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Locarno tra cinema impegnato e gesti simbolici

Un festival che parla al cuore, si avvia alla chiusura conquistando il pubblico con autenticità e sorprese.

Mancano pochi giorni alla chiusura del Festival del Cinema di Locarno, che anche quest’anno si conferma un palcoscenico capace di accogliere storie profonde e diversissime tra loro, vicine e lontane. Grande apprezzamento da parte di critica e pubblico per Le bambine, unico film italiano in concorso, diretto dalle sorelle Valentina e Nicole Bertani. Un’opera delicata e intensa che ha saputo toccare il cuore degli spettatori.

Forte commozione ha invece accompagnato la proiezione, fuori concorso, di Bobò – La voce del silenzio di Pippo Delbono, dedicato alla figura di Bobò: uomo sordomuto, orfano e internato per 40 anni nel manicomio di Aversa, diventato poi un’anima sensibile e poetica del teatro contemporaneo. La sua storia è stata accolta con un lungo e sentito applauso.

Tra gli ultimi titoli in concorso, ha riscosso grande apprezzamento White Snail di Elsa Kremser e Levin Peter, una delicata e intensa parabola sull’amore e sulla trasformazione. Protagonisti sono due giovani bielorussi: lui, un uomo solitario che lavora in un obitorio praticando la tanatoprassi – l’arte di prendersi cura dei corpi dopo la morte – e lei, una modella affascinante, sospesa tra fragilità ed eleganza. Il loro incontro innesca una metamorfosi emotiva e fisica, dando vita a una relazione intensa, vissuta sul crinale tra desiderio, leggerezza e paura in un contesto politico oppressivo.

«Per realizzare questo progetto – hanno raccontato gli autori – abbiamo lavorato dieci anni, superando numerosi ostacoli burocratici in un contesto politico dove la libertà di espressione è sempre più compromessa». La protagonista femminile, Marya Inbro, al suo debutto sul grande schermo accanto a Mikhail Senkov, ha dichiarato: «Grazie a questo film ho dovuto fare i conti anche con il mio passato». Il contesto politico che fa da sfondo alla pellicola amplifica il senso di solitudine, ma anche la forza del desiderio di cambiamento. «Portare questo film a Locarno – aggiungono i registi – è stato un gesto politico e un’esperienza inedita».

Il festival ha regalato anche un tocco di romanticismo sul red carpet di Piazza Grande, dove una scena fuori programma ha catturato l’attenzione di tutti. Moira Grassi, stimata dottoressa di Locarno e affezionata spettatrice del festival, è stata accolta come una star quando ha ricevuto dalle mani del direttore generale Raphael Brunschwig un cimelio speciale: il Pardo d’oro assegnato a Harry Belafonte nel 2012.

Dopo la scomparsa dell’attore, la statuetta era finita all’asta a New York, acquistata da un collezionista e poi rivenduta online per 1.500 dollari. A comprarla, un professionista di Locarno che si è rivelato essere il marito della signora Grassi. Sapendo della sua passione per Belafonte, ha voluto sorprenderla regalandole il trofeo proprio nel giorno del suo compleanno, tra l’applauso del pubblico e la curiosità dei fotografi.

Anche questo è il Festival di Locarno: cinema, emozione e vita che si intrecciano inaspettatamente.

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