Uscito sulla piattaforma Netflix lo scorso 10 ottobre, il thriller ” la donna della cabina 10″ affronta dubbio e manipolazione psicologica intrattenendo e lo fa senza troppe pretese.
La giornalista d’inchiesta Laura Blackock ( Keira Knightley ) detta Lo, è ancora in fase di ripresa per aver assistito e non potuto evitare l’assassinio di una sua fonte. L’ invito inaspettato su uno yacht da parte della miliardaria Anne Bullmer ( Lisa Loven Kongsli ), malata terminale di cancro, per far promuovere la fondazione di beneficenza fondata con il marito Richard ( Guy Pearce ), sembra dare a Laura l’occasione giusta per distrarsi e ricominciare a scrivere. La giornalista si unisce così ai Bullmer e ai loro ospiti a bordo, ma ben presto, la cabina 10 accanto alla sua si rivelerà più misteriosa di quanto si aspetti.

Keira Knightley e Guy Pearce
La prima notte, Laura vede infatti cadere in mare la donna della cabina accanto, donna che risulta non registrata a bordo e che porta tutti i membri dell’equipaggio e gli ospiti a non credere a quello che Laura ha visto. Queste le premesse del thriller La donna della cabina 10 per la regia di Simon Stone e tratto dall’ omonimo romanzo di Ruth Ware. Un thriller che per i suoi novanta minuti di durata coinvolge, perlomeno fino ad un certo punto, lo spettatore.
La prima parte, intrisa di dubbi nutriti dagli altri personaggi nei confronti della protagonista, rappresenta la sensazione di vera e propria vulnerabilità da parte di Laura nei confronti di una manipolazione psicologica rispetto a quello che lei vede e vive, una situazione che risulta molto interessante.
Il recente avvenimento dell’assassinio della sua fonte ha turbato profondamente la giornalista, e sarà proprio su questo turbamento e queste sue allucinazioni su cui la prima parte del thriller gioca con forza. Lo stesso spettatore non sa se credere o meno alla protagonista, l’indagine della donna è condizionata da uno stato psicologico ancora sofferente e su questo aspetto di dubbio per buona parte il film è intrigante e scorre bene; Laura dubita persino di se stessa e della propria mente per un istante e anche noi non sappiamo a chi credere.
Ciò che Inizia a rallentare, a rendere il percorso più scontato è la seconda parte, quando la trama si svela: ecco che tutto per certi versi ha un senso ma per altri no, la tensione e il dubbio iniziali si riducono. Da qui in poi emergono dettagli, elementi scontati ed altri evitabili, improvvisamente tutto appare forse un po’ troppo facile. Laura e altri personaggi si smuovono seguendo schemi per certi versi troppo prevedibili o in altri invece decisamente impossibili.
Gli spazi all’interno dello yacht sono ripresi in una sorta di geometria che delimita i suoi personaggi; la stessa Laura la vediamo muoversi negli spazi lussuosi come in una sorta di labirinto, esattamente come un labirintica pare essere, perlomeno all’inizio, la trama. L’impatto estetico è forte ed esteticamente pulito, i colori sono freddi esattamente come freddo è tutto l’ambiente i cui si svolge la vicenda: dagli ambienti lussuosi dello yacht milionario alla fredda località norvegese dove i personaggi si recano alla fine del loro viaggio.
il cast regge bene i ruoli, anche se oltre alla personaggio della Knightley e il suo inevitabile fascino e carisma, gli altri ruoli non sono molto approfonditi, complice una durata che forse non riesce ad analizzarli fino in fondo.

Keira Knightley
Nonostante i difetti La donna della cabina 10 resta comunque un film godibile e senza troppe pretese che ben si presta alla piattaforma e all’intrattenimento, non privandoci di qualche sano colpo di scena.
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La donna della cabina 10. Regia di Simon Stone; soggetto dall’omonimo romanzo di Ruth Ware, adattamento di Emma Frost; sceneggiatura di Simon Stone, Anna Waterhouse e Joe Shrapnel. Con Keira Knightley, Lisa Loven Kongsli, Guy Pearce, David Ajala. Fotografia di Ben Davis; musica di Benjamin Wallfisch. Casa di produzione CBS Films, Sisters Pictures, Gotham Group. Distribuzione Netflix.
Foto e copertina: Netflix





