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Quel silenzio che cela un baratro senza fine

Francesca Bruni dirige e interpreta “Il mostro dagli occhi verdi“, un monologo intenso sulla femminilità ferita e violata in scena al Teatro Trastevere di Roma.

L’essere umano a tu per tu con maschere e rivelazioni. Segreti inconfessabili finalmente lasciati andare, grida lancinanti che echeggiano trascinandosi dietro un mondo di non detti. Nomi che si susseguono nell’omaggio alle vittime di un amore che non è amore, ma controllo, manipolazione, autodistruzione, gelosia. Francesca Bruni si destreggia con versatilità sorprendente tra ironia e atrocità. L’atrocità di un dramma che trafigge e squarcia l’apparente serenità, dove di sereno vi è solo la superficie, l’apparenza. Il sotto è oscurità, è magma che assume la forma di maschere appiccicate addosso.

Un monologo, un’attrice, molteplici personaggi. Donne nella loro diversità accomunate dal dolore. Prima c’è la luce. Quella della comicità, del sorriso. Cinque sedie per cinque donne. Giocattoli e bambole. Infanzia e passato. Poi ricordi e parole cariche di senso. Una seduta di psicoanalisi dalla doppia faccia: leggera e vivace, tante personalità diverse che si intrecciano, grazie alla bravura di Francesca Bruni, un’alchimia di sfumature che esplode e divampa; oscura e inaspettata, tutte le storie convergono in un orizzonte inatteso di solitudine e vulnerabilità.

Caratterizzazioni ottime che trainano lo spettacolo lentamente verso un abisso totalizzante. Prima si ride ma poi si fa i conti con la vita, che di sconti non ne fa. Francesca è credibile come donna delle pulizie dell’Est, come donna gelosa e ossessionata dal denaro, come attrice balbuziente, come siciliana affetta da artrite reumatoide, come psicologa saccente ed elegante. Cambia dialetti e inflessioni, cambia animo.

Desideri, flashback, stati d’animo, la rivendicazione della propria fragilità, richieste d’aiuto. Piano piano si va sempre più in profondità, fino a comprendere il senso dello spettacolo, a carpirne lo spirito. La sedia che più pesa è quella del silenzio, del timore, della titubanza. Le sue non parole parlano, fino al flusso poetico finale, un dirompere di verità e disperazione, un ammonimento sincero e a cuore aperto.

Momenti di sospensione e quadri surreali dilatano il tempo di uno spettacolo che oscilla tra vivacità e riflessione. Sul finale il buco nero di un urlo trascina con sé gli errori e le ingiustizie del passato rivendicando un presente libero e degno di essere vissuto, lasciandoci con una considerazione: l’amore vero non uccide.

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Il mostro dagli occhi verdi – Otto personaggi. Una sola attrice. Un amore che fa paura – Testo e Regia: Francesca Bruni – con: Francesca Bruni – Aiuto Regia: Simone Buffa – Voci di: Simone Buffa, Enrico La Noce, Antonella Gabriele – Luci: Giulia Mataloni e Carlo Galleasso – Audio: Simone Buffa – Teatro Trastevere dal 12 al 14 settembre 2025

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