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Fermo non ci so stare: “Torciaumana” e l’ansia di prestazione perpetua

Al Teatro India, uno studio che racconta con ironia feroce e inquietudine autentica l’impossibilità di fermarsi e la fatica di esistere

Andato in scena il 28 giugno al Teatro India per Dominio Pubblico Youth Fest, Torciaumana è uno studio teatrale scritto, interpretato e co-diretto dal giovane performer romano Paolo Lupidi, con la regia condivisa insieme a Matilde Zavagli. In soli trenta minuti di monologo serrato, il lavoro mette in scena — con lucidità e urgenza — l’inquietudine di chi vive dentro una generazione compressa, trafitta dal senso di inadeguatezza e incapace di fermarsi.

Torciaumana – Paolo Lupidi

Il titolo evoca la “Torcia Umana” eroe Marvel dei Fantastici 4, ma qui il fuoco non ha nulla di eroico: è una febbre costante, simbolo fisico e psichico dell’iperproduttività contemporanea, una condizione di esaurimento travestita da efficienza. Il protagonista è sempre “acceso”, sempre operativo, eppure sull’orlo del collasso. Non è un caso che la scena si apra con un gesto ludico ma straniante: Lupidi saltella su campanelli di diverse tonalità, disseminati a terra, creando un tappeto sonoro frammentato, una sorta di allarme continuo che scandisce il tempo dell’affanno; campanelli disposti a terra, a disegnare un semicerchio ed evocando così, con il suo movimento semicircolare, quello delle lancette di un orologio, sulle “ipotetiche” ore/momenti della giornata. È un gesto buffo, infantile, quasi ludico, ma che nasconde da subito un ritmo ossessivo: il suono dei campanelli scandisce un tempo che corre, che incalza, che rincorre.

La regia, asciutta ma efficace, accompagna questo stato di febbrile agitazione con una precisione ritmica ben costruita. Lupidi, insieme a Zavagli, orchestra uno spazio minimale — un pouf rosso, i campanelli, il corpo dell’attore — per raccontare l’invisibile pressione quotidiana che travolge soprattutto i più giovani: consegne da effettuare, email a cui rispondere, orari da incastrare, identità da sostenere. Tutto è cronometro, e tutto brucia.

Proprio questa regia essenziale, ma mai scontata, valorizza il corpo in scena, sempre in movimento, sempre sull’orlo. Non mancano scelte coraggiose, come il frequente voltarsi di spalle al pubblico — gesto che va contro una delle convenzioni teatrali più consolidate, ma che qui assume un significato preciso: il protagonista è alienato, distante, spesso rivolto altrove, come chi ha perso il contatto non solo con gli altri, ma con se stesso. La rottura del patto visivo non è solo un’infrazione formale, ma una dichiarazione poetica.

Lupidi regge con solidità i trenta minuti in solitaria, muovendosi tra comicità amara e slancio fisico, alternando ironia e disorientamento. La prova attoriale è notevole, per ritmo, energia, e coerenza interpretativa. Tuttavia, in quanto studio, il lavoro mostra ancora margini di sviluppo, soprattutto sul piano drammaturgico. La scrittura tende a insistere su registri simili, mantenendo un’andatura sempre concitata, che rischia di non lasciare spazio a svolte, cesure o aperture emotive.

I temi trattati — ansia da prestazione, mancanza di tempo, iperconnessione, precarietà — sono quanto mai attuali, ma andrebbero forse esplorati con maggior profondità o sfaccettature, per evitare il rischio della retorica generazionale. La chiusura non arriva come un punto di approdo, ma come un’immagine incompiuta: sdraiato sul pouf, il protagonista sembra più stremato che in pace. È una fine volutamente disarmonica, che restituisce la difficoltà contemporanea di trasformare la pausa in vera cura.

Il pubblico, prevalentemente giovane che ha gremito la sala, ha accolto lo spettacolo con calore e partecipazione, segno che Torciaumana riesce a intercettare una tensione reale, vissuta, condivisa. Il lavoro ha il merito di fare luce su un sentire collettivo senza indulgere in autocommiserazione, e con una freschezza che promette bene per i futuri sviluppi del progetto.

Torciaumana – Paolo Lupidi

Nel suo insieme, lo spettacolo è una buona base di partenza, che mostra già una cifra stilistica riconoscibile e una volontà di linguaggio chiara. Se nei prossimi passaggi Lupidi saprà articolare maggiormente la materia drammaturgica e ampliare il respiro del racconto, questa pièce potrà trasformarsi da studio interessante a opera compiuta, capace non solo di restituire un malessere, ma di trasformarlo in forma teatrale piena..

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TorciaumanaRassegna “Dominio Pubblico Youth Fest”, studio teatrale di e con Paolo Lupidi, regia Matilde Zavagli, Paolo Lupidi, con il sostegno di Carrozzerie N.o.t, Spazio Kataklisma, Teatro delle Spiagge (FI), Ex Mercato Torrespaccata, Elvira Frosini, Daniele Timpano – Teatro India 28 giugno 2025

Foto di ©Grazia Menna

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