Paolo Fresu e Omar Sosa incantano Vico del Gargano con un concerto che fonde jazz, culture e sapori in un’esperienza sensoriale unica.
di Michele Angelicchio
«Ci soffi dentro e si apre un mondo», dice Paolo Fresu. E ieri, a Vico del Gargano, si è davvero aperto un mondo: quello del cibo, con tutte le sue gioie e contraddizioni. A dare il via, una citazione di Sandro Pertini che risuona ancora oggi con forza e attualità: «Si svuotino gli arsenali, si riempiano i granai».
Nel suggestivo anfiteatro comunale, il progetto Food del trombettista Paolo Fresu e dell’eclettico pianista cubano Omar Sosa ha unito jazz, impegno civile e riflessione sociale. Non semplice musica da ascoltare, ma un’esperienza totale fatta di cuore, anima e consapevolezza. Un concerto che ha intrecciato i suoni di due continenti Africa e America Latina in un dialogo continuo con l’Europa, trasformando la musica in un ponte sonoro e concettuale.
Food non è solo un album, è un’idea, un manifesto. Un viaggio tra i sapori e i suoni del mondo, tra armonie e culture, tra ciò che ci nutre nel corpo e nello spirito. Un omaggio simbolico al cibo inteso non solo come nutrimento, ma come gesto creativo, condivisione, un’esplorazione della musica come linguaggio universale che connette persone e culture diverse, proprio come il cibo fa nella vita di tutti i giorni.
Il pubblico del ‘Carlo Hintermann’, quasi al completo, è stato rapito sin dalle prime note. Agli strumenti acustici si sono affiancati effetti elettronici, percussioni, voci recitanti e suoni preregistrati: il duo è diventato quartetto, ensemble, orchestra dell’anima. Fresu e Sosa hanno suonato anche con stoviglie, pentole, forchette: una cucina sonora dove l’improvvisazione jazz si è trasformata in arte gastronomica.
Il timbro del flicorno, vintage e poetico, ha aperto la serata con una lunga nota sospesa, frutto della tecnica della respirazione circolare di Fresu: pura elegia sonora. Le improvvisazioni fluide, le ripartenze sincronizzate, la fusione perfetta tra i due artisti hanno fatto vibrare ogni presenza nel pubblico.
Si sono ascoltati suoni di vino versato, olio che frigge, stoviglie che tintinnano… Un vero menù musicale che ha raccontato la magia del jazz e la sua capacità di cucinare emozioni, con la cura e la sensibilità di uno chef stellato.
E mentre il pubblico si è nutrito di musica e bellezza, loro si sono saziati… di applausi.