Cerca

Confessioni rovesciate: fede, dubbi e un giudice alla deriva

Al Teatro Tor Bella Monaca, “Glauco – confessioni criminali di un giudice randagio”, diventa un duello verbale serrato, dove colpa e vocazione si sfidano fino all’ultimo respiro.

Quando un attore ha talento – o un potenziale che scalpita per mostrarsi – lo si percepisce già dai primi passi in scena. Così si presentano Gabriele Giusti e Gianluca Rossetti, giovani interpreti che si muovono con sicurezza dentro un testo in cui mistero e ironia si alternano in un crescendo di tensione.

Giusti è un giudice in piena crisi esistenziale: ha scoperto che bere gli consente di non pensare, ma l’alcool non placa le domande che lo tormentano. Perché ha scelto quella carriera? Qual è il senso del suo ruolo? Con questo bagaglio di incertezze e confusione entra in chiesa, un luogo che non frequenta dai tempi della cresima, per parlare con qualcuno che sappia mantenere un segreto.

Quando il sacerdote lo accoglie, l’incontro prende subito una piega inattesa. È il giudice a condurre la conversazione, a porre le domande, a rovesciare la normale dinamica della confessione. Lo fa, forse con un obiettivo preciso: insinuare dubbi nella vocazione del prete, spingerlo a rivelare le sue fragilità. Lo spinge con il ricatto ad aprirsi a sua volta.

Rossetti delinea un sacerdote apparentemente insicuro ma radicato nella sua fede, capace di difendere con determinazione la propria scelta di vita. Giusti, dal canto suo, porta in scena un uomo che usa la parola come un’arma affilata, alternando tempi comici impeccabili a momenti di cupa intensità. Entrambi dimostrano padronanza dei tempi, gestualità nette, espressioni precise e la recitazione non cede il passo all’artificio.

Nella scena finale, il sacerdote cerca disperatamente di evitare il peggio, ma finisce risucchiato nella mente squilibrata del magistrato, ormai deciso a mettere fine a ciò che considera privo di senso: la sua carriera e la sua stessa vita. Forse cerca rifugio nello spirituale, ma lo fa con un approccio distorto, quasi per dimostrare che nulla, neppure la fede, può dare risposte definitive.

La scenografia, curata e realistica, riproduce l’interno di una chiesa con altare centrale, ambone laterale e pannelli che evocano le vetrate. La musica alterna canti religiosi in chiave rock, tipici di alcune parrocchie giovanili, a momenti in cui suoni cupi e luci rosse amplificano la suspense. Tutto concorre a immergere lo spettatore in un’atmosfera dove il sacro e il profano si intrecciano senza tregua.

Glauco è un duello psicologico che scava sotto la superficie delle parole. È il ribaltamento di ruoli in un confessionale che si fa campo di battaglia tra due uomini, entrambi messi alla prova nel punto più vulnerabile della propria identità. Si esce dal teatro con la sensazione che la confessione non sia mai solo un atto religioso, ma un incontro in cui ciascuno rischia di perdere o di trovare sé stesso. Ma chi è Glauco? La risposta arriva solo nel colpo di scena finale… e vale la pena scoprirla in sala.

__________________

Glauco, confessioni criminali di un giudice randagio – Scritto e diretto da Vincenzo Martorelli – Con Gabriele Giusti e Gianluca Rossetti – Teatranti Tra Tanti, Teatro Stabile d’ Abruzzo  – Teatro Tor Bella Monaca 7-8 agosto 2025

error: Content is protected !!