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Il Diavolo veste Prada, sotto l’iceberg dell’alta moda

Gli insuccessi e le ascese dietro la carriera della moda raccontate nel cinema

Chi non ha mai sognato di indossare un paio di scarpe di Jimmy Choo, vestire il rosso Valentino e vedere sfilare gli abiti delle più grandi case dell’alta moda a Parigi o a Milano? Ma cosa si nasconde esattamente dietro il mondo di cristallo dell’alta moda?

Da sinistra: Anne Hathaway, Meryl Streep, Emily Blunt in una scena de “Il Diavolo veste Prada” – © Web

Il Diavolo veste Prada di David Frankel del 2006 è l’esempio calzante di una macchina frenetica intenta a portare avanti la nobile arte dell’haute couture americana. Tratto dall’omonimo romanzo di Lauren Weisberger, è il racconto personale dell’autrice con Anna Wintour, la direttrice di Vogue America (la quale recentemente ha deposto lo scettro e lasciato la rivista) che al cinema è diventata l’iconica Miranda Priestley interpretata da Meryl Streep. Elegante, distaccata, tagliente donna di poche parole che con il suo “E’ tutto” e i suoi sguardi fulminanti è capace di far crollare castelli e grandi imperi, un po’ come l’Imperatore romano che con il gesto simbolico del pollice esercitava il suo potere e segnava il destino dei gladiatori nelle grandi arene dopo un combattimento. La protagonista della storia è Andrea, Andy per gli amici (interpretata da Anne Hathaway), aspirante giornalista ma poco esperta di moda, ma è ben consapevole che entrare in Runway significa aprirsi le porte al mondo verso i più grandi quotidiani d’America. Inizia per Andy un calvario dissacrante, a partire dall’ironica prima assistente di Miranda, Emily, (ruolo calzante di Emily Blunt) e dall’irriverente collaboratore di Miranda, Nigel, interpretato splendidamente da Stanley Tucci, i quali entrambi sembrano divertirsi a punzecchiare la povera Andy. Se si si pensasse al film con la stessa struttura di una fiaba, si potrebbe pensare che Nigel, dietro quella sprezzante cattiveria nei confronti di Andrea, nasconda il ruolo dell’aiutante della protagonista, ovvero quei personaggi comodino delle fiabe che corrono nel momento del bisogno della principessa di turno.

Andy ben presto infatti subirà l’effetto Cenerentola e Nigel diventerà la sua fata turchina. Sebbene la ragazza stessa prendesse in giro quel mondo per lei così assurdo e lontano dalle sue convinzioni, Andrea si avvicina a quel mondo pur di tenersi quel posto e cercare di entrare nelle grazie Miranda, cosa che accadrà nell’immediato nel momento in cui Emily seguirà la sua discesa e non potrà andare alla settimana della moda a Parigi perché sarà Andy ad andarci.

Prima di vedere tutto rose e fiori, per Andy la scalata verso l’Olimpo sembra tortuosa e piena di insidie: immersa nelle richieste più assurde di Miranda e seguendo alla lettera le indicazioni di Emily, la carriera di Andrea sembra prendere una brutta inclinazione col rischio di perderla definitivamente.
Dietro le frustrazioni e i fallimenti, il carisma e il carattere di Andrea diventano i componenti vincenti che le eviteranno un brutto tracollo e la sua trasformazione la allontana da tutti i suoi pregiudizi iniziali come dimostrazione di quanto lei possa esser simile alle tante persone che hanno una dedizione particolare per l’abbigliamento. La nuova Andy si riflette negativamente nella sfera personale: si allontana gradualmente dal suo compagno di vita Nate (Adrian Grenier) e dai suoi amici più fidati e si concede una liaison leggera a Parigi con il giornalista e scrittore Christian Thompson, interpretato dal tenebroso Simon Baker. L’insegnamento più grande di Andy dall’esperienza a Runway è quello di non vendersi mai per il lavoro perdendo se stessi e di quanto sia possibile esser presi sul serio anche con un outfit ben curato.

Nell’immemorabile scena sul color ceruleo, Miranda, oltre a mortificare la neoassunta Andy che sta ancora imparando “tutta questa roba”, svela una grande verità sulla fabbrica della moda, ovvero che ogni capo d’abbigliamento trovato in qualsiasi negozio anche di sottomarca, in realtà viene sempre selezionato e scelto con cura dalle stesse persone che decidono le sorti dell’alta moda. Voilà, ecco svelato l’arcano!

In una intervista, Meryl Streep per prepararsi al ruolo di Miranda Priestley si è ispirata non soltanto alla Regina di Vogue America, ma anche al collega Clint Eastwood con cui ha recitato nel film I ponti di Madison County. Quello che più la colpiva era il temperamento calmo dell’attore e di come riusciva a trasmettere timore agli altri senza alzare la voce. Questa caratteristica è stata subito applicata alla Signora di Runway e a quanto pare sembra sia stata una carta vincente fin da subito. L’attrice stessa ha usato il Method Acting, il metodo attoriale in cui l’attore vive e si identifica perfettamente nei sentimenti e negli stati d’animo del personaggio, ma la stessa Streep ha confessato di non volerlo più utilizzare poiché si è sentita esclusa ed isolata dal resto del cast per il suo comportamento ostile anche al di fuori del set cinematografico. La pressione psicologica trasmessa da Miranda risulta a tratti comica per gli spettatori e inquietante per chi ha lavorato a stretto contatto con lei tanto da rendere la vita professionale dei collaboratori di Miranda un vero inferno dove sentirsi costantemente incalzati e sotto giudizio da una donna la cui opinione conta molto nei piani alti della moda.

Meryl Streep e Anne Hathaway in una scena de “Il Diavolo veste Prada” – © Web

Sembra che sia in lavorazione il sequel del film e sono già stati rubati numerosi scatti dal set, dove sembrerebbe che Meryl Streep abbia salutato calorosamente il suo pubblico dichiarando apertamente tutto il suo amore per i suoi fan. Quale sarà il metodo attoriale che avrà utilizzato per indossare nuovamente gli abiti di Miranda? Non resterà che scoprirlo non appena uscirà il secondo film! Chi non ha mai avuto almeno una volta nella vita un proprio superiore con le attitudini di Miranda Priestley?

“l diavolo veste Prada – dal romanzo di Lauren Weisberger – Regia David Frankel – Sceneggiatura Aline Brosh McKenna –  con Meryl Streep (Miranda Priestly), Anne Hathaway (Andrea “Andy” Sachs), Stanley Tucci (Nigel), Emily Blunt (Emily Charlton), Adrian Grenier (Nate), Simon Baker (Christian Thompson), Tracie Thoms (Lily), Rich Sommer (Doug), Daniel Sunjata (James Holt), David Marshall Grant (Richard Sachs), Tibor Feldman (Irv Ravitz), Jimena Hoyos (Lucia), Rebecca Mader (Jocelyn), Stéphanie Szostak (Jacqueline Follet), Gisele Bündchen (Serena), Heidi Klum (se stessa), Valentino Garavani (se stesso) – Scenografia Jess Gonchor e Lydia Marks – Costumi Patricia Field – Musica Theodore Shapiro – Fotografia Florian Ballhaus – Montaggio Mark Livolsi – Produttori Wendy Finerman e Joseph M. Caracciolo – Produttore esecutivo Karen Rosenfel – Uscita nelle sale italiane 13 ottobre 2006

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