Per I Nostri Miti Festival Teatrale di Pomigliano d’Arco, Antonella Morea porta in scena il testo di Annibale Ruccello rivisitato dall’attrice partenopea.
Nel Giardino dei Miti di Pomigliano d’Arco, Antonella Morea sfida le condizioni metereologiche incerte e con grande stoicismo interpreta le varie sfumature del ruolo materno in Mamma, piccole tragedie minimali, di Annibale Ruccello. Non è la prima volta che l’attrice si rapporta all’autore napoletano scomparso prematuramente; infatti, già nel 2024 ha curato lo stesso testo come regista scegliendo l’attore Rino Di Martino. Questa volta, il 17 luglio 2025, invece, vi si immedesima come monologhista diretta dal regista Gerardo D’Andrea e rielabora la drammaturgia con quella sua caratteristica verve partenopea.

Mamma, piccole tragedie minimali, come appunto si evince dal titolo, indaga l’ampia gamma interpretativa del ruolo materno. Come in ogni testo di Ruccello, anche qui si tratta di personaggi provenienti dai cosiddetti “bassi”, mamme popolari, una condizione che conferisce loro una scorza dura, incallita dalle ferite, ma allo stesso tempo resilienti. E per questa stessa affaticata appartenenza, appaiono come figure dal sapore grottesco, costantemente al limite tra una blasfema paradossalità e una tanto inquietante quanto tangibile realtà. Nel susseguirsi di queste mamme con i rispettivi squarci di vita, Antonella Morea ne coglie il senso intimo, con un guizzo ironico immancabile.
«Mamme malefiche raccontano ancora fiabe e che poi via via si trasformano nei vari episodi in figure irrimediabilmente corrotte dai mass-media, una folla di donne attorniate da ragazzini che si chiamano Deborah, Samanta, Morgan, nelle cui conversazioni si confondono messaggi personali, echi televisivi, slogan di rotocalchi; dove la pubblicità si sovrappone alle confidenze – le telenovelas alla sfera privata e gli inni liturgici alle canzonette di Sanremo. Deliri verbali fondati sulla contaminazione e alterazione del linguaggio. La perdita di rituali propiziatori e liberatori usati nel mondo contadino come protezione e rivelazione dell’inconscio. La contaminazione cui tali rituali sono stati sottoposti dall’ingresso dei media con la conseguente perdita dell’identità collettiva. La ritualità e il mondo popolare sono il motore di tutta la messinscena dove l’ambiguo maschile/femminile esprime al meglio il carattere tragicomico dei personaggi» – una parte delle parole che Antonella Morea ha dedicato al testo di Ruccello, spiegandone l’intento profondo.
Infatti, la maternità in Mamma, piccole tragedie minimali assume tratti problematici: riguarda mamme che sembrano quasi perdere i propri tratti umani, fuse completamente con il loro ruolo. Sono mamme grottesche, come si diceva poc’anzi, poiché se da un lato si presentano come serbatoi che generano vita, attente alle loro dovute mansioni, dall’altro diventa inevitabile quella percezione intima e profonda di incatenamento. Ovvero, dietro a quel loro ruolo materno, a quel cordone ombelicale indissolubile, vi è un’umanità inesplorata, bisogni talmente repressi che, arrivati al limite, di conseguenza strabordano sottoforma di un flusso spietato in piena. Le mamme ruccelliane, interpretate da Morea, abbracciano una deforme tragicomicità, eppure è proprio per ciò che rivelano un’invincibile umanità abissale.

Davanti allo scopo di provare a restituire queste percezioni del testo di Ruccello, Mamma, piccole tragedie minimali sceglie la semplicità. Nessuna scenografia particolare, semplicemente una sedia e qualche oggetto di scena – d’altra parte, in un contesto come quello del festival all’aperto non può che essere così. A imporsi come centro e fulcro della pièce è Antonella Morea stessa. Al netto di un tale protagonismo sicuramente molto forte, la sua interpretazione restituisce un sapore dolce-amaro, da intendersi tutt’altro che come un tratto negativo, anzi: è esso stesso a conferire la tragedia di quelle storie raccontate come se fossero fiabe e l’ironico mordente nell’immedesimarvi, quello spirito brioso che ne completa un’ambiguità ruccelliana di grande impatto emotivo. Tanto più, infine, in un contesto attuale in cui la maternità è fortemente discussa, sente l’esigenza di essere rivista con una prospettiva molto più problematica nelle sue insenature. Una complessità alla quale l’attrice vi si dedica con quel suo appassionato calore ardente, come una mamma che esattamente ricompone e rompe gli schemi imposti.
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Mamma, piccole tragedie minimali – di Annibale Ruccello – regia di Gerardo D’Andrea – interpretazione di Antonella Morea – Festival I Nostri Miti – Giardino dei miti, Pomigliano d’Arco (NA) – 17 luglio 2025
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