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Dogman: una nuova visione tra scene inedite e curiosità

Matteo Garrone presenta una versione inedita del film al Roma Cinema Arena

Dogman è un film di Matteo Garrone del 2018. In una notte romana di luglio, al suggestivo Parco degli Acquedotti, la firma dell’altrettanto meraviglioso Io Capitano presenta una versione estesa del film ispirato al Canaro della Magliana. Un fatto di cronaca che colpì moltissimo la Capitale, estendendo l’eco mediatica della sua cruenza al resto del paese. Ora il regista mostra la sua versione originale del prodotto. Lo fa integrando una parte della storia che tagliò per leggi di tempistica da festival francese. Ma vediamo di che si tratta. 

Dogman

Marcello Fonte (Miglior attore Festival di Cannes 2018)

Il protagonista della storia è Marcello. Un uomo solo, esile fisicamente e psicologicamente, con una figlia di circa 10 anni che vede a periodi alterni. Abita nel retro del suo negozio di toelettatura per cani, in una sordida zona indefinita ma con l’imprinting della periferia romana, con piazza desolata, sala slot insabbiata e Compro Oro ripulito. Sul fondo, il mare. Quasi più Ostia che Magliana. 

Marcello è l’ingenuità apparente fatta persona. Gli vogliono tutti bene. È uno di loro. Uno degli amici del quartiere. Marcello prova un amore sconfinato per i cani, di cui si prende cura sempre, anche a costo di cacciarsi nei guai. Ed è proprio la nascita del rapporto speciale con il suo cane, ciò su cui si concentra la versione director’s cut del film. Tre scene in più che completano la storia. 

Gli vogliono tutti bene a Marcello. Tutti tranne Simoncino. Simone è il classico bullo del quartiere. Pugile per violenza e non per disciplina, è immerso in affari di droga e malavita. In sella a una fragorosa moto rossa annuncia la sua minacciosa presenza, disturbando la quiete di quella lugubre piazza. Uno come Marcello, (che anche fisicamente avrebbe una percentuale nulla di potenzialità di difesa) non ha altre opzioni se non obbedire, se vuole sopravvivere. L’impotenza, l’assenza di una possibile via di fuga, si leggono cristalline negli occhi di Marcello. 

Marcello anche nella vita vera, Fonte, è perfetto per questo ruolo, che si contese fino alla fine con Elio Germano. E pensare che, stando alle dichiarazioni di Garrone, c’era stata anche un primo sondaggio per scritturare Benigni. Ma con fare neorealista, l’affermato professionismo lascia il posto a una strada più efficace. Un volto pasoliniano, che buca la macchina da presa e arriva dritto al pubblico. L’empatia che riesce a muovere sovrasta addirittura il giudizio sull’esito della vicenda, sempre nel contesto di un prodotto audiovisivo di finzione. 

La storia vera infatti, non viene esposta nella sua interezza. Dogman trae ispirazione da ciò, per poi cercare di portare a una riflessione che è data dalla direzione narrativa presa dal regista. Garrone scava così a fondo nella psicologia del protagonista da portare a galla un’intimità a cui non si è abituati per questo genere di racconti. 

Invece di un più scontato horror splatter, fedele alla cronaca giudiziaria, Dogman mostra una violenza largamente maggiore a livello psicologico. Non solo. La tensione drammatica sommata alla pietà per quell’omuncolo, non molla lo spettatore per tutto il film. Garrone mette in scena le paure silenziate di qualunque onesto e inerme cittadino sottoposto suo malgrado alla legge del più forte. Istituzioni assenti, forze dell’ordine mai sulla strada giusta, sono i grandi assenti (o presenti) della storia. 

I toni freddi, sul verde acqua stagnante, sembrano genitori delle tetre e inconfondibili ambientazioni dei fratelli d’Innocenzo, coautori del soggetto. 

Massimo Fonte ed Edoardo Pesce in una scena del film

Dogman è un film capolavoro di genere. Sorprendente, coinvolgente, raro. Rappresenta uno dei fiori all’occhiello di colui che con pochi dubbi è considerato uno dei migliori registi italiani contemporanei. Un film che, dopo sette anni, un’ampia gamma di premi, Cannes, continua ad attirare ancora oggi una grande fetta di pubblico. Per chi se lo fosse perso, vale comunque la pena dare un’occhiata al resto della rassegna dell’Arena, che terminerà, per quest’estate, il 26 luglio.

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Dogman – Regia di Matteo Garrone – Soggetto: Matteo Garrone, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso, Damiano e Fabio D’Innocenzo, Marco Perfetti e Giulio Troli – Sceneggiatura: Matteo Garrone, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso – Con: Marcello Fonte, Edoardo Pesce, Alida Baleari Calabria, Nunzia Schiano, Adamo Dionisi, Francesco Acquaroli, Gianluca Gobbi, Aniello Arena – Musiche: Michele Braga – Scenografia: Dimitri Capuani – Costumi: Massimo Cantini Parrini – Montaggio: Marco Spoletini – Fotografia: Nicolaj Brüel – Trucco: Dalia Colli, Lorenzo Tamburini e Daniela Tartari – Produttore: Matteo Garrone, Jean Labadie, Jeremy Thomas e Paolo Del Brocco – Italia 2018 – Roma Cinema Arena 2025 dal 26 giugno al 24 luglio

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