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Claudia Cardinale, addio alla diva indomabile

Tra cinema e coraggio, oltre cento film e una vita vissuta senza compromessi: il mondo saluta una delle ultime grandi icone del Novecento.

Il mondo del cinema, a una settimana dalla scomparsa di Robert Redford, piange un’altra grande perdita: Claudia Cardinale è morta martedì notte, nella sua casa a pochi chilometri da Parigi, dove viveva con i figli.

Claudia Cardinale con Alain Delon ne Il Gattopardo

L’ultima volta che ebbi il privilegio di incontrarla fu nel 2017, in occasione della 70ª edizione del Festival di Cannes. Era lì per la prima di Nobili bugie, film diretto da Antonio Pisu, e ricordo ancora il suo sorriso emozionato, lo stesso di tanti anni prima, quando salì sul set de Il Gattopardo di Visconti. «Sono ancora qui», mi disse con la stessa energia di sempre. In quell’occasione, grazie a un’idea dell’ufficio stampa di Enrico Lucherini, venni fotografato con un vero leopardo al guinzaglio: un omaggio ironico e affettuoso al suo ruolo viscontiano che l’aveva resa icona.

Ma il ricordo più forte resta quello di un’intervista realizzata tra mille difficoltà al Festival del cinema di Berlino. Una tormenta di neve aveva paralizzato l’aeroporto e ritardato l’aereo, ma alla fine riuscimmo a incontrarci. Era lì per ricevere il Premio del Cenacolo dei Critici Italiani, e colse l’occasione per esprimere un auspicio che allora sembrava lontano: «Vorrei vedere un giorno la Germania unita, e un cinema finalmente libero da compromessi». Parole che oggi suonano ancora attuali, come lo è stato il suo percorso artistico.

Claudia Cardinale ha attraversato la storia del cinema senza mai piegarsi, mantenendo intatta la propria indipendenza. Con oltre cento film interpretati in tutto il mondo, ha incarnato la figura della diva non addomesticata, capace di imporsi grazie al talento, alla forza del carattere e a un’idea precisa di dignità, anche nei momenti più duri della vita. Come quando, giovanissima, si ritrovò a Roma e fu costretta ad affrontare una maternità nata da una violenza. Quel figlio, Patrick, fu poi riconosciuto dal produttore Franco Cristaldi, che la sposò e che ne intuì subito la potenza scenica. L’altra figlia, Claudia, nacque dalla lunga relazione con il regista Pasquale Squitieri, che la diresse ne I Guappi, Corleone e Claretta e che le rimase accanto fine alla sua scomparsa avvenuta nel 2017.

A partire dagli anni Sessanta, Claudia divenne protagonista del cinema italiano e internazionale, recitando per registi come Fellini, Visconti, Bolognini, Zurlini, Leone, Damiani, Cavani, Maselli e Comencini. Sul set fu compagna di scena di attori come Marcello Mastroianni, Alain Delon, Ugo Tognazzi, Franco Nero, Jean Sorel, Henry Fonda, Alberto Sordi, e anche Brigitte Bardot, con cui condivise l’esperienza del film Le pistolere. Il suo carisma era trasversale, capace di attraversare epoche e stili diversi, sempre fedele a una visione del cinema come spazio di libertà e verità.

Nel corso della sua carriera ricevette numerosi riconoscimenti prestigiosi: tra questi, il Leone d’oro alla carriera alla Mostra di Venezia, l’Orso d’oro alla Berlinale e il Premio Lumière a Parigi per La Storia di Luigi Comencini, tratto dal capolavoro di Elsa Morante. Un film che segnò uno dei momenti più alti e intensi della sua filmografia, come ha ricordato anche Maurizio Porro sulle pagine del Corriere.

«Ho sempre considerato la donna più forte dell’uomo, perché dà la vita» – dichiarò in una recente intervista a Repubblica. «Sono stata fortunata, ho guidato bene il mio destino seguendo una sola regola: vivi come fosse il primo giorno, non l’ultimo».

Claretta

E con quello spirito Claudia Cardinale ha affrontato ogni scena, ogni sfida, ogni passaggio della sua lunga esistenza. Ci lascia un’eredità luminosa, fatta di immagini indimenticabili, battaglie combattute in silenzio, ruoli scolpiti nella memoria collettiva. E soprattutto, ci lascia un’idea di cinema e di donna che continuerà a parlarci.

Ciao Claudia. Grazie per averci mostrato cosa significa essere liberi, veri e indomabili.

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