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Dal gradino, tra il dentro e il fuori

Crudezza, nostalgia, verità, osservate dagli occhi di un bambino

Porta con sé una torcia accesa quando compare sul palco, la ruota intorno come per sondare lo spazio, per rivelarne le presenze. Eppure, il ragazzo è solo, si libera dell’abito elegante, della corona d’alloro, dei pasticcini che tiene tra le mani, accede al passato, alla Sicilia di quand’era bambino.

Vincenzo Ricca – ph di ©Dino Stornello

È sul ricordo, sulla sua narrazione vivida, sulla vertiginosa danza dove il grido si alterna al silenzio, che si origina Cirasedda non abita più qui di Roberta Amato e Alice Sgroi che, interpretato dalla regia di Nicola Alberto Orofino, approda lo scorso 16 e 17 luglio al Teatro Cometa Off in occasione della 13° edizione del Roma Fringe Festival.

È sullo spazio della solitudine che la memoria prende corpo, si dispiega fino a saturare e deformare lo spazio, Cirasedda è di nuovo ragazzo. Il ticchettio echeggiante di un orologio subissa lo spazio divenendo innesto e veicolo per l’accesso ad un passato ancora vivido, ancora crudo.

Ora Natale, detto Cirasedda, ha di nuovo dodici anni, è con sua mamma, ancora una volta nella vecchia casa in Sicilia. Accede allora nella penombra della sua infanzia, si muove in quello spazio ormai lontano nel tempo, nuovamente vi accede e, in un monologo dinoccolato e fluviale, restituisce il suo stupore per l’esistenza, per ciò che c’è e vive, fino a giungere al cielo, forse a Dio.

Per la mamma, lassù c’è uno strano occhio gigante, che osserva la terra e i suoi dolori, per Angeletto in cielo non esiste proprio nulla, eppure di questi misteri Cirasedda non sa che pensare. Grida invece: Tu, lassù, ti piaci spirimintari– e in un’insolita confluenza di forze, nel passaggio repentino tra ironia e amarezza, si lascia andare.

Articolato secondo un ritmo iterato, via via catalizzato sino a divenire straziante, lo spettacolo si costituisce come struttura monologica, messa però talvolta in discussione nell’evocazione di una seconda figura, silenziosa, invisibile ma persistente: la madre.

La madre di Cirasedda fa il mestiere più antico del mondo, il ragazzo la chiama dall’altra stanza, le dedica una filastrocca, sempre la stessa, le apparecchia la tavola, condividendo con lei una quotidianità che va articolandosi su ritmi diversi, su attese che solo loro sanno comprendere.

Eppure, nel valico quotidiano, nel cratere bruciante che sembra spalancarsi fra la solitudine e l’amore, il piccolo Natale resta sopra u’ pisolu, nel gradino che separa il dentro e il fuori, che lo tiene sospeso, sul margine.

Eravamo un porto di mare per tutti! – si trova a pensare il ragazzo, quando il coraggio sembra scomparire coperto dalla tristezza e il ritmo serrato della quotidianità appare l’unico strumento in grado di attutire il pensiero del presente.

Filastrocca, caffè ai clienti, cambio delle lenzuola, e si apparecchia la tavola.

Filastrocca caffè ai clienti, cambio di lenzuola, e si apparecchia la tavola.

Filastrocca, caffè ai clienti, cambio di lenzuola, e si apparecchia la tavola.

La vita di Cirasedda procede, così come i suoi rituali, connaturati dall’amarezza e dall’amore. Il ragazzo è sempre lì, sull’uscio della porta, da quel limen guarda sua madre, da lì si accorge dei suoi occhi sempre più tristi. Articolatosi come forma di storgè (στοργή) tanto più intensa poiché condivisa unicamente tra madre e figlio, il legame familiare acquisisce una componente di assolutezza.

Lui per lei, lei per lui, contro la miseria, l’asprezza del vivere, la disperazione.

Vincenzo Ricca – ph di ©Dino Stornello

Ma qualcosa sta per cambiare. Una nuova presenza in quel binomio fa il suo accesso, propone un cambio di rotta. Qualcosa è cambiato a distanza di anni, Natale indossa di nuovo la corona d’alloro, torna al presente. Eppure quel tempo rimane incastonato dentro di lui, quel tempo crudo. non riesce a non scrutarlo se non con nostalgia.

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Cirasedda non abita più qui – drammaturgia di Roberta Amato e Alice Sgroi – Con: Vincenzo Ricca, drammaturgia di Roberta Amato e Alice Sgroi – regia Nicola Alberto Orofino – assistente alla regia Gabriella Caltabiano – scene e costumi Vincenzo la Mendola – Produzione MezzARIA Teatro – Roma Fringe Festival 16 e 17 luglio 2025

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