Su Mubi è disponibile Hot Milk di Rebecca Lenkiewicz, un diluvio di vita nel deserto arido di una complicata dinamica familiare
Adattamento cinematografico del romanzo Come l’acqua che spezza la polvere di Deborah Levy, Hot Milk di Rebecca Lenkiewicz racconta dell’emancipazione e dell’intenso risveglio emotivo di Sofia (Emma Mackey), una giovane donna che si rifiuta di soccombere al naufragio esistenziale impostogli dalla storia della sua famiglia. La madre Rose (Fiona Shaw) soffre di una misteriosa patologia che la immobilizza su una sedia a rotelle e per guarire compie un ultimo disperato tentativo affidandosi alle cure di un guaritore (Vincent Perez) ad Almería. Sofia, che ha interrotto gli studi di antropologia per dedicarsi alla madre, qui si innamora di Ingrid (Vicky Krieps), all’apparenza estroversa e solare, ma tormentata da un segreto molto doloroso.

Hot Milk oscilla con delicatezza e magnetismo tra due poli opposti che si amalgamano in realtà l’uno nell’altro, divenendo indistinguibili: verità e finzione. Un linguaggio che abbonda di metafore e figure evocative, mai eccessivamente carico, sempre suggestivo e incisivo. Stasi e mobilità, paralisi e cammino. Sofia percorre il suo sentiero di vita con rassegnazione, fino a quando un incontro dalle fattezze quasi oniriche scuote la quotidianità che la schiaccia. Il desiderio sessuale è in questo film simbolico e dai contorni evanescenti. Un dramma psicologico vicino alla tensione di un thriller, una suspense che divora e infiamma calibrando perfettamente ogni immagine e parola in direzione della percezione angosciante di un mistero insoluto.
Emma Mackey è efficace e conferma il suo talento ipnotico e versatile. I suoi occhi tristi perforano lo schermo e l’alchimia con Fiona Shaw, la madre malata e pressante, crea una credibile coppia disfunzionale e fragile. Come le ragazze balinesi combattono la stregoneria con una danza rituale, anche Sofia e Rosa si gettano in un ultimo tentativo per sconfiggere l’oscurità che le avvolge. La Shaw riesce a conferire al suo personaggio una ruvidezza burbera che sommerge la gentilezza introversa della sua giovane collega. Madre ma anche bambina per quel suo evadere dalla realtà e aggrapparsi ingenuamente a sogni, ricordi vacillanti e speranze incerte.
Emma Mackey e Vicky Krieps si riflettono l’una nell’altra, si scoprono sguardo dopo sguardo, ricercando l’estasi e la salvezza reciproca. La vitalità di Ingrid è spumeggiante e trainante, la sua leggerezza si trasforma repentinamente in un’enigmatica profondità, un buco nero di solitudine che si inabissa in se stesso. Tre donne, tre solitudini appunto. Le tre interpreti ci consegnano una partitura emozionante del malessere esistenziale, supportate dalla regia seducente e rarefatta di Rebecca Lenkiewicz, che coglie e valorizza ogni gesto e sfumatura espressiva. La Mackey in particolare si fa ospite di una malinconia sommessa percossa e rivitalizzata da un impeto animalesco che ne riaccende l’energia. Un tumulto che risveglia lo sguardo di Sofia, in cui si legge l’esplosione di una sensorialità corporea sovversiva.

L’estate rovente accoglie il turbamento di una dialettica familiare squilibrata e opprimente che attraverso l’insorgere del desiderio si svincola dal proprio tracciato e si apre alla libertà dell’incognito e alla volontà di vivere pienamente.
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Hot Milk – Regia: Rebecca Lenkiewicz – Dal romanzo Come l’acqua che spezza la polvere di Deborah Levy – Sceneggiatura: Rebecca Lenkiewicz – Cast: Emma Mackey (Sofia) , Fiona Shaw ( Rose), Vincent Perez (Gomez), Yann Gael (Matthew), Patsy Ferran (Julieta) – Musiche: Matthew Herbert – Montaggio: Mark Towns – Fotografia: Christopher Blauvelt – Stati Uniti e Grecia – Disponbile su Mibu dal 22 agosto 2025