Uno spettacolo che unisce forza marziale, meditazione e musica rituale: il capolavoro di U-Theatre
Pura energia meditativa in Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica, nell’ambito del Romaeuropa Festival 2025: U-Theatre ha portato a Roma Sword of Wisdom, uno spettacolo che è insieme rito, duello e poesia in movimento, per la loro unica data del 17 settembre scorso.

Dal primo colpo di tamburo al calare dell’ultima luce, la performance ha catturato il pubblico in uno stato di sospensione vibrante, confermando la compagnia taiwanese come un corpo artistico che sa fondere tradizione e innovazione con sapiente e rara lucidità.
Quello che colpisce subito è la coralità del corpo di ballo: non si tratta di singoli virtuosismi messi in fila, ma di un organismo collettivo che respira insieme, avanza e si ritrae con la sincronizzazione di un coro di percussioni. Ogni movimento sembra misurato su un tempo interno, regolato non solo dal ritmo musicale ma da un respiro comune che rende la scena densamente partecipata. La bravura dei danzatori è stata evidente tanto nei passaggi più acrobatici, quanto nei frammenti silenziosi nei quali la sola postura diventava racconto.
I tamburi — e qui tutto il pubblico ne è rimasto affascinato — sono il centro propulsore dello spettacolo: una percussione stratificata che va dal legno al metallo, che dialoga con il corpo come un altro danzatore. I colpi non sono soltanto ritmo, ma scultura sonora che modella lo spazio: le pelli risuonano come paesaggi interni, provocando tensioni e rilasciamenti che guidano la drammaturgia fisica. Questa sapiente relazione tra gesto e suono trasforma ogni sequenza in una specie di meditazione dinamica.
La commistione tra arti marziali e filosofia buddista è il filo che attraversa la messa in scena: non si assiste a coreografie “marziali” semplicemente spettacolari, quanto a movimenti che sembrano esercizi di consapevolezza incarnata; il Guerriero Illuminato di cui parlano i materiali diventa figura esistenziale, simbolo di un percorso interiore fatto di disciplina, equilibrio e scoperta. La presenza di spunti meditative e di posture derivate da pratiche millenarie regala allo spettacolo una densità simbolica che non sacrifica mai la chiarezza narrativa.
Scenografia e luci meritano una menzione a parte: Keh-Hua Lin firma uno spazio visivo che è insieme essenziale e potente, capace di trasformarsi con pochi elementi in paesaggi di guerra, templi interiori o corridoi della memoria. L’uso sapiente delle luci plasma i corpi — talvolta scolpendoli, talvolta dissolvendoli — e accompagna le transizioni emotive con un linguaggio cromatico che amplifica senza mai sovrastare. Ne risulta una messa in scena pulita, elegante e sorprendentemente intima per le dimensioni della Sala Santa Cecilia.
Costumi, maschere e dettagli visivi completano il quadro con gusto e precisione: il lavoro di Tim Yip e Wang Chang dona agli interpreti un aspetto rituale, senza cadere nella spettacolarità fine a sé stessa. La maschera, che fa un’unica apparizione nel quadro scenico iniziale, accentua la funzione archetipica dei personaggi; i costumi restano funzionali al movimento ma contribuiscono a delineare con nettezza i registri simbolici della pièce.
La regia di Liu Ruo-Yu e la direzione artistica di HUANG, Chih-Chun, sul palco insieme al corpo di ballo composto da altri 14 danzatori – HUANG, Kun-Ming, SU, Yu-Xuan, CHANG, Ya-Lun, LIU, Ping-Tsen, LIU, Shu-Chih, OU, Kui-Lan, KAN, Po-Chu, HSU, Ching-Fang, LIN, Ching-Sheng, YAO, Yu-Wen, TING, Yong-Ning, LIN, Ting-An, CHEN, Hsin-Yuan, HUANG, Yu-Ting, CHOU, Chun-Tsung – orchestrano tutto questo con mano sicura: la scansione temporale di Sword of Wisdom è coerente, i picchi d’energia sono ben distribuiti e la lettura complessiva lascia spazio a quel dialogo tra corpo e percussione che è il cuore pulsante dello spettacolo.
Il pubblico, che ha gremito la platea e tantissima parte della galleria, ha risposto con un’ovazione sentita: i richiami sul palco si sono susseguitisi fino a oltre le cinque uscite richieste dagli spettatori, a testimonianza dell’intensità condivisa e dell’emozione che lo spettacolo ha saputo suscitare. È raro vedere una platea restare così coinvolta, ancor più in uno spettacolo che richiede attenzione e partecipazione mentale oltre che emotiva.

Sword of Wisdom è dunque una serata di teatro totale: danza, percussione, arti marziali e spiritualità si fondono in un’esperienza che non si accontenta di stupire, ma cerca di trasformare chi guarda. U-Theatre conferma così la propria cifra artistica — un’estetica che unisce disciplina e poesia — offrendo a Roma uno degli appuntamenti più memorabili di questa stagione festivaliera. Questo è uno spettacolo che scuote e consola, che fa vibrare la mente ed il corpo, all’unisono con i tamburi.
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Sword of Wisdom – Roma Europa Festival, Roma, Sala Santa Cecilia – Auditorium Parco della Musica 17 settembre 2025
Foto Ufficio Stampa R.E.F





