Intervista al direttore artistico del Giffoni Film Festival, Luca Apolito. Un viaggio tra storie, emozioni e consapevolezza
“Diventare umani” è il tema ufficiale della cinquantacinquesima edizione del Festival del Cinema per ragazzi di Giffoni, ben rappresentato dalla locandina ufficiale, ormai diventata iconica come tutte quelle che, negli anni, hanno accompagnato il festival nella sua crescita. La locandina, voluta dal direttore artistico Luca Apolito, autentica colonna portante di tutti gli eventi del festival, in Italia e all’estero ha riscosso ampio consenso, arrivando persino a essere apprezzata da Sua Santità Papa Leone XIV. Un titolo emblematico, “Diventare umani”, che assume un significato ancora più profondo in un periodo storico tanto complesso per il mondo intero.

Il direttore artistico Luca Apolito con Tonino Pinto
Perché avete scelto proprio ‘Diventare umani’ come tema della 55ª edizione del Giffoni Film Festival? Qual è il messaggio che volete trasmettere con questa scelta?
“Diventare umani” è un tema nato da una profonda riflessione collettiva, condivisa dalla direzione artistica e fortemente voluta da Claudio Gubitosi, fondatore e direttore del Festival, colui che per primo ha immaginato tutto questo. In un tempo così complesso come quello che stiamo vivendo, sentivamo l’esigenza di lanciare un messaggio forte, capace di far riflettere non solo sulla condizione del mondo, ma soprattutto su ciò che i giovani oggi devono comprendere e affrontare – anche nella loro complessità emotiva, sociale, esistenziale. Per noi, diventare umani significa prima di tutto imparare a farsi delle domande. È un processo, non un punto di arrivo. E lo abbiamo voluto rappresentare chiaramente anche nella locandina ufficiale: il volto di un giovane, metà visibile e metà nascosto da un labirinto. Quel labirinto simboleggia il percorso che tutti – giovani e adulti – dobbiamo attraversare per costruire e ricostruire la nostra umanità. Vogliamo dire, con forza, che l’essere umano non è una condizione statica, ma un divenire continuo. Cambiamo insieme al tempo che cambia, e questo cambiamento ci impone di interrogarci, di affrontare la realtà, per quanto difficile e dolorosa possa essere.
Anche la parte documentaristica sta assumendo un ruolo sempre più centrale, e tu stesso – in veste di documentarista – lo stai dimostrando con una serie di produzioni realizzate proprio da Giffoni. Una delle tante anime della “città del cinema”, come amo definirla, è infatti anche quella produttiva e distributiva. Come si sviluppa e si articola questo importante lavoro dietro le quinte? Qual è il percorso che porta un’idea a diventare un documentario firmato Giffoni?
È un lavoro costante, che dura tutto l’anno. Giffoni è in dialogo continuo con i giovani, con due generazioni intere, e non soltanto con i giurati che ogni estate riempiono le sale per vedere i film in concorso. Questo dialogo prosegue durante tutto l’anno con talenti, appassionati, giovani e giovanissimi che vogliono mettersi in gioco, proporre idee, riflessioni, visioni. Giffoni diventa così un punto di partenza, uno spazio fertile dove possono nascere racconti, prendere forma storie – che siano documentari, serie, cortometraggi o film – e dove anche i più inesperti possono iniziare a capire cosa significa davvero “raccontare”.

La locandina della 55a edizione del Giffoni Film Festival
Tra i tanti temi racchiusi nel concetto di “Diventare umani”, quello del racconto delle storie è, per noi, tra i più importanti. Siamo diventati umani – e continuiamo a diventarlo grazie alle storie. È attraverso di esse che costruiamo un senso di appartenenza, che ci riconosciamo, che ci uniamo. Ci ritroviamo intorno alle storie come ci ritroviamo nelle sale cinematografiche: guardando un film insieme, esplorando emozioni e affrontando narrazioni che ci fanno crescere. E, soprattutto, ci raccontiamo. I nostri giurati, dai più piccoli (dai +3) fino ai ragazzi over 18, ogni giorno condividono storie tra loro. Ed è in questo scambio, in questo ascolto reciproco, che diventiamo più uniti. Ed è in questa unità che diventiamo, davvero, più umani.