Eccelle all’esordio Mimmo Verdesca mentre Bobulova vince il Globo d’oro
Per il mio bene è l’opera prima di finzione del regista Mimmo Verdesca. Un dramma portato in scena da uno straordinario cast tutto al femminile, con la partecipazione di Leo Gullotta. Un percorso interiore alla ricerca delle proprie origini. Sentimenti, violenza e intimità accompagnano la riflessione sull’etica e sulle sue sfumature. Una lotta contro il tempo. Contro la malattia.

Per il mio bene continua a far parlare di sé. Si è fatto notare nel panorama dei premi più prestigiosi. Tra questi anche la recente partecipazione al Festival du Film Francophone à Angoulême. Un film che, disponibile anche su Sky, ha passato l’estate tra proiezioni e festival in meravigliose location di tutta Italia.
È la storia di Giovanna, amministratrice di successo della ditta di famiglia. La sua vita viene sconvolta quando scopre di avere un tumore al fegato. L’unica soluzione sembra essere il trapianto, su donazione della madre Lilia. Ed è proprio in questa circostanza che le viene svelato di essere stata adottata. Per sopravvivere dovrà trovare chi l’ha realmente partorita.
Il film ha colpito positivamente la critica. D’accordo anche sul particolare plauso per la regia di Mimmo Verdesca, candidato al Nastro d’argento come miglior regista esordiente. Fino a ora il suo talento aveva trovato espressione nell’ambito documentaristico, arrivando alla selezione al Festival di Cannes con Alida, un viaggio lungo la vita della straordinaria Alida Valli. Non solo, con Sciuscià 70 ripercorse l’avventuroso iter che caratterizzò la creazione del capolavoro firmato De Sica.
Verdesca ha fatto suo questo humus di straordinaria creatività, propria della storia del nostro cinema, in cui si è formato e di cui ha narrato. A questo ha aggiunto una sua personale firma che l’ha portato a muoversi con abilità anche nel campo della finzione. Le costruzioni sceniche, così come l’utilizzo del colore rosso e i colori freddi associati alla malattia ricordano La stanza accanto di Pedro Almodovar. Contaminazioni provenienti anche dall’universo Özpetek sono riconoscibili sia dal punto di vista estetico sia di narrazione, con una particolare attenzione nel raccontare il femminile, che li accomuna.
Per il mio bene, infatti, indaga proprio questo, in un modo profondo e non convenzionale. Pone la sfera del femminile, delle femminilità, al centro di una narrazione dalla costruzione patetica interessante. Tratti dall’andamento più canonico e quasi scontato sono propedeutici all’imprevedibilità del finale. Un finale pieno di forza. L’ottima interpretazione di Barbora Bobulova, vincitrice del Globo d’oro, è stata affiancata dal talento di Marie-Christine Barrault e Stefania Sandrelli, a dare volto e anima a un doloroso passato, e di Sara Ciocca, a rappresentare uno speranzoso futuro.
Decidere di raccontare la vicenda dal punto di vista della persona adottata pone il pubblico nella facile, e solitamente condivisa, condizione di empatizzare con lei, sperando che riesca a ritrovare il suo punto d’origine. Questa storia ha però il pregio di aggiungere, in modo inaspettato e dirompente, un altro punto di vista, solitamente invisibile. Indaga sulle ragioni per cui una donna può decidere di mantenere l’anonimato in un caso di adozione. Sposta l’attenzione proprio sull’altro versante. E nonostante dovrebbe essere scontato il rispetto della decisione della diretta interessata, a priori, il film accompagna il pubblico a esplorare, a conoscere quel altro così demonizzato. Rende noto un ampio raggio di drammatiche possibilità celate dietro una decisione così tragicamente difficile.
La maternità è stata culturalmente (e purtroppo in alcuni casi ancora è) l’unica dimensione in cui far esistere il femminile. La casa, la cura, l’essere madre, e solo una buona madre. Ci è stato fatto credere che questo fosse l’unico scopo nella vita di una donna. Chiunque uscisse da questi binari era meritevole di sdegno pubblico. E in una logica simile, abortire o abbandonare la progenie non può che essere il peccato originale, per cui non esistono giustificazioni che tengano. Accostare la luce alle tenebre, raccontandolo su schermo, è qualcosa che ancora colpisce. Ma di ragioni valide per chi è costantemente sotto minaccia in un mondo che si nutre di violenza, purtroppo, se ne creano molte.
Il senso di colpa che accompagna queste donne è il risultato socialmente preteso. Non adempiere al ruolo richiesto causa quantomeno l’emarginazione e l’annichilimento personale. Queste voci trovano l’unico centro d’ascolto nell’oblio. Per il mio bene si concentra sul mostrare i risultati indelebili di una violenza. Prima di arrivare al picco femminicida, che sembra risvegliare una popolazione anestetizzata, ci sono tutta una serie di possibilità che annullano ugualmente la vita della vittima. Vittima che viene lasciata sola, in uno stato di degrado che a malapena si può definire sopravvivenza. E qui, di fronte alla distruzione e allo sfruttamento causati da diversi uomini arriva una donna a ricucire la tela, a ridonarle la vita.
Conoscere le proprie origini per costruirsi un’identità è un tema che accomuna l’essere umano dai figli e figlie adottive fino alle seconde generazioni di migranti. Sapere Da dove veniamo, Chi siamo, Dove andiamo è il motore che alimenta la vita di una persona. Quello che in Giappone chiamano Ikigai.

Per il mio bene è un viaggio nel e contro il tempo. Una messa in discussione e una ricostruzione della propria identità. Un film che, con grande delicatezza e senza mai cedere al facile melodramma, affronta il dolore dimostrando una profonda comprensione umana.
_______________________
Per il mio bene – Regia: Mimmo Verdesca – Sceneggiatura: Monica Zapelli, Pierpaolo De Mejo, Mimmo Verdesca – Con: Barbora Bobulova, Marie-Christine Barrault, Stefania Sandrelli, Sara Ciocca, Leo Gullotta – Grazia Schiavo – Fabio Grossi – Gualtiero Burzi – Scenografia: Stefano Maria Ortolani – Fotografia: Federico Annicchiarico – Musiche: Germano Mazzocchetti – Montaggio: Alessio Doglione – Costumi: Lia Morandini – Produzione: Rodeo Drive con Rai Cinema – Distribuito da 01 Distribution – Uscita nei cinema 5 dicembre 2024