Mentre il ministro Giuli cerca di arginare le polemiche su fondi, tax credit e declassamenti, il cinema italiano guarda al futuro con Giffoni, Venezia e… Mel Gibson.
In attesa di partire per Giffoni, il festival ormai imprescindibile dedicato al cinema per ragazzi, torniamo ad occuparci dell’eccessiva proliferazione di rassegne cinematografiche, alcune più utili, altre meno e del recente declassamento “d’ufficio” di alcuni enti teatrali, che ha riacceso il dibattito durante le calde giornate di giugno.
A tenere banco, in particolare, è stata l’audizione del Ministro dello Spettacolo, Alessandro Giuli, alla Camera, alle prese non solo con le criticità del cinema e la discussa gestione del tax credit, ma anche con le tensioni persistenti nel mondo del teatro. Malumori che non risparmiano nemmeno il ministero stesso, guidato negli ultimi anni dc Dario Franceschini e brevemente, prima di Giuli, da Gennaro Sangiuliano. Quest’ultimo è rientrato in RAI come corrispondente da Parigi, dopo uno scandalo che ha coinvolto la sua assistente, Maria Rosaria Boccia, napoletana come lui e protagonista, suo malgrado, della cronaca rosa e non solo.
Nonostante le tensioni interne, i rapporti tra Giuli e la potente sottosegretaria Lucia Borgonzoni sembrano essersi, per ora, distesi (del resto, i ministri passano, i sottosegretari e i top manager restano…).
Nel frattempo, tra spese militari che raggiungeranno il 5% del PIL (la Germania ringrazia) e “kit di sopravvivenza” da 72 ore lanciati a Bruxelles (e dopo?), il panorama geo politico si trasforma in una partita di Risiko dove Donald vuole sempre vincere. Sul fronte culturale, le esplosioni non sono state da meno: come il clamoroso bonifico da quasi un milione di euro destinato a un film inesistente, diretto da un misterioso regista americano recentemente estradato da un’isola greca, accusato degli efferati delitti avvenuti a Villa Pamphili a inizio giugno.
Nel mezzo di questa giungla, le dimissioni improvvise della presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia, hanno gettato ulteriore benzina sul fuoco. Al centro, le vicende che coinvolgono Fabio Longo, ex consulente di Sangiuliano e consigliere vicino alla Borgonzoni. Secondo un’inchiesta del Fatto Quotidiano, Longo sarebbe coinvolto in un presunto uso spregiudicato di fondi pubblici per operazioni di comunicazione finalizzate a influenzare il racconto giornalistico in favore di certi esponenti politici (la stessa Borgonzoni?). A fare da contraltare, un presunto conflitto d’interessi che riguarderebbe proprio Sbarigia. In cambio, la promessa implicita di piena libertà nel colpire mediaticamente il ministro Giuli.
Questa l’atmosfera tra parata istituzionale e retroscena da commedia all’italiana che ha accompagnato la prima visita ufficiale del ministro Giuli a Cinecittà, per l’inaugurazione dei lavori di ampliamento degli studi, finanziati con fondi del PNRR. Il commento più tagliente? Quello di Thomas Mackinson sul Fatto: “Una vera commedia all’italiana”.
Intanto, resta da capire cosa abbia effettivamente dichiarato Giuli nel suo intervento al question time alla Camera, riguardo le azioni messe in campo per recuperare le risorse indebitamente erogate e garantire un uso corretto dei fondi pubblici, anche alla luce delle dimissioni della Sbarigia e del controverso declassamento della Fondazione Teatro della Toscana. Quest’ultimo, in particolare, ha suscitato il disappunto del direttore Stefano Massini e della sindaca di Firenze, Sara Funaro.
Sul fronte Cinecittà, dopo le tante chiacchiere sulla gestione di Nicola Maccanico (figlio d’arte), il 96% dei 232 milioni del PNRR è stato già speso. Eppure, al momento, non si stanno girando film rilevanti, se si esclude la presenza certa, da settembre, di Mel Gibson con il suo nuovo kolossal su Gesù.
A lanciare l’allarme è Manuela Cacciamani, figura tecnica di riferimento degli studi romani, che ha rivolto un appello alla politica: «Se facciamo passare l’idea che il tax credit in Italia porta solo problemi, rischiamo di allontanare anche i progetti internazionali più promettenti».
Per fortuna, tra ombre e incertezze, qualche luce all’orizzonte rimane. Come Giffoni, appunto, e la 82ª Mostra del Cinema di Venezia, diretta con esperienza da Alberto Barbera. La madrina di quest’anno sarà l’attrice Emanuela Fanelli, protagonista di C’è ancora domani.
Con la sua consueta ironia, Fanelli ha commentato sui social: «A quanto ho capito, da quest’anno il ruolo non si chiamerà più “madrina” forse perché, scegliendo me, temevano potessi approfittare del gancio per accompagnare la notizia con “disponibile anche per battesimi e cresime».
Romana, classe anni ’80, già premiata due volte con il David di Donatello, Fanelli ha aggiunto: «Sono onorata e ringrazio il direttore Barbera per questo incarico prestigioso, che arricchisce il mio impegno professionale nel cinema».
E pensare che, nei panni dell’esilarante mitomane Luana Pericoli in Call My Agent – Italia, diceva con aria sognante: «Sono una star internazionale. Non è escluso che Alberto Barbera l’anno prossimo mi chieda di fare la madrina». Detto, fatto. Auguri!