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Conclusa la Giornata Nazionale Giovani e Memoria all’Auditorium Parco della Musica

31 Ottobre @ 10:00 23:30 CET

Si è svolta venerdì 31 ottobre, all’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” di Roma, la 4a edizione della Giornata Nazionale Giovani e Memoria, dedicata quest’anno alla “Nostalgia di futuro”. L’incontro ha rappresentato un momento di riflessione condivisa sul valore delle radici e sull’importanza di guardare al futuro con consapevolezza e fiducia, riconoscendo nel passato la base su cui costruire nuovi percorsi di crescita.

Il significato di una “nostalgia di futuro”

Il tema ha invitato i partecipanti a esplorare un concetto di nostalgia orientato al domani: un sentimento capace di custodire la memoria, valorizzare le esperienze e trasformarle in energia creativa per progettare ciò che ancora deve arrivare. Il futuro è stato raccontato come una prospettiva da accogliere e costruire, un orizzonte di opportunità da rendere concreto attraverso impegno, visione e partecipazione.

Presenze istituzionali e testimonianze di valore

La Giornata, promossa dal Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, organizzata dalla Struttura di Missione anniversari nazionali, in collaborazione con l’Agenzia Italiana per la Gioventù, l’Automobile Club d’Italia e l’Automobile Club Roma, e condotta da Hoara Borselli e Massimiliano Ossini, ha offerto un intenso programma di interventi e riflessioni. Alla presenza di circa 700 studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, hanno partecipato Paolo BonolisPaola Di Caro e Luca ValdiserriAnthea ComelliniPaolo Corbidon Roberto FiscerAlessandro FlorenziMartina Pennisi e Walter Quattrociocchi.

Dichiarazioni del Ministro Abodi: «La Giornata Nazionale Giovani e Memoria è dedicata ai ragazzi e alle ragazze che rappresentano non solo il nostro futuro, ma soprattutto il nostro presente. La partecipazione di tanti studenti è un segno tangibile di questo impegno, un investimento sul futuro ma anche sull’oggi. Dobbiamo offrire opportunità, accorciare le distanze e metterci in sintonia con le nuove generazioni. Il nostro compito è incontrarli, ascoltarli, dialogare e prendere reciprocamente impegni concreti, cercando poi di rispettarli. È così che si costruisce un rapporto vero, giorno dopo giorno, ed è questo il senso profondo della giornata. La politica più nobile è quella che ascolta, che si mette in cammino con i giovani e che guarda al futuro con ragionevole ambizione».

«Ci sono cinque elementi che ci fanno sperare nel futuro – spiega il Ministro –. Il primo è la memoria, che insieme all’intelligenza va difesa. Il secondo è il talento, che non è eccellenza ma ciò che ci è stato affidato e che dobbiamo restituire valorizzato. Il terzo è la libertà, bene prezioso da conquistare e proteggere. Il quarto è il rispetto, che tiene insieme tutti gli altri. E infine c’è la vita, il dono più grande: il futuro nasce dal desiderio e dal coraggio di donarla, perché è la forma più alta di amore e di continuità».

Arte, musica e partecipazione

Le esibizioni di Mvula Sungani Physical Dance e della Nuova Orchestra Scarlatti Young hanno arricchito la mattinata con momenti di grande intensità, intrecciando linguaggi artistici diversi in un racconto comune di identità, memoria e visione. Il connubio tra parola, musica e movimento ha espresso in modo coinvolgente il senso profondo della giornata: coltivare il futuro partendo dalla forza del ricordo e dell’esperienza condivisa. 

Dialogo tra generazioni per costruire il domani 

La Giornata Nazionale Giovani e Memoria “Nostalgia di futuro”ha confermato il valore del dialogo tra generazioni come strumento di crescita culturale e civile, rafforzando la sinergia tra istituzioni, scuola, mondo dello sport e della cultura. Un appuntamento che ha offerto ai partecipanti la possibilità di sentirsi parte di un percorso collettivo, fondato sulla memoria come risorsa e sul futuro come responsabilità condivisa. 


Durante la mattinata si sono alternati diversi ospiti:

Il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, attraverso un video messaggio, ha dichiarato: «“Nostalgia di futuro” significa desiderio di costruire ciò che ancora non c’è. Nel mondo agricolo questo è naturale: si custodisce la memoria del passato, ma si innova ogni giorno per garantire sostenibilità e valore. Il nostro dovere è lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo trovato, imparando dagli errori e usando conoscenza e tecnologia per migliorare ciò che ci circonda».

Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella«Franca Viola, una ragazza del profondo Sud negli anni Sessanta, ebbe il coraggio di dire “no” al matrimonio riparatore dopo essere stata rapita e violentata. All’epoca, la legge cancellava il reato se la vittima sposava il suo aggressore: lei rifiutò e cambiò la storia della libertà femminile in Italia. Oggi vogliamo ricordare il suo gesto con una corsa simbolica, “Corri Libera”, organizzata insieme ai ministeri dello Sport e dell’Istruzione. È una corsa per la libertà di tutti: delle donne, ma anche degli uomini che scelgono di correre accanto a loro, contro ogni forma di violenza».

Paolo Bonolis«Lo smartphone è utile, ma distrae e sostituisce la fatica con la velocità, che è diventata la nuova divinità. E senza fatica, le cose perdono valore. I giovani oggi rischiano di perdersi nella meraviglia delle funzioni e di smarrire la verità della realtà. Le nuove generazioni stanno delegando memoria, relazioni e capacità di attenzione alla tecnologia, diventando più facilmente “addomesticabili”. Bisogna tornare a guardarsi negli occhi, a vivere nello spazio e nel tempo, perché solo così si dà senso a ciò che si fa e si impara davvero a essere liberi».

Don Roberto Fisher«Il futuro è degli innamorati, di chi mette amore e passione in ciò che fa. Penso a Honest, un ragazzo del mio oratorio arrivato da lontano: si allenava ogni giorno nel campetto di terra battuta, e la settimana scorsa ha esordito in Champions con l’Atalanta. Gli ho chiesto: “Perché lo facevi?” e lui mi ha risposto: “Amore.” Lo stesso vale per Tiziano, un carabiniere che aiuta i ragazzi in difficoltà, o per Cinzia e Lucia, insegnanti che preparano le lezioni a mezzanotte. Chi glielo fa fare? Amore. È questa la forza dei giovani: la capacità di amare, di rialzarsi, di trasformare le ferite in fiori. Possiamo sbagliare, ma non siamo sbagliati».

Paolo Corbi: «Lo sport è una straordinaria palestra di comunità. Non è solo competizione, ma cooperazione, rispetto, fiducia reciproca. È lì che si impara a cadere e rialzarsi, a capire che il successo individuale ha senso solo se condiviso. Ho visto ragazzi trasformarsi grazie al calcio di quartiere, al basket in oratorio o alla corsa collettiva: lo sport, quando è vissuto insieme, diventa una scuola di vita e di cittadinanza».

Alessandro Florenzi: «Nel calcio ho imparato che il talento serve, ma senza squadra non sei nessuno. Il gruppo ti migliora, ti corregge, ti sostiene. Anche fuori dal campo, lo sport deve essere una casa aperta, dove i giovani trovano esempi e valori. Penso ai bambini dei campetti delle periferie: quando hanno una comunità che li accompagna, scoprono che vincere non è solo fare gol, ma crescere insieme».

Paola Di Caro: «Dopo la morte di nostro figlio, abbiamo scelto di non fermarci nel dolore ma di trasformarlo in qualcosa che parlasse ai giovani. Così è nato 24 Frame al Secondo, un concorso di cortometraggi per dare voce alla loro creatività e al loro sguardo sul mondo. La memoria non è solo ricordo, ma azione: è rispetto per la vita e per ciò che ancora può nascere. Ogni volta che un ragazzo racconta una storia con passione, nostro figlio rivive un po’ in quella luce».

Luca Valdiserri: «Volevamo dimostrare che la Generazione Z non è invisibile, ma capace di creare bellezza e senso. I ragazzi che partecipano ai nostri concorsi ci insegnano che, quando si fanno cose belle, non si cercano pericoli: non si corre, non si guida ubriachi, si usa la fantasia. Anche la prevenzione passa da qui — dalla creatività e dalla voglia di costruire. È il modo più vero per ricordare nostro figlio e per dare speranza a chi resta».

Anthea Comellini: «Diventare astronauta significa prepararsi all’imprevisto. Durante l’addestramento affrontiamo ambienti estremi — grotte, montagne, immersioni sott’acqua — per imparare a gestire ciò che non si può prevedere. Non è solo resistenza fisica, ma capacità di adattamento e lavoro di squadra. Io e il collega Andrea Patassa siamo stati scelti tra 22.000 candidati, e mi sento onorata di rappresentare una generazione che crede nella scienza e nella collaborazione europea. Da bambina sognavo lo spazio; oggi sogno di contribuire a portare nuove conoscenze sulla Terra. È questo, per me, il vero significato dell’esplorazione».

Martina Pennisi: «Una volta mi sono tatuata l’iniziale di una persona: sembrava un gesto irreversibile. Ma in realtà nulla è più indelebile dei nostri dati digitali. Ogni foto, ogni post resta, anche se proviamo a cancellarlo: gli algoritmi li ripropongono, decidono cosa ricordiamo e quando. Le piattaforme remixano i nostri ricordi — aggiungono musica, scelgono le immagini — e noi finiamo per ricordare ciò che qualcos’altro seleziona per noi facendo diventare così la memoria un prodotto, e persino i ricordi, oggi, si pagano in abbonamento».

Walter Quattrociocchi: «Ogni cosa che affidiamo alla rete resta per sempre, e questo dovrebbe renderci più consapevoli. Il vero rischio, però, è la delega: lasciamo che le macchine filtrino, scelgano e persino creino per noi l’informazione senza che verificare la veridicità. I large language model non comprendono ciò che dicono, ma generano risposte credibili: è l’illusione della conoscenza. Così nascono le “echo chambers” e quella che definiamo epistemia, la malattia della conoscenza, dove smettiamo di distinguere ciò che sappiamo davvero da ciò che ci viene raccontato».

Auditorium Parco della Musica

Via Pietro de Coubertin, 30
Roma, 00196 Italia
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