Per il focus Now Med, Beyond Swana del Campania Teatro Festival 2025, il 6 luglio a Napoli si è tenuto un dibattito sul ruolo del teatro rispetto alla questione palestinese
Di identità condivise e alleanze artistiche nel Mediterraneo
In un momento storico come quello attuale di genocidi e conflitti, l’edizione 2025 del Campania Teatro Festival ha aperto un focus sull’identità del Mediterraneo come centro di resistenze e alleanze artistiche, da secoli bacino di scambi artistici nonché di contaminazioni culturali. Il progetto si intitola Now Med, Beyond Swana, che insieme a partner nazionali, ad altrettanti rappresentanti il fuori dall’Italia e, soprattutto, alla Comunità Palestinese Campana ha proposto dal 30 giugno al 7 luglio un ciclo di dibattiti aperti al pubblico, ma anche ai professionisti, e una serie di spettacoli teatrali internazionali.

Un progetto fondamentale che ha permesso ai cittadini, operatori dello spettacolo e non, di interrogarsi circa il proprio ruolo sociale e politico dinanzi a eventi storici catastrofici, come le guerre attuali, che necessariamente riguardano anche l’Italia. Ma non solo, perché per smuovere le coscienze serve innanzitutto la conoscenza, l’informazione e in questo senso gli spettacoli, i concerti musicali, internazionali hanno creato ponti d’accesso con una cultura altra, ovvero uno scambio proficuo ed emozionante con l’importanza dell’alterità
Il teatro per la Palestina: come fare rete sui territori in crisi umanitaria?
All’interno del focus Now Med, Beyond Swana, domenica 6 luglio si è tenuto l’incontro, sia pubblico che professionale, Creare ponti: pratiche artistiche e alleanze culturali per la Palestina. Un momento di confronto tra artisti e operatori culturali – tra cui anche Omar Suleiman della Comunità Palestinese Campana – in cui ci si è interrogati su come effettivamente il teatro possa essere uno spazio solidale nei confronti della popolazione palestinese vittima di genocidio. Questo, per il discorso di cui sopra, affinché l’arte abbia il senso di fare rete, creare ponti di condivisione e resistenza.
Pertanto, durante l’incontro ci si è posti l’obiettivo di illustrare la Palestina non soltanto nel solco di una guerra che dura da anni ma anche come uno spazio in cui vi è un’immensa cultura da apprendere e alla quale confidarsi senza pregiudizi. E forse il senso dell’operato di ciascun artista dovrebbe essere proprio questo: ricercare l’alterità, aprire tale ricerca a una scoperta intima e concreta di una cultura fin troppo vittima di preconcetti limitanti. Da questa scoperta continua si ha il potere di creare ponti di accessibilità creativa e partecipe.

Un intento nobile ma che ovviamente incontra non poche difficoltà in un mondo di certo non roseo. Si ha avuto modo di ragionare su un aspetto di urgente interesse: di queste esperienze artistiche che resistono contro l’odio ed i conflitti, la maggior parte riguarda spazi e attività indipendenti. Se per certi aspetti l’assenza di mainstream può rivelarsi utile, per altri punti di vista penalizza una comunicazione che avrebbe bisogno di essere diffusa di più su temi del genere. In questo senso, purtroppo spesso l’indipendenza di tali lavori diventa sinonimo di spazi e idee circoscritte. Allora, come creare una rete ampiamente condivisa? Da questa domanda aperta senza conclusioni, il grido di denuncia non può che rivolgersi alle istituzioni sociali e politiche.
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Creare ponti: pratiche artistiche e alleanze culturali per la Palestina – sono intervenuti: Lino Musella (attore, regista e drammaturgo), Omar Suleiman (Comunità Palestinese Campana), Velia Papa (direttrice del Teatro di Ateneo Università La Sapienza), Carlo Cerciello (attore e regista italiano), Luisa Guarro (autrice e regista teatrale), Brunella Fusco (responsabile delle relazioni internazionali Fondazione Campania dei Festival – membro del consiglio direttivo di Italiafestival) – ha moderato Monica Ruocco (Università L’Orientale) – Sala Premio Napoli del Palazzo Reale di Napoli – domenica 6 luglio 2025
Fonte immagini e immagine in evidenza: Facebook