è diventato molto complicato nel corso degli anni. Nella prima stagione era molto scettico e sulla difensiva, ma nella quinta, dopo tutte le esperienze passate è diventato una persona più sensibile. Il Sottosopra, dice, è un mondo di demoni e di paure che non sono altro che quello che affrontiamo dentro di noi. Superandole Lucas è diventato una persona resiliente.

Per il giovane interprete la quarta stagione in particolare lo ha aiutato sia come attore che nella vita, poiché la storia di Lucas stava riflettendo la sua, essendosi trovato alla ricerca di sé stesso e un approccio alla vita differente.

Noah Schnapp, interprete del ben noto Will (il bambino scomparso nella prima stagione) spiega che l’evoluzione del suo personaggio è fantastica perché egli non deve lottare soltanto con un’insicurezza, ma più di una. Tutte le persone ne devono attraversare una molteplicità contempornaemanete, non una alla volta, e questo è quello che lo rende così reale. E’ un percorso molto complesso, aggiunge, che non si può realizzare in una sola stagione e si sente molto soddisfatto di come la sua storia si concluda perché Will capirà veramente chi è.

Schnapp afferma che tutto del girare la serie ha avuto un impatto su di lui in modi diversi, ma quando sei così giovane sei anche molto impressionabile e ricorda il nervosismo di dover girare la prima scena emotiva in cui dover piangere. Wynona Rider, co-star che interpreta la madre di Will, lo aiutò in quell’occasione, invitandolo a provare insieme nella sua roulotte, dandogli consigli e mettendolo a proprio agio.

Per tutti loro è stata una seconda madre.

Infine, i fratelli Duffer trattano l’argomento controverso della componente apparente fondamentale e allo stesso tempo deleteria: la nostalgia e il rischio che la serie si riduca soltanto ad essa. Spiegano che per loro Stranger Things voleva ricatturare quelle sensazioni che avevano provato quando erano bambini, quindi parte dell’intento era raccontare la storia della loro infanzia. Ma lo show non può aver funzionato solo per la nostalgia, dato che si rivolge principalmente a un pubblico che è troppo giovane per aver fatto esperienza di quell’epoca (gli anni Ottanta). Lo scopo della serie non era romanticizzare il passato. Ciò che ha funzionato è come la storia e i personaggi sono scritti. Una storia che parla di valori universali.

Come abbiamo ormai ben capito in questi anni di fedele seguito, ciò che i fratelli volevano raccontare, e che possiamo concordare siano egregiamente riusciti a fare, è la storia di outsider, mostrare che anche chi si trova al margine è protagonista della propria e può trattarsi di una vicenda incredibile.

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