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Schegge di Sicilia al vaglio critico del teatro


Il Fringe Catania Off prosegue il suo itinerario teatrale nelle scuole di Catania. Una sosta al Liceo “Cutelli” e un dono tutto “siciliano” quello offerto agli studenti.

Il Fringe Catania Off International Festival 2025 sta per partire. Il 16 ottobre è la sua data di inizio, ma, prima di essa, a precederlo, e così ad annunciarlo, una pletora di iniziative rivolte ai numerosi studenti che popolano parte degli istituti scolastici catanesi. Iniziative rese possibili anche grazie alla convinta adesione di insegnanti solerti nel sostenere un’idea indubitabile: condurre gli alunni verso il teatro, avvicinarli all’autenticità di questo mezzo, oggi più che mai, può fare la differenza. Strapparli dalle voragini tecnologiche dei social media e della sempre più invasiva intelligenza artificiale per restituirli alla realtà dattorno. Ed è questo l’obiettivo che si prefigge lo stesso Fringe che lo scorso 30 settembre ha fatto tappa al Liceo Ginnasio Statale “Mario Cutelli e Carmelo Salanitro”, portando in scena la scrittura minuziosa e sapiente dell’attore e regista Tommaso D’Alia, con la collaborazione di Giovanna Malaponti e Valerio Castriziani.

L’auditorium scolastico diventa palcoscenico “evocativo” e “autobiografico” e sono sufficienti due narratori-attori (D’Alia e Castriziani) ad animarlo. Con loro uno sgabello, i microfoni e un paio di strumenti musicali. Lo spettacolo in questione è Futtitinni (Take it easy): un titolo, per metà siciliano e l’altra metà inglese, che non ha bisogno di troppa immaginazione per comprendere quanto sia pervasiva l’ironia, distribuita armonicamente fra sottili attimi di tensione e drammaticità. Ora in piedi, ora seduti, frontali oppure di spalle, l’atmosfera è frenetica e ritmica, furente, dove al “cunto” (il racconto) si alterna la musica: inserti sonori ben calibrati, registrati o riprodotti dal vivo scandiscono il sarcasmo e lo puntellano, insieme a gesti e silenzi, simbolismi, idiomi dialettali e turpiloquio.

L’effetto sul giovane pubblico non vuole essere depotenziante ma al contrario sensibilizzante e persuasivo nei confronti di un macigno tematico quale è la mafia, a partire dalla sua era sanguinosa e stragista tra gli anni Ottanta e i Novanta del secolo scorso. Il secolo scorso, nel 1922, nasceva nonna Pia. Un teatro, dunque, che chiama in causa anche affetti e attaccamento, dove persino l’apparato scenografico può disgregarsi a favore di ben altra essenzialità: quella che risiede nelle parole. E, se queste prevalgono, non si parla più di facile intrattenimento ma di cultura, introspezione e soprattutto di Storia. La storia con la S maiuscola, quella macro, e poi le storie, le microstorie familiari di donne, uomini e bambini, dimoranti una terra dannata ma bella, dannatamente bella: la Sicilia. La Sicilia di minacce e insabbiamenti, di scorte e detonazione. Chi preme il grilletto e chi schiaccia il bottone.

La Sicilia del 9 maggio 1978 e del 6 gennaio 1980, del 23 maggio e del 19 luglio, l’anno: il 1992. La Sicilia di Peppino Impastato e Piersanti Mattarella, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di Capaci e via d’Amelio. Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo; Francesca Morvillo, Agostino Catalano ed Emanuela Loi; Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. La Sicilia di scorte e tritolo, per esplosioni “vista mare”. La Sicilia di Rosaria Costa e Giuseppe di Matteo, di assassinati e di assassini che delinquono: di “uomini d’onore” con soprannomi a carico. La Sicilia di politica, affari e investimenti, di case adornate e contrabbando, tra latitanza, feste e balli. La Sicilia di profonde lacerazioni, di trafficanti e spacciatori, di sequestri di persona, galere e giuramenti. C’è chi guarda e c’è chi parla. Chi pensa va dritto nell’acido. La Sicilia di processi labirintici e pseudo pentimenti, di potere e corruzione, di boss e affiliati, di estorsioni e omertà sovrana. Di fendenti, nessun raziocinio e ordini da eseguire: un colpo secco e teste tagliate. Pizzo da chiedere, riscatto da pretendere, timore da incutere. E preconcetti da smontare: perché la Sicilia non è solo questo.

La Sicilia è un’esultanza di sapori e colori, di tramonti da recidere il fiato, granite e cannoli. Di arte e architettura “senza porto d’armi e polvere da sparo”. La Sicilia è giustizia e onestà, coraggio e determinazione di padri e madri, nonni e nipoti, sorelle e fratelli, persone comuni, persone normali. Persone per bene che lavorano, che trovano il tempo per lo studio e la lettura e non quello per sparare; che vivono, che prendono il sole e, quando piove, dimenticano l’ombrello.

La Sicilia non è una Cosa, Cosa Nostra, ma una Casa: Casa nostra, Casa vostra, Casa mia. Così si conclude la narrazione del trascorso mafioso di una Regione, la Sicilia, dentro una Nazione: l’Italia. Il tempo andato, il tempo “che fu” di una mafia insidiosa che nei ricordi non appassisce mai e il tempo presente di una mafia latente e dissimulata, ancora da sconfiggere. Due volti ed una sola medaglia, che forse un giorno potremmo dire di aver vinto davvero. Mille parole e mille storie, mille sfaccettature di un’unica realtà. In una terra di Meridione, una terra di “mari” e di “mali”, una terra coi suoi terroni, me compresa.

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Futtitinni (Take it easy) – Testo di Tommaso D’Alia, Giovanna Malaponti e Valerio Castriziani – Regia di Tommaso D’Alia – Con: Tommaso D’Alia e Valerio Castriziani – Produzione: La Memoria del Teatro ETS – Fringe Catania Off International FestivalMartedì 30 settembre 2025Liceo Ginnasio Statale “Mario Cutelli e Carmelo Salanitro”

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