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Un giovane ensemble di “boys”, non ancora “wonder”

Debutta sul palco del Teatro Vittoria lo spettacolo “Wonderboys” con i giovani danzatori del Roma City Ballet, coreografati da Fabrizio Prolli. 

La nuova stagione teatrale del Vittoria ha avuto il suo avvio e tra le prime proposte in cartellone spicca il titolo Wonderboys.
Pochi, probabilmente, si ricorderanno dell’omonimo libro di Michael Chabon (o del film diretto da Curtis Hanson), in cui quattro ragazzi prodigio cercano di dare un senso alle proprie esistenze. Un’indagine, insomma – quella di Chabon e Hanson – che con umorismo esplora le controversie esistenziali di chi si appresta all’età adulta e di chi, ormai adulto, ha un irrisolto con il sé bambino (o adolescente). 

Ora qualcuno si potrebbe domandare: «ma cosa c’entra tutto ciò con la performance portata in scena dalla giovane compagnia del Roma City Ballet?» Nella visione del coreografo Fabrizio Prolli (almeno ad una prima lettura sinottica) emerge l’intento di esplorare l’universo del maschile. Un’idea drammaturgica lodevole, dato che questa è una sfera ancora troppo poco scandagliata sulla scena. 

La sua, si presenta pertanto come un’ode pop al maschile che esamina – nell’alternanza di brani iconici nello scenario discografico contemporaneo (da Mahmood ad Achille Lauro, passando per Beyoncé e Lady Gaga) – sensibilità, fragilità, vulnerabilità, libertà di espressione e amore; ma anche il più “tradizionale” machismo.

Nonostante (dovete scusare la ripetizione) il lodevole intento, ciò che del maschile però più di tutti emerge è l’acerbità degli interpreti. Alternando tecniche modern, contemporanee, urban e acrobatiche, i giovani danzatori si sono esibiti con impegno; ma il cui esito – purtroppo – è stato più vertiginoso che eccellente. Nel corso dello spettacolo, in virtù di un’ancora incompleta maturità corporea ed espressiva, si sono notate una mancata dosatura dell’energia e del gesto, disequilibri (e non parlo certamente di quelli tecnicamente voluti) ed un’espressività performativa poco variabile. 

È in questo contesto che l’assenza di sincronizzazione è risultata più problematica. La sinergia collettiva è la vera forza tellurica di un’opera d’ensemble: sebbene l’assolo possa toccare corde emotive profonde, è proprio nell’armonia del gruppo che si sprigiona una potenza dirompente, capace di innescare nello spettatore un coinvolgimento non solo emotivo, ma quasi fisico. Una sorta di reazione cinetica. Ma, purtroppo, a causa dell’evidente asincronia, questa intensa energia d’insieme è risultata assente, attenuando l’impatto complessivo dell’opera. 

Il risultato è che, nonostante l’impegno dei danzatori, l’intento drammaturgico del coreografo, a causa di un pathos performativo mal gestito e del generale disallineamento, non è riuscito a generare la tensione emotiva desiderata e non ha consentito allo spettatore di entrare pienamente nel racconto. Si tratta sicuramente di un’occasione di intrattenimento leggero, che tuttavia necessita di affinare l’impatto interpretativo. Purtroppo, i giovani artisti di Wonderboys sono stati teneramente boys, ma, per ora, ben lontani dall’essere wonder.

Wonderboys. Coreografie, Fabrizio Prolli. Costumi, Silvia Califano e Fabrizio Prolli. Luci, Fabrizio Prolli. Produzione, Roma City Ballet. Direzione Artistica, Luciano Cannito. Teatro Vittoria, 14 ottobre 2025


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