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Riccardo III: il fascino della malvagità

Gli scorsi 17 e 18 luglio in prima nazionale al Teatro Romano di Verona con la regia di Andrea Chiodi e Maria Paiato nei panni del malvagio duca di Gloucester.

Un tavolo, dodici sedie, sopra appesa una cassa di legno, colori viola, borgogna e rubino… è questo che si apre agli occhi con la rivisitazione di Andrea Chiodi di uno dei drammi storici Shakespeariani per eccellenza, un dramma dove la malvagità è timore e al contempo fascino.  A vestire i panni del crudele duca di Gloucester è Maria Paiato, una delle attrici più raffinate del nostro panorama italiano.

Giovanni Franzoni e Maria Paiato

«Fui creato si deforme , e che manco delle grazie dell’amore, non potrò gustare i diletti che procaccia una bella; io che dalla perfida natura fui privato d’ ogni simmetria, e a cui essa malignamente ricusò un volto umano, oggetto d’orrore (…) ora perché rifiutate mi furono le grazie, e il dono di piacere alle belle, fermo ho di recitare la parte del malvagio, e l’odio mio consacro ai frivoli diletti di questo tempo»»».

 Inizia così, con voce studiata, calibrata e sguardo maligno l’interpretazione di Maria Paiato nei panni del malvagio Riccardo, duca di Gloucester, uomo deforme, crudele ed ambizioso, disposto a tutto pur di salire sul trono di Inghilterra divenendo simbolo del male assoluto e andando verso la sua inevitabile decadenza.

Sullo sfondo della guerra delle due rose ( 1455-1485 )  avvenuta tra le casate di  York e Lancaster, ha inizio il piano malvagio di Riccardo fatto di  inganni, tradimenti e omicidi, tra cui quello di suo fratello, il duca di Clarence e dei nipoti.

Riuscito a diventare re, Riccardo III mira a sposare la nipote Elisabetta, figlia del defunto Edoardo IV, altro fratello di Riccardo; i piani però non vanno secondo previsto con l’arrivo del conte di Richmond che uccide l’usurpatore dando poi inizio a quella che passerà alla storia come la dinastia dei Tudor.  

Scritto nel 1592, Riccardo III echeggia ancora oggi come dramma della malvagità per eccellenza. Una crudeltà unita ad una astuzia acuta del suo protagonista ambizioso e senza limiti, caratteristiche uniche che contraddistinguono il personaggio di Gloucester: odiato ma al contempo amato.

 Il male che che spaventa ma da cui siamo inevitabilmente attratti, ed è proprio su questo male e l’abilità manipolativa con cui il protagonista lo destreggia che il regista Andrea Chiodi cerca di mettere l’accento.

Con l’interpretazione di Maria Paiato viene evidenziata l’astuzia e vena quasi ironica del personaggio che con grinta e carisma conduce gli altri a cedere ai suoi inganni. Infatti è proprio la capacità manipolativa di Gloucester che viene messa in risalto, con la sua abilità nel muoversi, parlare, ingannare…della sua deformità quasi ci dimentichiamo, sono la mente e le sue astuzie a prendere la scena.

Una scena dove a padroneggiare  sono un tavolo e delle sedie, sedie sulle quali via via si siedono tutti i personaggi: da Enrico IV a Clarence prima dell’essere imprigionato nella Torre, alla regina Elisabetta e la regina madre, la duchessa di York, fino alla vedova dei Lancaster Margherita, l’unica a prevedere le sventure per mano del malvagio Gloucester.

Le donne sono infatti figura predominante nel dramma, in particolar modo la madre di Riccardo, la duchessa di York. Madre anche dei defunti Enrico IV e Clarence, la donna non nasconde apertamente il suo dolore per i figli perduti e il suo disprezzo per il figlio superstite Riccardo. “Egli è mio figlio, ed è la mia vergogna, sebbene dal mio seno non succhiasse tale arte di ingannare” sono queste le parole nel dramma con cui la duchessa si riferisce al figlio, un figlio deforme che ha sempre rigettato con tutta se stessa.

Uno sdegno, un disprezzo che non manca e si respira nei rapporti tra madre e figlio, per tale ragione sulla  donna pare  venga quasi  posta in alcuni momenti un’attenzione particolare. Quasi a voler far comprendere la difficoltà, la carenza di affetto di cui può aver sofferto Riccardo, un profondo dolore, per una probabile vita fatta di rapporti inesistenti dove a rifiutarlo era la stessa madre; un vuoto profondo ed incolmabile che solo il male e la brama di potere possono forse in parte attutire.

Maria Paiato affronta il ruolo con potenza e carisma, padroneggiandolo bene il ruolo maschile e risaltando l’astuzia ed amara ironia della mente di Gloucester che nell’ombra tesse lentamente la sua ragnatela.

 Gli stessi costumi sembrano voler attribuire un maggior significato alla messa in scena: tutti i personaggi indossano abiti le cui tonalità vanno dal viola, al rosso, al rubino, il duca di Gloucester è invece l’unico a vestire di nero, quasi a voler far visivamente memorizzare la differenza tra bene e male, ingannato ed ingannatore.

Riccardo III

Perchè nel XXI secolo il fascino del male rappresentato dal dramma Riccardo III affascina e conquista così intensamente? Questa rivisitazione pone le domande giuste, a noi le risposte.

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Riccardo III di William Shakespeare. Regia di Andrea Chiodi; riduzione e adattamento di Angela Demattè. Con: Maria Paiato, Riccardo Bocci, Tommaso Cardarelli, Francesca Ciocchetti, Ludovica D’Auria, Giovanna Di Rauso, Giovanni Franzoni, Igor Horvat, Emiliano Masala, Cristiano Moioli, Lorenzo Vio e Carlotta Viscovo. Scene di Guido Buganza; costumi di Ilaria Ariemme; musiche di Daniele D’Angelo; luci di Cesare Agoni. Assistente alla regia Francesco Biagetti; assistente ai costumi Valentina Volpi. Produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Biondo di Palermo, Teatro di Roma – Teatro Romano di Verona 17 e 18 luglio 2025

Foto di copertina: Maria Paiato

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