A 50 anni da “The Lamb Lies Down on Broadway”, l’ex chitarrista dei Genesis celebra il capolavoro prog in una serata memorabile all’Auditorium Parco della Musica.
A cinquant’anni da quel lontano 1974, Steve Hackett torna sul palco con un tour che celebra uno dei momenti più iconici della storia del rock: The Lamb Lies Down on Broadway, l’ultimo album registrato con i Genesis prima dell’uscita di Peter Gabriel, al termine della celebre tournée americana.

Da sx Rogert King, Rob Townsend e Nad Sylvan
Nella suggestiva cornice della Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, Mr. Steve Hackett — nonostante i suoi 75 anni — dimostra ancora una volta di essere una leggenda vivente. Chitarra in mano(la sua fedele Gibson Les Paul Goldtop), talento intatto e passione immutata, continua a incantare i palcoscenici di mezza Europa, raccogliendo applausi e conferme da un pubblico che non smette di amarlo.
Due ore e quaranta minuti di musica senza pause, in un viaggio sonoro che ha incantato il pubblico: nella prima parte, Steve Hackett ha proposto una selezione della sua produzione solista, ricca di raffinatezze tecniche e intensità emotiva; nella seconda, ha riportato in vita l’intero capolavoro The Lamb Lies Down on Broadway, registrato con i Genesis nel 1974.
La serata si è conclusa con una serie di bis memorabili, che hanno attraversato alcune delle pagine più amate del repertorio genesisiano: dall’incantevole suite di Supper’s Ready, pietra miliare nella storia del rock progressivo con i suoi 23 minuti (mai nulla di così lungo era stato realizzato prima), passando per le note suadenti e liriche di Firth of Fifth, fino all’apoteosi finale di Los Endos, che ha cesellato l’ultima, potente nota di un concerto destinato a restare nel cuore degli spettatori.
Una band di livello assoluto, una vera garanzia: alla batteria l’inarrestabile Craig Blundell e al basso e chitarra il solido e creativo Jonas Reingold, autentici pilastri di una sezione ritmica impeccabile. Alle tastiere, lo straordinario Roger King, siderale per precisione e atmosfera, capace di dipingere paesaggi sonori con ogni nota. Rob Townsend arricchisce il sound con tocchi raffinati di sassofono, flauto e percussioni, mentre alla voce spicca l’inconfondibile presenza scenica del fidato Nad Sylvan, perfetto nel rievocare lo spirito dell’epoca Gabriel.
Con una puntualità tutta british, il concerto prende il via con una prima parte dedicata alla recente produzione solista dell’ex Genesis estratti dall’album The Circus and the Nightwhale dello scorso anno. Si comincia con People of the Smoke, brano emblematico che conferma ancora una volta l’abilità di Hackett nel creare atmosfere emotivamente dense e suggestive.
A seguire, Circo Inferno e These Passing Clouds, due brevi composizioni strumentali in cui la chitarra di Hackett è assoluta protagonista: arpeggi ipnotici, riff taglienti e ganci melodici talvolta dalle tinte più “heavy” catturano immediatamente l’attenzione del pubblico.
Il set prosegue con alcuni classici consolidati della sua carriera solista: The Devil’s Cathedral (Surrender of Silence 2019), Every Day, A Tower Struck Down (Voyage of the Acolyte 1975) e Camino Royale (Highly Strung 1983), pezzi che ormai da tempo trovano spazio stabile nelle scalette dei suoi concerti.
In particolare, Every Day — tratto dall’album Spectral Mornings (1979) — rappresenta uno dei momenti più alti di questa prima parte: un brano dall’equilibrio perfetto tra tecnica, melodia ed emozione, che ancora oggi suona potente e ispirato.
Dopo una pausa forse troppo lunga, le luci tornano ad abbassarsi perche è arrivato il momento tanto atteso di The Lamb. Steve Hackett porta sul palco otto brani tratti da quell’incredibile concept album dei Genesis, pietra miliare del rock progressivo, iniziando come da copione con la splendida title track The Lamb Lies Down on Broadway, seguita dalla potente Fly on a Windshield e dalla breve, evocativa strumentale Broadway Melody of 1974.
Il cantante Nad Sylvan, con il suo timbro che richiama da vicino quello di Peter Gabriel, parte inizialmente in modo piuttosto contenuto , ma trova presto il giusto equilibrio. È in Carpet Crawlers che Sylvan riesce davvero a brillare, regalando un’interpretazione intensa e delicata allo stesso tempo, capace di toccare le corde più profonde della memoria dei fan.
Tra i momenti più significativi di questa sezione, spiccano The Chamber of 32 Doors — drammatica e teatralmente impeccabile — e, soprattutto, The Lamia, autentico gioiello del repertorio genesisiano. Qui Hackett sfodera un assolo di chitarra melodico e struggente, che emoziona a ogni nota, facendo vibrare l’aria della Cavea e strappando applausi a scena aperta.
A chiudere questa immersione nel mondo surreale e visionario di The Lamb Lies Down on Broadway è It, traccia conclusiva dell’album originale. Un finale travolgente e catartico, che riporta l’intera narrazione al punto di partenza, lasciando il pubblico sospeso tra emozione e gratitudine.
È l’epilogo perfetto di un viaggio sonoro straordinario, in cui la musica dei Genesis — e la chitarra ispirata di Steve Hackett — continuano a parlare un linguaggio senza tempo, capace di unire generazioni diverse sotto lo stesso incanto.

Ma la serata non è ancora finita. Quando arrivano i bis tanto attesi, il popolo del prog si stringe sotto il palco, quasi in pellegrinaggio, per tributare ancora una volta la propria devozione. È un momento collettivo, caloroso, in cui l’arte incontra la memoria, e Roma si trasforma per una sera in un tempio del rock sinfonico. Una chiusura maestosa per un concerto destinato a restare nella memoria di chi c’era.
Foto di ©Grazia Menna
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La scaletta della serata
Prima parte – produzione solista:
People of the Smoke
Circo Inferno
These Passing Clouds
The Devil’s Cathedral
Every Day
A Tower Struck Down
Bass Solo
Camino Royale
Shadow of the Hierophant
Seconda parte:
The Lamb Lies Down on Broadway (Genesis)
Fly on a Windshield (Genesis)
Broadway Melody of 1974 (Genesis)
Hairless Heart ( Genesis)
Carpet Crawlers (Genesis)
The Chamber of 32 Doors (Genesis)
Lilywhite Lilith ( Genesis)
The Lamia (Genesis)
It (Genesis)
Suppers’ Ready (Genesis)
Firth of Fith (Genesis)
Los Endos (Genesis)