il ritratto di una soubrette indimenticabile tra avanspettacolo, prosa e comicità d’autore.
Il temperamento spontaneo e diretto costituisce, in molti casi, il successo di un interprete: in esso compaiono tutti i pregi e difetti, la capacità espressiva e la forza comunicativa. L’attore e l’attrice, che fondano la propria arte sulle doti naturali, devono avere una discreta riserva di fascino, una bella voce, due o tre buoni movimenti e una certa dose di sfacciataggine.
Rosalia Maggio possedeva tutte queste caratteristiche che in lei raggiungevano un’acme particolare di chiarezza, precisione e di linearità artistica. Figlia d’arte e sorella di Enzo, Dante, Beniamino e Pupella, Rosalia era una donna esplosiva, di umore gagliardo, pronta al motteggio, rapida sulla scena nel cogliere le allusioni salaci.
A trent’anni dalla scomparsa, ricordiamo la sua bellezza prorompente, che era sempre accompagnata a bizzarrie e vulnerabilità: doti che non passarono inosservate e il mondo dello spettacolo cominciò subito a interessarsi a lei. Fin dalla giovane età fu destinata alla carriera artistica. Nata nel 1921 a Palermo, iniziò la sua “avventura” di attrice interpretando il primo ruolo, a soli quattro anni e sette mesi, nel drammone Mastu Giorgio ‘o ferraro. Con la compagnia paterna, la Maggio crebbe giorno dopo giorno, acquisendo una consapevolezza che la accompagnò per tutta la vita: il binomio bellezza ed intelligenza come chiave del successo. Consapevole della seduzione che il suo corpo vistoso, dalle forme giunoniche, esercitava sul pubblico, nel 1936 preferì abbandonare il genere della sceneggiata ed entrare nella Compagnia di Riviste di Anna Fougez. Una tappa importante che segnò a fondo la sua formazione. Grazie a questa esperienza artistica, infatti, la sua carriera continuò brillantemente, attraverso gli indimenticabili duetti con il fratello Beniamino, le riviste con comici del calibro di Walter Chiari e Renato Rascel, i quali ben conoscevano e apprezzavano le grandi qualità della soubrette Rosalia.
Al suo bagaglio di attrice e di ballerina d’avanspettacolo, si aggiunse anche il teatro di prosa. Ad esempio, grandi successi e prove di bravura devono considerarsi senz’altro Il ratto di Proserpina e Il matrimonio di Figaro, spettacoli rispettivamente diretti da Guido De Monticelli e Giancarlo Cobelli (stagione 1986/1987).
Nel corso della sua carriera, nonostante piccole partecipazioni in alcune sue commedie, mancò “l’incontro” con Eduardo per via del suo carattere irruente ed impulsivo (piuttosto che ponderato e riflessivo come quello della sorella Pupella). Tuttavia, lontana dall’Italia, Rosalia Maggio vestì comunque, a Toronto, sul finire degli anni ’60 i panni del più grande personaggio femminile eduardiano: Filumena Marturano. Il regista Antonio Calenda, autore di intelligenti proposte dedicate all’avanspettacolo, le regalò nel 1983 il più bel successo facendola rincontrare in palcoscenico coi suoi fratelli Beniamino e Pupella, con la carrellata di vecchie macchiette intitolata E’…na sera…‘e maggio. Fu uno spettacolo che fece il giro del mondo, ottenendo grandi consensi da parte della critica e del pubblico (oltre a importanti riconoscimenti).
Rosalia, quindi, fu un’attrice di razza, dotata di un meraviglioso temperamento, che seppe spaziare in tutti i campi con estrema disinvoltura: a conferma di una sensibilità femminile e di una moderna e rara concezione artistica.